II.

L'anima tenera e dolorosa del Tasso contempla la natura, o meglio si abbandona subbiettivamente alle impressioni della natura: non ha la immaginazione attiva e dominatrice dell'Ariosto; ma sente anche nelle voci della natura la voce malinconica dell'umanità. È il poeta inspirato, e come inconscio, di un mondo lirico e sentimentale, che succede al mondo ariostesco del Rinascimento. Quindi, paragonato all'Ariosto, ci può parere monotono. Si sono dipinti nei loro versi. L'Ariosto: “Signor, far mi convien come fa il buono - Suonator sovra il suo strumento arguto - Che spesso muta corda e varia suono - Ricercando ora il grave ora l'acuto„. E il Tasso: “In queste voci languide risuona - Un non so che di flebile e soave - Che gli occhi e lacrimare invoglia„....

L'Ariosto è grafico e preciso, - il Tasso è suggestivo: il primo descrive pittorescamente, il secondo musicalmente, come più tardi lo Shelley e il Lamartine. Il Tasso, come i grandi musicisti, riesce incomparabilmente superiore a tutti i poeti del suo secolo nell'esprimere il vago, l'indefinito, e l'infinito, dei grandi spettacoli della natura. I cieli, le aurore, i pleniluni, le trasparenze primaverili, le malinconie delle foreste in autunno, i grandi silenzii meridiani, sono il suo incontestato dominio.

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È largo, luminoso, malinconico e solenne, come una Campagna romana di Claudio Lorenese. La sua Musa chiude un mondo, il mondo plastico del Rinascimento, e ne apre un altro, - il mondo moderno del sentimento lirico personale, e della musica. Certe ottave di Erminia sembran preludere a certe note del Freyschütz e della Sonnambula. È il vero fratello di Palestrina e di Pergolese.

E che dire delle sue adorabili donne? Paragonate ad esse, la maggior parte delle donne dell'Ariosto sono dei bellissimi e sanissimi animali. Dico la maggior parte, - chè sarebbe ingiusto dimenticare la soavissima Fiordiligi. Ma Erminia e Sofronia e Clorinda Gildippe e Armida! Come si riconoscono tutte al sorriso triste e fatale della passione, - allo sguardo umido e voluttuoso, alla smania del sacrifizio e della morte! Non sono bel marmo pario, ma carne e sangue vivente, - anime e cuori di vere donne.

La loro forza sta nella loro debolezza - (e non accade solamente alle donne del Tasso) - alcune sono idilliche ed elegiache, come Erminia; alcune poetiche e ideali, - fiere e tenere a un tempo, - come Clorinda; altre passionate e ardenti come Armida. Armida è creazione di gran poeta. Nella maga c'è la donna, - la donna perdutamente innamorata (già tutte le innamorate sono un po' maghe). Essa talvolta ha il grido di Saffo, di Didone, e di Fedra. “In Armida - dice il De Sanctis - si sviluppa tutto il romanzo di un amore femminile, con le sue voluttà, coi suoi ardori sensuali, con le sue furie, i suoi odii, le sue gelosie. Nessuno aveva ancora colta la donna con un'analisi così fina nell'ardenza e nella fragilità dei suoi propositi, e nelle sue contradizioni. La lingua dice: odio; e il cuore risponde: amo. La mano saetta, e il cuore maledice la mano.„ - Belle e giuste parole.

L'amore sensuale la fa delirare come Fedra: è una [247] bella e terribile malata. È giunta a quel grado di passione che fa dimenticare ogni rispetto, ogni riguardo umano; la dignità, la coscienza, il dovere, e la vita. Sembra dire anch'essa col poeta francese:

Oh laissez-moi sans trève écouter ma blessure,

Aimer mon mal, et ne vouloir que lui.

Fa pena a vederla, così supplicante, quasi con l'entusiasmo dell'avvilimento, trascinarsi a' piè di Rinaldo, e piangere e pregare:

O sempre, o quando parti e quando torni,

Egualmente crudele. . . . . . .

Ecco l'ancella tua! - d'essa a tuo senno

Dispon, gli disse; e le fia legge il cenno.

La passione, questo veleno, questo filtro di Medea che consuma visibilmente, è espressa in Armida con carattere nuovo e moderno. È di una verità tale, che noi riscontriamo i suoi sentimenti, talvolta le sue stesse espressioni, nelle lettere di donne reali che hanno patito e son morte del suo stesso male - nelle lettere di Eloisa, in quelle della Religiosa Portoghese, in quelle di Mademoiselle Lespinasse. Vi troviamo gli stessi accenti, stavo per dire gli stessi singhiozzi. Per esempio, in questo biglietto della povera Lespinasse, datato “de tous les instants de ma vie. Mon ami; ne m'aimez pas, mais souffrez que je vous aime toujours. Je souffre, je vous aime, je vous attends. Je vous aime comme il faut aimer - avec excès, avec folie, avec désespoir. Les battements de mon cœur, les pulsations de mon pouls, ma respiration, tout cela n'est plus en moi que l'effet de la passion„. È il grido di Fedra:

C'est Vénus tout entière a sa proie attachée!

È il grido d'Armida:

Solo ch'io segua te mi si conceda!

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