La propaganda dell’arsenale

Nel Libertario della Spezia (27 gennaio 1921, pagina prima, colonna seconda) leggiamo:

"Ci giungono dai compagni della riviera solleciti e proposte per una trasformazione del Libertario in bisettimanale, migliorato in tutta la sua essenza tanto tecnica che redazionale.

"Certo noi siamo d’accordo con chi ci scrive che piuttosto di formare nuovi periodici e data la sentita necessità di avere in Liguria un organo anarchico di battaglia, sarebbe bene studiare i mezzi più atti per rianimare a nuova e sempre più prospera vita i fogli esistenti, che come il nostro Libertario sono veterani di tanti anni di battaglie, piuttosto che seminare sempre nuovi ebdomadari destinati poi ad intisichire dopo breve lasso di tempo."

Anche noi siamo pienamente d’accordo nella prima parte, anzi di vero cuore auguriamo che ilLibertario diventi bisettimanale e, se è possibile, quotidiano, tanto più che esso ha una bella tipografia propria con cui potrebbe riuscire più facilmente nell’intento. Ma da questo al volerci regalare gli annali della propagazione della fede dell’arsenale, dopo aver creato la gazzetta ufficiale dell’anarchismo, pastosa, ossequiosa, butirrosa, ci corre un abisso.

Ah, no perdio! La stampa anarchica non può, non deve essere patrimonio esclusivo di questa o quella regione, né la propaganda deve sortire solo dalle brache di sant’Ambrogio o dalle mutande di sant’Ampilio.

Non ci mancherebbe altro che, per dotare la Liguria di un organo magno, tutto il resto d’Italia (e perché no, d’Europa!) se ne stesse ad aspettare a bocca aperta il verbo libertario, che esce da un arsenale o da una fabbrica di cannoni qualsiasi.

Innanzi tutto la propaganda deve essere adattata ad ogni regione e ad ogni luogo, secondo le tendenze, l’indole, l’intelligenza, il sentire delle varie popolazioni. A tale effetto qualsivoglia pubblicazione regionale o locale è utilissima: l’opuscolo, il manifesto, il numero unico, il periodico, sia pure di breve durata. Che volete che ne facciano delle gazzette ufficiali e degli annali della propagazione della fede anarchica i lavoratori della Sicilia, delle Calabrie, della Campagna Romana ecc. ecc.? Io credo che, nei contadi specialmente, tranne rare eccezioni tutti ne ignorino perfino l’esistenza.

Quando venne fuori Umanità Nova qualche lavativo annunziò che oramai tutti gli altri giornali anarchici di lingua italiana non avevano più ragione di vivere e che era bene si sacrificassero bellamente e spontaneamente sull’altare di sant'Ambrogio, senza pensare che con un tal sacrificio si sarebbe compiuto un vero assassinio della nostra idea.

Infatti quei lavativi avrebbero dovuto trarre ammaestramento, in questa partita, dai socialisti; i quali, oltre i loro organi magni, hanno dappertutto miriadi di giornali, giornaletti, giornalini, a cui, come notava bene Napoleone Colajanni, si deve in gran parte la diffusione e la fortuna del ciuccialismo tesserato.

È stato utile che Umanità Nova sia sorta; è assolutamente necessario ch'essa viva e prosperi, non fosse altro per il nostro onore e per il nostro decoro; ma non è affatto da augurarsi che né Umanità Nova né altro giornale viva a scapito della propaganda regionale, che è l’unica e sola veramente efficace.

Il volgo è sempre volgo, cioè armento, anche quando si dice anarchico; e grido di folla è belato di pecora e raglio di somaro insieme. La folla, checché metafisicamente si blateri in contrario, va sempre in estasi davanti a un Santo Sepolcro o ad una Mecca qualsiasi, da cui viene l’Evangelo o il Corano della santa fede. Occorre dimostrarlo? Ma la storia e l’esperienza quotidiana ne son pieni fino a far venire la nausea.

Ora noi dobbiamo evitare ad ogni costo tanto la Mecca o città santa dell’anarchismo, quanto il Corano unico dei credenti, che potrebbero essere la rovina del nostro movimento. Molto spesso mi capita, per esempio, di sentirmi chiedere, anche da anarchici: "E a Milano che si fa? A Palermo che si dice?".

Mandate una buona volta al diavolo Palermo, Milano e chi li tiene in piedi. Palermo è una fogna bizantina, e tutti ormai dovrebbero saperlo: e Milano è una cloaca ciuccialista e busecchista. La cosiddetta "capitale morale" è stata ed è fino a questo momento la capitale della putrida busecca turatiana e del canagliesco panettone mussoliniano.

Ecco che cosa mi scriveva giorni addietro un vecchio compagno di Milano:

"Oggi mezzo milione di busecchisti (come tu ben li chiami) ha invaso le arterie principali della "capitale morale" per onorare il suo degno arcivescovo. Roba veramente da medioevo! Tutte le portinerie chiuse, addobbi, getti di fiori, ecc. Altro che mezzogiorno d’Italia! Questa è la vera Beozia. Il sindaco rivoluzionario si è associato al dolore generale 'per la morte dell’eminente uomo', e il municipio bolscevico ha dovuto sottoscrivere".

Ed è proprio da siffatti cacatoi che tutto il proletariato d’Italia dovrebbe aspettare la parola d’ordine e il verbo della fede!

I lavoratori d’ogni luogo. massimamente gli anarchici, non devono ascoltare altra voce se non quella che viene dalla propria forza e dalla propria coscienza; non devono rimirare altro segnacolo che non sia quello impresso nelle proprie mani: non devono attendere altro ordine se non dal proprio valore e dal proprio intelletto. Solo allora riusciremo a debellare il nemico per davvero.

Massar

Share on Twitter Share on Facebook