XVI.

RITIRATA DE' PIEMONTESI.

Così, frantumate e disperse le truppe degli stati minori, sparpagliati ai quattro venti i crociati, il maresciallo austriaco riesce a limitare la lotta fra lui e Carlo Alberto, fra l'Impero Austriaco, ricco d'ogni sorta di rifornimenti, ed il Piemonte stremato d'uomini e di pecunia.

Questo impari duello si risolve nell'infausta giornata di Custoza, ove 20,000 piemontesi sono sopraffatti da 54,000 austriaci, col sanguinoso combattimento di Volta, colla disordinata ritirata dei nostri verso l'Oglio, durante la quale soldati italiani nel paese più ricco ed ubertoso d'Europa sono privi di rifornimenti e di viveri. Oh, i meravigliosi contratti con le imprese!

Il Re, credendosi impegnato dall'onore, volle difendere Milano: fu questo un errore militare, ma le considerazioni per l'avvenire e la politica glielo imponevano. Militarmente era per certo indicato di prendere la via del Po e quindi una posizione di [121] fianco rispetto al nemico invadente. Il Radetzky non era ancora così forte da avventurarsi nel Piemonte, lasciandosi alle spalle la rivoluzione, non ancora fiaccata. E poi la Francia avrebbe permesso che l'Austria diventasse sua confinante?

Ma che poteva aspettare il cavalleresco Re di Sardegna dagli Stati penisolani? Chi, dopo essere stato impassibile innanzi alle sue primitive vittorie, lo avrebbe sorretto nella sventura?

Per più di tre mesi tra l'Arno e le Alpi erano rimasti in armi ben 150,000 italiani e tra l'Isonzo ed il Mincio non più di 70,000 austriaci! Questo sia affermato innanzi alla storia, che terribile giustiziera tolse poi la corona a tutti quei principi che le sventure dell'impareggiabile Re di Sardegna, segretamente prepararono, e ne risero.

Non era la ragione del numero che nel '48 avversava l'Italia, ma una politica bieca, la quale impedendo agl'italiani di far massa contro Radetzky permetteva a Radetzky di allontanare i napoletani da Bologna, di battere i veneti tra l'Isonzo ed il Piave, i toscani a Curtatone, i romani a Vicenza, i piemontesi a Custoza, e di indurre Carlo Alberto all'armistizio di Salasco.

Soffermiamoci: a che seguire il Re magnanimo sul mesto cammino di Novara? La grande idea [122] italiana emigrava con lui nel doloroso esiglio di Oporto, ma composto il suo primo Eroe nell'avello, risorgeva, armata ed invitta nel pensiero del figlio per attraversar vincitrice i campi di San Martino.

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