1046. Far che una persona si tinga la faccia e le mani asciugandosi. — Piglia galla e vitriuolo, un’oncia per sorta; pesta il tutto insieme, e staccialo, affinchè ne ricavi una polvere sottilissima. Se con questa polvere fregherai un asciugatojo ben asciutto, colui che si asciugherà con esso dopo essersi lavato, diverrà tutto nero, e la burla sarà fatta.
1047. Altro modo di tingere la faccia ad una persona. — Distilla il mallo delle noci verdi e la galla; poni l’acqua che ne risulta in una bottiglietta sulla tavola; poi dirai alla persona a cui vuoi far la burla, che ha una guancia tinta, e gli proporrai di lavarsi coll’acqua che è nella bottiglia, non avendone altra in pronto. Quando la persona si sarà stropicciata la guancia, la vedrai apparir nera in modo da farne ridere la brigata.
Per pulirsi della macchia fatta con simile acqua, bisogna lavarsi coll’acqua distillata dall’aceto insiem col sugo di limone e scamonea.
1048. Pizzica senza ridere. — È questo un giuoco di conversazione che si fa allorchè si vuol tingere la faccia a qualcheduno. La regola del giuoco si è che ogni giuocatore o giuocatrice (tutti seduti in giro) deve pizzicare ora il naso, ora il mento al suo vicino o alla sua vicina, e se quello o questa ride mette un pegno. Pizzicandosi così l’un l’altro, si fanno vicendevolmente delle domande stravaganti, a fine di promuovere il riso.
Ma alcuni della conversazione, seduti accanto alle persone cui voglion fare la burla, si saranno tinte le dita col sughero bruciato; e pizzicando ora il naso, ora il mento, ed ora la fronte o le guance ai loro vicini, li anneriscono; e perciò si ride alle loro spese. Il bello poi si è che taluni ridono vedendo altri tinti, e non si accorgono che lo sono essi parimente.
1049. Cercar l’uovo. — Quantunque rare volte succeda che alcuno si possa permettere questo giuoco, senza correre il rischio di disgustare colui di cui si ride, pure non vogliamo lasciarlo ignorare. Si finge di fare un giuoco, il cui scopo sia di far ritrovare da una persona, che ne sia consapevole, un oggetto nascosto, e si sceglie a bella posta un uovo, il quale si dà alla persona che si vuol burlare, pregandola di nasconderlo nel suo berretto. Allora si chiama colui che deve cercare l’uovo, e questi dopo varii giri, e come indispettito di non poterlo trovare, si ferma davanti al balordo, e battendogli forte sul berretto, dice: «Dimmi dunque dov’è l’uovo»; e così glielo schiaccia sul capo, imbrattandolo tutto ed appiccicandogli i capelli.
1050. Il giuoco della pecora. — I giuocatori si fanno reciprocamente le seguenti domande:
«Hai veduto la mia pecora?»
«Sì; ho veduto la tua pecora.»
«Sai che faccia la mia pecora?»
«Sì; so cosa fa la tua pecora.»
«Sai tu far com’ella fa?»
«Sì, bee, bee.»
L’astuzia di questo giuoco consiste nel chiudere gli occhi tutte le volte che si risponde: quando non si chiudono per dimenticanza, si mette un pegno.
Al più sciocco, allorchè chiude gli occhi e fa il verso della pecora, gli si mette della semola in bocca.
1051. Le quattro scarpe. — Si pongono due sedie dirimpetto l’una all’altra, alla distanza di 3 braccia circa, e vi si mette sopra un bastone di egual lunghezza, e grosso bastantemente perchè possa reggere una persona sedutavi sopra. Ai quattro pomi delle spalliere s’infilano 4 scarpe. Allora quegli a cui si fa fare il giuoco, si deve sedere sul bastone colle gambe incrociate a modo dei Turchi, appoggiandosi ad un lungo bastone ch’ei tiene in mano. Lo scopo apparente di questo giuoco si è di far gettare giù le 4 scarpe che sono sui pomi delle seggiole col bastone che il giuocatore ha in mano. Ora avviene di solito che gli riesca di levare le due scarpe infilate nella seggiola davanti, perchè può aggiustare il colpo di bastone senza perdere l’equilibrio; ma quando vuol fare lo stesso colle due che ha di dietro, siccome ei non può voltarsi, e deve colpire a caso, gli manca un punto d’appoggio, ed è costretto a cadere per terra. Questo giuoco, che può farsi soltanto fra uomini, diverte assai la brigata; perchè ciascuno vuol far prova d’abilità, stimandosi più destro del compagno caduto, e però molti sono quelli che incontrano la stessa sorte.
È d’avvertire che facendo questo giuoco in una sala, devesi mettere un materasso per terra fra le due seggiole a fine di evitare il male che potrebbero farsi coloro che cadono. In campagna, dove siavi dell’erba, una tale precauzione è inutile.
1052. Il sedere nella teglia. — Si mette in terra un sacco vuoto, e sopra di esso una teglia di rame piena d’acqua. Si sceglie quindi la persona a cui si vuol far la burla, badando che sia di tal carattere da non rammaricarsene e adirarsene, e gli si dice che non è capace di portare la teglia fuori del sacco in una maniera che gli si descrive, ed è questa. Bisogna che la persona si ponga ritta sul sacco accanto alla teglia, in modo che coi calcagni la tocchi; indi si deve chinare, prenderla colle mani e sollevarla; ed in questa posizione incomoda deve uscire d’in sul sacco senza versar l’acqua. Per far la burla bisogna che allora quando colui che fa il giuoco ha sollevata da terra la teglia, uno della conversazione, che abbia molta forza, o due, che è meglio, tirino velocemente il sacco, onde il babbeo cada seduto nella teglia e si rinfreschi il deretano.
1053. La padella. — Sospesa una fune al soffitto, vi si legherà una padella per l’anello del manico, in modo che il fondo di essa venga comodamente all’altezza d’un uomo. Nel centro della sua parte esteriore si attaccherà con pece una moneta, e si proporrà questa in premio a colui che, colle mani legate di dietro, la staccherà colla bocca. Non sarà difficile trovare o instigare un balordo che voglia farne la prova per l’avidità del denaro; ma non riescirà che a ungersi il viso, e diverrà il soggetto della comune derisione.
Questo giuoco suol farsi in campagna a qualche villano.
1054. La chioccia. — Il capo-giuoco sarà la chioccia, e tutti gli altri saranno i pulcini. La burla cade sopra tutti, e perciò la si pratica in campagna con i contadini. Sarà preparata nella stanza una scala lunga a piuoli. Il capo-giuoco, tenendo sotto i panni un vaso pieno d’acqua, passeggerà, ed i pulcini gli anderanno dietro. Finalmente, fingendo di andare al pollajo, monterà su la scala, ed i pulcini monteranno dietro a lui. Quando la chioccia sarà in cima, e i pulcini per la scala, vuoterà sopra questi l’acqua che tiene nascosta, e così saranno burlati.
1055. Cecco suda. — Si dice cosi il seguente giuoco. il quale ha per iscopo di ridere alle spalle di qualcheduno della conversazione tingendogli il viso.
Quando il capo-giuoco ha scelto la persona che vuol burlare; annunzia alla brigata di avere l’abilità di far sudare diverse persone col solo fiato, ed anche a qualche distanza.
Allorchè il suo progetto è stato unanimemente approvato, egli prende un imbuto di latta, ed incomincia a soffiare verso uno dei componenti la conversazione. Dopo un momento, egli ordina alla persona che sta alla diritta del paziente di tastargli il viso, acciò gli dica se suda. Lo stesso egli fa ora all’uno, ora all’altro, finchè non giunge a quello cui vuol far tingere il viso. Bisogna però avvertire, che una persona colle dita tinte con sughero bruciato si deve esser posta alla diritta di colui che deve ricevere la burla: al comando dunque del capo-giuoco. egli tasta al balordo ora la fronte, or le guance, facendogli il viso nero come quello d’uno spazzacamino.
Quando il capo-giuoco avrà fatto la burla, potrà continuare il giuoco, volgendosi ad altri per tentare di farli sudare, onde non si avveda il burlato dello scherzo; oppure, s’ei vuole, potrà anche terminare il giuoco, protestando di non esser più buono di far sudare alcuno, e dando così apparentemente un motivo alle risa della brigata, che sono realmente eccitate dal ridicolo ceffo del burlato, il quale ride anch’egli ingannato dall’equivoco.
1056. Infilzare l’anello. — Questo giuoco si fa per lo più in villeggiatura sur un prato, perchè cadendo sull’erba non si abbiano i giuocatori a far del male.
Allorchè si è tratto a sorte quello che deve fare il giuoco, gli si dà un bastone, ch’egli deve appoggiare da un capo in terra, e indi, messa le testa sul pomo, deve fare sei giri intorno al detto bastone e poi alzarsi, ed immediatamente correre ad infilzarlo in un anello posto a dodici passi di distanza. Succede le più volte a chi non è ben pratico di questo giuoco, che appena ha alzato il capo dal pomo del bastone, e si muove per correre verso l’anello, gl’incominciano a girare gli oggetti d’intorno, e, fatti pochi passi, cade inevitabilmente per terra; la qual cosa promuove le risa degli astanti.
1057. Toglier la moneta di sotto al bicchiere. — Metti una moneta sulla tavola, e poi ponivi sopra un bicchiere con entro un po’ d’acqua. Ciò fatto, dirai alla persona che vuoi burlare, che tu sei capace di toglier via la moneta, senza che ella se ne accorga. Quindi raccomandale di star bene attenta, non levando gli occhi dalla moneta, la quale ei guarderà attraverso l’acqua che trovasi nel bicchiere. Allora tu tieni ben fermo il bicchiere colla mano destra, e di’: «Ecco che adesso tolgo via la moneta senza che tu vegga nulla, malgrado la tua attenzione», e così parlando solleva rapidamente il bicchiere, gettando tutta l’acqua nella faccia al balordo, e colla mano sinistra ritira contemporaneamente la moneta. Egli è certo che colui che ha ricevuto l’acqua nel viso, avrà chiuso tosto gli occhi, per cui non avrà veduto toglier la moneta ed il giuoco resta fatto.