V.

FORZE DELLO STATO ROMANO.

Gli Stati della Chiesa avevano una forza militare di 17,000 uomini, di cui ¾ indigeni (così almeno si chiamavano) ed il resto svizzeri.

Era una truppa screditata più che non lo meritasse: buoni i reggimenti svizzeri, privilegiati di paga e di vestimenta, buoni alcuni ufficiali provenienti da eserciti forestieri.

Il contrasto fra preti e guerrieri faceva sì che dir soldato del papa suonasse ingiuria, e che alcune circostanze tipiche contribuissero a menomare il prestigio dell'esercito pontificio.

Qual concetto potevasi, ad esempio, avere di certe batterie di cannoni entranti in Bologna ricche più di trombettieri che di artiglieri, quasichè non le mura di Verona, ma quelle di Gerico, si fosser dovute espugnare?

Come aver fiducia in colonnelli che preferivano e vollero il fucile a pietra focaia, anzichè quello a percussione, con tante difficoltà fatto arrivare dalla Francia?

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Le forze romane furono ripartite in due schiere divisioni. Il generale Durando avoca le truppe regolari, il Ferrari le volontarie: così perpetuavasi l'errore di non fondere insieme elementi dei quali l'uno avrebbe servito di correttivo all'altro.

Il Durando ed il Ferrari avevano buone qualità come soldati, ma questi, sottoposto a quello, mal ne soffriva la dipendenza; e la politica, che già impediva un razionale ordinamento disciplinare, non tardò a perturbare ogni concetto di tattica e di strategia.

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