XII.

Queste vicende insieme colla pietà ed il terrore destano nell'animo un senso di raccapriccio, dacchè, ne' due campi avversi, sulle labbra de' combattenti suonava la dolce loquela di Dante, di Santa Caterina e del Petrarca. Eppure quei vinti han sempre, di generazione in generazione, destata una simpatia istintiva, irresistibile; offerte inspirazioni ed ammaestramento. Se non altro vediamo in loro meglio delineata e colorita la fisonomia di questo nostro Comune singolarissimo. L'indole sua fu da Dante e dai cronisti paragonata con quella di Francia, nè il raffronto è una semplice figura rettorica. I Francesi, la grande nation, han sempre dato lo spettacolo di virtù straordinarie, eroiche, e de' più incredibili eccessi. Sono effervescenti, calorosi come il vino della loro Sciampagna. Il ne quid nimis, la giusta misura, l'aurea mediocrità non han mai fatto per loro. Ripensate alla grande rivoluzione, a Giovanna d'Arco e alla Saint-Barthélemy, al Marat, alle Crociate, a San Luigi, agli epigrammi del Voltaire, al Rousseau, a San Vincenzo de' Paoli e al Terrore, alle poesie ed ai romanzi di Vittor Hugo, alla rocca di Solferino, al Boulanger. Lo stesso può ripetersi, serbate le debite proporzioni, di quella cittadinanza vivace, mobile, irrequieta che bevve l'acqua di Fontebranda. Non vi è eccesso, e dite pure pazzia che non abbia commessa, nè bellezza peregrina ed eroismo, del quale non sia stata capace.

“Solinga dalle altre e in sè romita„ (come il Prati cantava) Siena, la rossa città, altiera e gentile, come una delle sue contadine leggiadre, dritta a guardare dai suoi poetici poggi, certa di esser bella ed ammirata, formò [182] un mondo a parte, che spesso per l'antico Senese era tutto il mondo. Nelle sue fazioni, nell'arte, nei costumi, nelle leggende, nelle sacre rappresentazioni, nel suo teatro, negli scrittori ha quasi un impeto lirico, romanzesco e fantastico; dalla satira più acuta corre alla malinconia più solenne; dalla commedia più gaia e scollacciata alla tragedia più cupa con rapidi, improvvisi, impensati trapassi. Siena eccede sempre, o, come i Senesi dicono, sforma; ma è bella e simpatica sempre, anche nelle sue ritrosie e ne' suoi sdegni. Guardate gli artisti. Eccedono nella conservazione de' tipi antichi, negli ornamenti, nella eleganza; ma nè il sapiente disegno della scuola fiorentina, nè lo sfolgorante colorito dei Veneti hanno la grazia carezzevole e tutta casalinga delle immagini senesi. Il Bazzi nol dirò senese di genio, come lo fu per adozione, perchè visse fra bertuccie, gatti, asini e barberi tanto che la sua casa parea l'arca di Noè, o per una supplica e una denunzia de' suoi beni ai magistrati della repubblica, “un orto che io ho lo lavoro, e gli altri ricogliono; un corvo che favella, che lo tengo, che insegni a parlare a un asino teologo in gabbia; un gufo; tre bestiacce cattive che sono tre donne„; nol dirò senese perchè i frati di Montoliveto l'avevano soprannominato il mattaccio (quanto a matti tutto il mondo è paese); ma per lo sfarzo, la dolcezza, le inspirazioni, la bizzarria de' suoi quadri, nonostante che la sua tecnica risenta dell'arte lombarda, egli che alla senese dischiuse nuovi e più larghi orizzonti. La pittura storica, allegorica, morale e filosofica in nessun'altra scuola, ebbe più ampia e più ricca espansione; i solitari della Tebaide nel Camposanto urbano di Pisa, l'assedio di Montemassi, la disfatta della Compagnia del Cappello nella sala del Mappamondo, la sala della Pace vel dimostrano; ma nelle scene più solenni ecco ad un tratto qualche stravaganza, la vecchia che fila nell'Annunziazione del Berna, il cane [183] che lecca un piatto e il gatto che lo punta, nell'ultima cena del Lorenzetti. Ora idealità paradisiache, ed ora particolari realistici, come un Giuda appiccato, putrefatto, e cogl'intestini fuori.

I novellieri senesi sono i più licenziosi ed i più delicati; dipingono la fanciulla che muore d'amore; e si ravviluppano nel brago della pornografia tanto da fare arrossire i pornografi moderni, se questi signori possedessero una prerogativa sì bella. Un umanista senese spinse l'entusiasmo pel latino fino a proporre che fosse insegnato alle balie affinchè i bambini si abituassero a balbettare sentenze di Tito Livio ed emistichi di Virgilio; Bernardino Ochino prima è il padre Agostino dei suoi tempi, eppoi uno degli eretici più audaci e sventurati, ed era nato, avvertite, nella stessa contrada di Santa Caterina; pei Sozzini Lutero e Calvino erano moderati e conservatori; le fazioni senesi sono le più intricate ed infuriate, l'assedio è, se non il più lungo, certo il più ostinato d'Italia; le miserie di Siena sono le più lacrimevoli, le sue feste le più popolarmente liete, fragorose e bizzarre. Narrano che Pietro Leopoldo, pregato dai Senesi a favore del Manicomio, rispondesse: chiudete le porte, e il manicomio è bell'e fatto. Ma oh che bel manicomio da fare invidia ai savi!

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