34. Tessitori, sarti, calzolai. — Questi artigiani, e in generale quelli che conducono una vita sedentaria, sono ordinariamente affetti di debolezza, e vanno soggetti a idropisia, scorbuto, paralisie e ad attacchi nervosi. È dunque necessario ch’essi mutino spesso positura, che passeggino nelle ore di libertà all’aria aperta e facciano uso di ali menti sostanziosi e di buon vino, ma in dose moderata. Gioverà ad essi l’uso di sughi, infusioni o decotti di erbe amare, le quali hanno la proprietà di rimettere in vigore tanto le parti solide come le liquide del loro organismo. Ma prima di tutto debbono astenersi da’ liquori troppo spiritosi, dagli alimenti di difficile digestione e da qualunque stravizio.
35. Chimici, distillatori, fonditori, vetrai . — Gli operai esposti all’azione del fuoco, provano a un tempo gli effetti del calore e le esalazioni nocive; sono spesso travagliati da reumatismi, da affezioni polmonari e soprattutto da tosse, asma e consunzione. Per prevenire tali malattie è necessario che le officine siano disposte in modo che l’aria vi si possa facilmente rinnovare, acciò il fumo e le esalazioni non abbiano a rimanervi molto tempo. Inoltre gli operai non devono eccedere nelle fatiche, nè ricevere a un tratto l’impressione dell’aria fresca esterna; ma quando sortono dall’officina devono aver cura di coprirsi bene, massime se sono molto riscaldati dal lavoro.
36. F ornai, mugnai, scarpellini, scultori. — I fornai ed i mugnai vanno soggetti a’ medesimi incomodi de’ chimici, distillatori ecc., a motivo del calore a cui si espongono. Di più, il dover continuamente inspirare della farina li assoggetta più facilmente all’asma. Laonde è da raccomandarsi ad essi ed agli scultori, scarpellini e simili artieri, che sogliono inspirare una polvere sottilissima, di coprirsi il capo con un pannolino, a fine d’impedire l’affluenza della farina o di altra polvere nei polmoni. Gioverà ancora il lavarsi di frequente le palpebre con acqua fresca, se si vogliono preservare dalle ottalmie e dalla perdita della vista.
37. Calderai ed altri artefici che lavorano il rame. — Quelli che, per l’arte loro, sono costretti a lavorare il rame, ne ispirano il vapore e le minime particelle, ciò che li espone ad essere attaccati da malattie di petto, dall’asma, tosse e simili malanni, per prevenire i quali devono procurare di lasciar libera la circolazione dell’aria nelle loro officine, e di soggiornare in queste il meno tempo possibile; quanto appena richiede il loro lavoro.
38. Conciatori, macellai, pescivendoli, anatomisti. — Questi, ed in generale coloro che lavorano sostanze animali, sono più o meno esposti a’ miasmi putridi che esalano da simili materie, ed alle malattie che inevitabilmente ne derivano. A previnire per quanto è possibile simili accidenti, giova il fare frequenti fumigazioni (vedi num. 5 , 6 e 7), per allontanare i germi di corruzione che esistono nell’aria, la quale deve anche essere rinnovata spesso.
39. Votacessi o bottinai. — Costoro vanno soggetti ad un’asfissia che è loro particolare. Gli è quindi prudente cosa quella di assicurarsi, prima di scendere nel bottino o fogna, se l’aria vi sia respirabile; il che si potrà verifi care calandovi una candela accesa; che se questa si spegne immediatamente, è sicuro indizio del pericolo che incontrerebbe chi imprudentemente vi scendesse. Se poi, malgrado tale precauzione un votacessi venisse colto da asfissia, si dovrà tosto ricorrere ai mezzi curativi che prescriviamo all’articolo asfissia (vedi num. 62.)
40. Tintori, pittori e doratori. — Questi artisti, non che tutti coloro che fanno uso di vernici e mordenti, sono esposti a coliche dette saturnine, a cagione dei vapori emanati dalle varie materie di cui si servono per l’arte loro, e che essi inspirano facilmente. Se si vogliono prevenire questi malanni, occorre lasciar libero corso all’aria nei locali dove si esercitano simili arti, e procurare inoltre di non farvi troppo prolungato soggiorno. Le coliche de’ pittori si guariscono con una pozione composta di 4 denari di rabarbaro, ed altrettanta magnesia purissima, presa tre volte al giorno.
41. Birrai e vinai. — L’acido carbonico che si sprigio na dalla birra e dal vino in fermentazione può esser cagione a questa gente di asfissia. Il miglior mezzo per schivare un sì gran male, è quello di tener aperte frequentemente le porte e le finestre de’ luoghi dove si conservano t ali liquidi, a fine di stabilirvi una corrente d’aria che spazzi via il vapore che si sviluppa dalle materie fermentanti. Si rimedia all’abbrezza che cagionano le esalazioni dei vini e dei liquori, pigliando aria e facendo uso d’una leggiera infusione di caffè.
42. Fabbricatori d’amido. —Dalla farina macerata nell’acqua, di cui si fa uso per la fabbricazione dell’amido, emana un vapore acre che travaglia gli organi della respirazione agli individui che si dedicano a questo mestiere, e che può ben anche indurre oppressioni violentissime. Per ovviare a questi inconvenienti è saggia cosa di lavorare in luoghi molto spaziosi, di mantenervi una corrente d’aria, e di munirsi il collo d’una specie d’imbuto di cartone la cui parte più larga sia volta in su, onde sviare il vapore che si dirige verso le vie della respirazione. A fine di neutralizzare il vapore acido dell’amido, gioverà pure di far sviluppare dell’ammoniaca; e qualora durante il lavoro questi operai venissero colti da tosse o da oppressione, facciano uso di bevande mucilagginose ed oleose.
43. Fornaciai e gessaioli. — Questa gente, soggetta a respirare un vapore impregnato di calce, acido carbonico, o gesso, il che è assai pernicioso, è spesso attaccata da asma, da tremori e da tisichezza. Per preservarsi da sì tristi effetti torna utile di prendere aria libera più di frequente che sia possibile, avvertendo però di non esporsi al fresco mentre si è riscaldati dal fuoco delle fornaci.
44. Lavandai e pescatori. — Costoro dovendo vivere in un’ aria umida, nè potendo fare a meno di tenere spesso le mani, i piedi, e perfino tutto il corpo nell’acqua, vanno soggetti assai di frequente a malattie cutanee, a erisipole, a catarri, a reumatismi, e via discorrendo. Se vogliono dunque evitare questi mali, debbono tenersi ben coperti, stare nell’acqua meno che si può, e possibilmente coi piedi e gli stinchi riparati da stivali; portare in dosso un cappotto di tela incerata che ricopra loro la nuca, le spalle e la spina dorsale, a fine di non bagnarsi; asciugarsi ben bene dopo il lavoro, avendo cura che non asciughino loro addosso i panni bagnati, e finalmente far uso di vino, tabacco, ed anche di acquavite in dose moderata.
45. Bagnaiuoli e stufaiuoli. —Siccome queste persone sono esposte di sovente in luoghi caldi, umidi e carichi di vapori mefitici, così cadono talvolta in un’asfissia, di cui possono morire, se non vengano trasportati subito all’aria libera, spruzzati d’acqua fredda e fregati con neve o ghiaccio. Dove simili soccorsi non bastino, bisogna impiegare i mezzi suggeriti da noi all’articolo asfissia (vedi num. 62).