Che cosa avete fatto voi?

Spesso capita di leggere nei giornali socialisti, tra l’interrogazione e il rimprovero, la seguente domanda:

"Che cosa avete fatto voi anarchici?"

Questa domanda, altrettanto stereotipata quanto cretina e grottesca, si sente ripetere ad ogni occasione:

"Che cosa avete fatto voi nella settimana rossa? Che cosa avete fatto voi durante la guerra? Che cosa avete fatto voi nell’agitazione contro il decreto dell’aumento del pane?". Ecc, ecc.

Una volta in un comizio a Milano un vile mangiapane medagliettato, non sapendo che altro dire per produrre effetto sull’uditorio, buttò giù a vanvera la stessa domanda in faccia agli anarchici presenti. Sennonché il compagno Luraghi, un operaio coraggioso ed eloquente, che aveva molto pagato di persona, interrompendolo gli rispose secco, secco:

''Gli anarchici se non altro hanno saputo vendicare il 98".

La stoccata fu terribile ed ebbe un successo tale che nessun discorso di grande oratore potè mai vantarne uno eguale: perché la sanguinosa interruzione da un lato richiamava alla memoria del pubblico l’incommensurabile vigliaccheria socialista durante l’insurrezione del 1898; il pianto dirotto e ininterrotto che accompagnò Filippo Turati dal tribunale militare al reclusorio di Pallanza ecc. ecc.; mentre dall’altro lato richiamava la figura shakespeariana di Gaetano Bresci, di fronte a cui i centocinquantasei medagliettati rossi viventi e tutti gli altri morti e sepolti sembrano gnomi e coboldi venuti fuori dalle chiaviche e dai letamai.

Ma non basta la drammatica interruzione del compagno Luraghi per rispondere ai sudiciumi del socialismo deformato, prebendato e medagliettato. Qualche altra cosa potremmo aggiungere noi.

Per quasi mezzo secolo la propaganda veramente rivoluzionaria è stata opera nostra, e dalle nostre file son sorti in ogni plaga del mondo, se si eccettua la Russia, tutti gli eroi dell’azione individuale, i grandi scienziati, i sommi pensatori, gli scrittori sovrani che hanno agitato la questione sociale.

Noi, noi soli, siamo stati i veri campioni della rivoluzione sempre in armi contro la tirannide borghese, che abbiamo battuto in breccia senza tregua col sangue dei nostri martiri, col genio dei nostri condottieri spirituali, colla parola alata dei nostri oratori, col sacrificio dei nostri combattenti.

Noi, noi soli, abbiamo fiaccato la potenza delle tenebre, abbiamo rotto il cerchio di ferro della reazione borghese e abbiamo raso al suolo una volta e per sempre tutte le bastiglie del privilegio.

Ogni tumulto di affamati, ogni rivolta di sfruttati, ogni insurrezione di schiavi ci ha sempre visti in prima linea tra le folle degli umili e degli oppressi.

Durante la guerra libica noi protestammo per mano del Masetti e del D’Alba e in questa guerra abbiamo protestato per mezzo del Cottin , senza contare i fucilati, i processati, gl'internati, che non sono stati pochi.

Napoleone disse che Annibale appiè delle Alpi aveva perduto metà dell’esercito per conquistare il suo campo di battaglia. Noi anarchici possiamo alteramente affermare che abbiamo perduto più di un esercito per conquistare il nostro.

E vi par poco tutto questo, o mestatori del socialismo incanaglito, addomesticato, prebendato, medagliettato?

Intanto permettete a noi di muovervi la stessa domanda: "Che cosa avete fatto voi o manipolatori di detto socialismo?".

Rispondete, se vi piace. Ma voi non avete nulla da rispondere, nulla da opporre, nulla da esaltare fuorché le vostre ciurmerie, le vostre imposture, le vostre sudicerie.

Voi da oltre mezzo secolo non avete fatto altro che ingannare, tradire, truffare il proletariato, il quale non vi è servito se non di sgabello per conquistare le vostre mangiatoie.

Voi avete dato l’assalto alle organizzazioni e avete preso in cura le mandre e gli armenti proletarii solo per assicurarvi le sinecure, i canonicati, le prebende e costituirvi la rendita perpetua del quieto ed onorato vivere.

Voi, come i falsi pastori del gregge cristiano, agli umili, agli oppressi, ai poveri di spirito avete annunziato la buona novella, avete predicato la redenzione nella vita di là da venire, raccomandando in questa la rassegnazione, il rispetto profondo ai vostri piviali, l’ubbidienza alle leggi.

Voi siete stati sempre i più sudici, i più canaglieschi, i più abietti manipolatori di urne elettorali, riducendo la questione sociale ad una questione di secchia rapita per uso e consumo dei cerretani e dei saltimbanchi.

Voi avete costantemente sconfessato, rinnegato, condannato ogni tentativo di ribellione degli sfruttati, ogni palpito rivoluzionario degli oppressi, ogni scuotimento della libera coscienza proletaria. E se qualche volta a denti stretti e con voce fioca ne avete assunto la difesa per scopi elettorali, subito dopo avete fatto macchina indietro, raccomandando, in arnese di "pompieri" alleati della borghesia, la dedizione e la quiete.

Voi non solo non avete dato alcun eroe dell’azione individuale, ma vi siete in ogni tempo affrettati a scomunicare e a vilipendere i martiri più puri dell’idea, i più nobili e gloriosi giustizieri della libertà. L’Avanti! (Indietro!) del 31 luglio 1900, in occasione dell’attentato di Gaetano Bresci scrisse che "gli anarchici sono belve e come tali vanno trattati".

L’anno scorso poi definì l’atto di Bruno Fìlippi "frutto fuor di stagione, una follia sterile e vana". Quel rospo del Lerda nella rivoluzionaria Soffitta inveì turpemente e codardamente contro Antonio D’Alba più di qualsiasi gazzettiere borghese. Eguale sorte ebbero il Caserio , l’Angiolillo, il Masetti, il Cottin ecc-ecc. alcuni dei quali come il puro, il luminoso, il titanico Michele Angiolillo, furono difesi dagli stessi borghesi. Chi non ricorda l’immortale pagina di Vincenzo Morello (Rastignac), intitolata Germinal? Voi socialisti invece tiraste i piedi agli eroi anche sotto la toga dell’avvocato, arrivando, come quel cane di Enrico Ferri ad accusare, infamare, tradire il difeso (Antonio D’Alba) più dello stesso inquisitore della legge. D’altro canto voi non vi peritaste di esaltare Guglielmo Oberdan e di porre sugli altari Federico Adler , che cominciò da eroe ed ora è andato a finire nella melma governativa. Adesso (sembra addirittura comico) tocca a noi anarchici difendere la rivoluzione bolscevica russa, denigrata e vilipesa dai vostri bonzi, dai vostri magnati, dai vostri più riveriti campioni. Né poteva avvenire diversamente, perché il socialismo russo è stato l’unico in Europa che ha avuto uomini di vigore, i quali con tutti i loro errori, le loro violenze e la loro mentalità cosacca sembrano dei giganti di fronte ai vostri Trampolini, Turacciolati , Dugoni, porconi e carognoni.

Voi durante la guerra teneste sempre il piede in due staffe con un contegno di gesuiti e di conigli, talmenteché può dirsi senza esagerazione che la vostra campagna contro la guerra, la vostra avversione alla guerra fu una vera leggenda, un trucco d’istrioni e di falsari. Non un solo impeto irresistibile di ribellione venne mai da voi, non un atto di risoluta protesta. Ogni nobile scatto, ogni generoso contrasto, da Torino alla Sicilia, vennero dalle folle senza la vostra guida e senza il vostro permesso.

Voi combatteste contro la guerra come quei tali a cui accenna il compagno Bertoni nel Risvegl io di Ginevra, i quali per non rischiare la pelle disertavano in Svizzera, dove "non esitavano, pur continuando a far pompa di sovversivismo, a fabbricare armi e munizioni, anche quando avrebbero potuto campar d’altro". Né ciò deve meravigliare quandol'Avanti! (Indietro!) di Pagnacca Serrati giorni or sono annunziava soddisfatto e gongolante di gioia che la fabbrica d’armi di Terni non sarà alienata, ma verrà concessa in affitto alla Cooperativa fra gli operai medesimi e per essi al consorzio metallurgico. La lega nazionale delle cooperative provvederà al finanziamento dell’azienda.

E questo si chiama combattere la guerra! Non a torto dunque il marxistissimo Soviet di Napoli scriveva:

"La ripercussione del fenomeno guerra fu, in seno al partito, più che un prodotto di valutazione teorica, di natura prevalentemente sentimentale e perciò spesso assurda e contraddittoria.

"Non sono pochi i nostri compagni e dei migliori che accaniti avversarii della guerra si dichiarano altrettanto accaniti avversarii di ogni violenza per qualsiasi motivo esercitata.

"Furono contrarii alla guerra molti tra i più tenaci riformisti che accettano il concerto della difesa della patria. Molti per calcolo, per prudenza, pochi per profonda intima convinzione, perciò l’atteggiamento contrario non andò mai oltre l’esercizio verbale. Durante la crisi di Caporetto nessun tentativo fu fatto per tentare di trarre profitto del difficile momento della borghesia, che non incontrò alcun ostacolo per superare il passo periglioso. Il partito si affannò anzi in quell’ora e poi a scagionarsi della responsabilità che la borghesia voleva addossargli di avere partecipato a provocare quel fenomeno, senza rivendicare quel tanto che poteva spettargli per la propaganda contraria fatta costantemente che non aveva potuto non dare qualche frutto.

"In quei giorni Turati, oratore del gruppo parlamentare, faceva eco alle parole del presidente del Consiglio che incitava alla resistenza esclamando: la patria è sul Grappa e sul giornale scriveva del pericolo del secondo nemico (lo straniero) senza che il partito elevasse protesta anzi col consenso quasi generale di questo.

"Quanto pochi in quell’ora tennero fermo nell’interno dell’animo e non invocarono la liberatrice democratica vittoria delle armi dell'intesa che avrebbe realizzato il vangelo Wilsoniano! I più furbi tacquero ed attesero l’ora propizia della lotta elettorale per presentare alle masse scevro da macchie il proprio certificato di opposizione alla guerra, laddove i più imprudenti, parlarono e oggi scontano il fio.

"E questo per quanto riguarda la avversione alla guerra, il cui merito spetta solo a ben pochi".

E non fu forse quel pidocchio infarinato del Treves che all’inizio dell’avventura italica dichiarò solennemente in parlamento che i socialisti non si sarebbero mai sognati di fare come la pulce anarchica? Per molti di voi in fondo in fondo dunque la riservata avversione alla guerra con tutte le restrizioni mentali dei gesuiti non servì che a solleticare le folle proletarie per i futuri scopi elettorali.

Le vostre trionfali ultime elezioni anziché un indice di forza furono un evidente sintomo di debolezza, un segno di profonda decadenza, essendoché per vincere voi ricorreste a tutti i rifiuti e i detriti di bottega, di mercato o di circo equestre, che non avevano e non hanno nulla da fare né col comunismo, né col massimalismo, né colla rivoluzione. Perciò il vostro partito oramai non è che una sentina di pus prevalentemente riformista, in cui hanno maggior seguito i Trampolini, i Turacciolati, gli Aragonesi ed altre simili canaglie, che si vantano d’aver preso il sopravvento e minacciano le espulsioni in senso inverso.

Voi siete i "pompieri" al servizio delle guardie regie, voi siete i migliori alleati della borghesia, voi siete i traditori dei proletariato.

Questa e nessun’altra è stata la vostra opera.

Il Picconiere

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