XV.

LE SUCCESSIVE OFFESE AUSTRIACHE.

Ottenuta la congiunzione delle proprie forze, il Radetzky eseguisce, a sua volta, quella manovra per linee interne che avrebbero dovuta eseguire ai suoi danni gl'italiani, se la loro condotta fosse stata guidata da una mente unica e militare.

Egli è ora nella possibilità di appoggiar sempre le spalle alle mura della turrita Verona, e con colpi vigorosi battere separatamente le tre masse che lo contornano, e cioè i piemontesi, tra Peschiera e Goito; i toscani sotto Mantova; i pontifici a Vicenza. È la lotta del cignale che sbuca dalla tana contro i veltri che l'hanno scovato.

Il generale Thurn ha la missione di battere i romani riguardati come la massa più debole: donde la prima battaglia di Vicenza (24 maggio) nella quale il generale Durando obbliga alla ritirata 20,000 austriaci.

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Fu questa una vittoria insperata, che le solite diffidenze politiche resero sterile. Il Durando aveva il dovere di inseguire il nemico, e di penetrare nel quadrilatero, per congiungersi o coi toscani, o coi piemontesi, oppure, prendere il maresciallo Radetzky fra due fuochi. Cedette invece alle pressioni municipali, anzichè al volere di Carlo Alberto, e con ciò malamente provvide a se ed alla città che voleva difendere.

Ed ora vien la volta dei Toscani. Il 27 maggio Radetzky delude la vigilanza della cavalleria piemontese, e con 30,000 uomini, e 154 cannoni si dirige sopra Mantova, ove giunge il 28.

Seimila uomini, la maggior parte toscani, con uno squadrone di cavalleria e 8 pezzi, difendono la linea dell'Osone fra Curtatone e Montanara, località distanti fra di loro di circa mezz'ora di cammino.

Bastano queste cifre, e queste premesse, per comprendere che il disastro da parte nostra era inevitabile. La ritirata imponevasi, l'ordine per essa venne tardivo, quando venne non si volle eseguire, ed a noi non resta che rendere omaggio a quei forti campioni, che caddero sul campo di battaglia vinti dal numero, e dopo disperate difese. Di essi, i più non avevano dell'armi fatta una professione, [119] eransi dati alla scienza ed all'arti geniali; moltissimi erano studenti, sorti appena alla vita, e son morti per lasciare a noi una patria libera e forte. Onoriamo l'altissimo valore! Se il loro sacrificio, nel momento in cui fu consumato, apparve una fallanza militare, immenso risultò il suo effetto morale: esso si ripercosse nel cuore della Toscana, e cementò più che mai il concetto unitario.

Sbranata la facile preda, una sosta inopportuna del Radetzky a Mantova permette ai piemontesi di riunire a Goito 19,000 uomini e 44 cannoni. 11 maresciallo austriaco muove all'assalto della linea piemontese, ed è respinto con gravissime perdite! Era il momento dalla parte italiana di completare colle riserve, ancora in buono stato, la vittoria, ma la sorte che ci perseguitava non lo permise; permise invece al Radetzky di attaccare per la seconda volta il Durando a Vicenza, di obbligarlo a capitolare, e di aprire al saccheggio le porte della città.

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