941. Concia de’ cuoj. — Prima di tutto fa d’uopo macerare le pelli recenti nell’acqua; poi raschiarle, ripulirle e stirarle sur un cavalletto. Ciò fatto, le spoglierai del loro pelo, immergendole in un latte di calcina, il quale facilita la caduta de’ peli, ovvero ponendole a macerare in un’acqua inacidita per mezzo di farina d’orzo, lasciatavi fermentare dopo d’essere bollita. Bisogna ancora levar via alle pelli l’epidermide, raschiandole con un coltello a due manichi; poichè tale epidermide è impermeabile alla concia; e tale operazione si fa intanto che si portano via i peli. Indi si pongono le pelli a rigonfiare in acqua di calcina, o, meglio ancora, in acque rese acide dall’orzo, o dalla segale, o dalla vecchia polvere di concia che già abbia servito, o da una piccola quantità d’acido solforico. Rigonfiate che sieno queste pelli, devonsi raschiare nuovamente dalla parte interna, per toglierne via tutte le particelle grasse o carnose che vi si potessero trovare. Poi si gettano ancora in una leggiera infusione di polvere di concia, la quale le rassoda. Ciò fatto, le si devono saturare ben bene di concia nei trogoli; al quale effetto si piglia della scorza polverizzata di giovani rami di quercia, se ne mette un suolo nel trogolo, e sopra vi si fa un suolo di pelli, proseguendo così alternativamente; poi si caricano le pelli con pietre, e vi si versa dell’acqua, a fine d’umettare la massa. La combinazione ha luogo lentamente. In capo a qualche mese si rimovono le pelli; si sostituisce nuova concia alla vecchia, e si collocano di sotto le pelli ch’erano di sopra. Passato un tempo sufficiente, si ritira dai trogoli il cuojo conciato, si fa asciugare, e si appresta per l’uso.
Allorchè si versa una forte decozione di polvere di concia nei trogoli, la concia ha luogo più prestamente. Si richieggono fino a 6 libbre di polvere di concia per ogni libbra di cuojo: ed una pelle, dopo che è conciata e secca, si trova aver perduto quasi la metà del suo peso primitivo.
Benchè l’infusione molto carica di concia possa bastare per conciar le pelli, tuttavia si vede ch’esse inzuppansi troppo d’acqua, rimangono spugnose, e seccando s’increspano; laddove conciando le pelli colla polvere di concia in sostanza, una porzione di essa le penetra e le assoda.
942. Concia delle pelli e delle pellicce. — Per preparare diligentemente le pelli d’agnello fine, si comincia dal lavarle in acqua tiepida; e, dopo averle distese all’aria per farle asciugare un poco, si nettano raschiandole con una lama di coltello non tagliente. Quest’operazione ha per iscopo non solo di spogliare le pelli delle fibre che vi rimangono aderenti, ma eziandio di disporle a ricevere con maggior facilità il latte di cui voglion essere imbevute. Indi si distendono nuovamente all’aria, dalla parte del pelo, e si aspergono per tre giorni con latte di vacca inacidito e salato, replicando l’operazione tre o quattro volte al dì; ed il quarto si lasciano asciugare interamente, e si stropicciano colle mani e sulle ginocchia per renderle pieghevoli e morbide. Poi si appendono sopra una corrente di fumo, ed a tale effetto si scava una piccola fossa, dove si gettano delle legna fracide, del letame secco, od altre sostanze da far molto fumo, e specialmente de’ cacherelli di montone. Si piantano intorno alla fossa certe pertiche, le quali, unite alla loro sommità, formano come una piramide, che viene d’ogni parte coperta di pelli, sicchè il fumo non possa trovar luogo da sfuggire; si rivoltano di tempo in tempo, acciocchè il fumo vi penetri egualmente da per tutto; ed in capo ad un’ora le si levano via. Siccome allora sono un po’ durette, si torna a stropicciarle. Finalmente vi si dà una coperta di creta in polvere, si raschiano, e si lisciano con coltelli taglienti; s’impiastrano di bel nuovo di creta, e si scamatano, a fine di ripulirne il pelo.
943. Concia delle pelli ordinarie. — Minor diligenza si usa nella preparazione delle pelli ordinarie: si versa sopra di esse un miscuglio di cenere e d’acqua salata, che è più o meno caustica, secondo la grossezza della pelle. Si lasciano in questo stato per una notte; il dì seguente si raschiano, e vi si distende sopra in più volte del latte inacidito; poi si lasciano seccare, si stropicciano, e s’imbianchiscono colla creta.
944. Concia de’ cuoj all’uso de’ Calmucchi. — Ecco come i Calmucchi conciano le pelli di bue e di cavallo, che generalmente si adoperano per le bardature.
Tengono essi le pelli ancor fresche nell’acqua bollente fino a tanto che se ne distacchi il pelo; e le coprono anche di cenere per ottenere il medesimo scopo. Le raschiano d’ambe le parti con coltelli taglienti; le lisciano più che sia possibile, e le lavano in acqua corrente, indi le lasciano in molle per una settimana e più in latte inacidito e un po’ salato. Questo è il modo col quale preparano le pelli più sottili da far coregge, stivali, ecc.
Colla pelle di bue, massime colla parte del dorso, i Calmucchi si fabbricano vasi e fiaschette che hanno la durezza del corno, e di cui essi fanno molto uso. A tale scopo distendono le pelli al sole di mano in mano che le cavano fuori dell’acqua; le tagliano in pezzi della dimensione appropriata alla grandezza dei vasi che voglion fare; le cuciono, mentre che sono ancora umide, con fibre d’animali; poi le fanno interamente seccare a calor di fumo; il che le rende sì dure e trasparenti come il corno. In quest’ultima operazione i Calmucchi soffiano continuamente ne’ detti vasi, oppure li riempiono di cenere o d’arena.
945. Processo di Ashmore per conciar le pelli. — Raccogli diligentemente la fuliggine di camino vicino alla sommità del fumajuolo; e meglio è se la fuliggine sarà di carbonfossile. A 100 libbre di codesta fuliggine aggiungi lib. 3 1/4 di calcina viva; metti il miscuglio in un lino munito di doppio fondo e d’una cannella; versavi sopra dapprima dell’acqua fredda, poi dell’acqua bollente, avvertendo che la quantità dell’una e dell’altra non ecceda 125 boccali. Lascia riposare il tutto per 24 ore; indi apri la cannella per accogliere il liquido in un recipiente collocato disotto, e metti il residuo sotto lo strettojo. Il liquore che ne otterrai, devi mischiarlo con una nuova porzione di calcina e d’acqua calda, aggiungendovi 4 libbre di sale ammoniaco. Dopo ventiquattr’ore di riposo decanta il liquore, e procedi come segue. Colloca le pelli (dopo averle spogliate de’ loro peli e preparate come al solito) in un tino, e immergile nel suddetto liquore, che avrai avuto cura di chiarificare; lasciavele stare per 24 ore; poi trasportale in un altro tino pieno d’acqua di calcina, e lasciavele stare per 12 ore; ciò fatto, ritirale da questo bagno, e mettile di nuovo nel primo, e continua così alternativamente finchè le pelli abbiano acquistato una tinta bruna azzurrognola. Indi falle prosciugare all’aria, e immergile per 48 ore nel liquore di fuliggine, e per un’ora o due nell’acqua di calcina; ripeti queste operazioni finchè le pelli sieno ben conciate, e finisci di prepararle col metodo ordinario.
946. Processo per tingere i cuoj. — Non è sempre necessario di usar bagni particolari per tingere i cuoj, poichè possono ricevere differenti colori dalle stesse sostanze che servono a prepararli. Egli è in tal maniera che i Danesi tingono in bruno le pelli da guanti colla scorza del salice; i Russi, la bazzana rossa col sandalo; gli Orientali, il marrocchino giallo con l’allume e col susino salvatico, ed il rosso colla cocciniglia, la curcuma, l’allume e le scorze di melagrana. Parimente si può tingere in bel nero il cuojo conciato, senza ricorrere alla galla, dando col pennello tre o quattro mani di soluzione d’acetato di ferro sulla parte della pelle cui fu tolto il pelo. Se per caso il cuojo non contenesse sufficiente quantità di concia, bisogna aggiungerne un tantino alla detta soluzione.
Vi sono certe specie di pelli, la cui tintura, per esser vistosa, richiede un mordente particolare; per esempio, lo zigrino si tiene in molle in una soluzione di solfato di magne-sia e di soda, prima di tingerlo in azzurro: ovvero in una soluzione di sal comune, dopo averlo fatto bianchire, per tingerlo di bel rosso.
947. Composizione dei colori per tingere le pelli. — Si preparano i diversi colori per tingervi le pelli, mediante le decozioni e infusioni che andiamo additando.
1.° Rosso. — Prendi 40 boccali d’acqua, 6 libbre di legno di fernambucco triturato, 3 libbre di corteccia di betulla seccata al forno od al sole; fa bollire il tutto per un’ora, e dopo versa il liquore in un secchio di legno: tosto che sarà freddo, ti servirai di questo bagno per tingere le pelli in rosso, il quale sarà d’una solidità a tutta prova.
2.° Giallo. — Fa bollire per due ore 20 libbre di rami tenerissimi di pioppo, seccati al forno o al sole, in 40 boccali d’acqua. Immergendo la pelle in questa decozione ne la trarrai colorata d’un giallo dorato bastantemente solido.
3.° Grigio. — Fa sciogliere 3 libbre di copparosa verde in 16 boccali d’acqua. In questa soluzione la pelle piglierà un grigio color di cenere. Aggiungendovi un poco di decozione di pioppo, come si è detto sopra, si otterrebbe un grigio scuro.
4.° Indaco. — Si compone un bagno d’indaco facendo sciogliere 4 once di questa sostanza in una libbra d’acido solforico, concentrato mediante una leggiera azione di fuoco. Dopo essersi raffreddato, vi si aggiunge una quantità d’acqua necessaria, fino alla densità che si desidera.
5.° Verde. — Prendi due parti d’acido nitrico; una d’acido muriatico ; una di stagno, che farai sciogliere in questi acidi; e uniscivi una dose proporzionata di gomma arabica, per fare che questo miscuglio si renda maneggevole col pennello.
Chi ha acquistato un po’ di pratica in queste operazioni, sa facilmente comporre qualunque altro colore, combinando insieme opportunamente quelli qui sopra descritti.
Inoltre i suddetti colori voglion essere fermati con qualche mordente scelto a proposito.
948. Modo di rendere impermeabile i cuoj. — Tieni per 24 ore in molle nell’acqua i cuoj; indi soppressali leggiermente fra due cilindri, a fine di farne sortire l’acqua di che sono inzuppati, e lascia che si prosciughino all’aria per alcuni giorni. Poscia li metterai in molle in un miscuglio composto nel modo seguente :
Olio di lino | Boccali | 4, | ||
» d’oliva | » | 2, | ||
Essenza di trementina | » | 1, | ||
Olio di castoro | » | 2, | ||
Cera gialla | Libbre | 1, | ||
Catrame | Once | 6. |
Versa queste sostanze in un vaso di terra, e fa bollire a fuoco lento. Durante l’ebullizione immergivi il cuojo, e lasciavelo stare per più o meno tempo, secondo la natura di esso. Il cuojo forte per suola vi deve restare circa 20 minuti; le pelli di vacca, di vitello, ecc. non vi debbono rimanere più di 10 minuti.
I cuoj dopo d’essere stati immersi nel miscuglio e indi scolati, si sottopongono all’azione d’uno strettojo o mangano, i cui cilindri sieno ricoperti di cuojo: poi si fanno prosciugare fino ad un certo punto in una stufa scaldata a 25 in 30 gradi; si tornano a manganare, e si finisce di farli asciugare nella stufa.