IV.

Il Rinascimento ci stupisce per la varietà dei suoi impulsi, per la moltiplicità dei suoi intenti, per la diversità dei suoi eroi. Epoca di gioventù, di azione e di audacia. Pensate ai grandi nomi che la illustrano - e che cosa vuol dire ciascuno di questi nomi! Brunellesco e Copernico, [253] il Magnifico e il Savonarola, Paracelso e Pico della Mirandola, Colombo e Michelangelo, Rabelais e l'Ariosto, Raffaello e il Machiavelli, Guttemberg e Leonardo da Vinci. Nel suo sforzo titanico abbracciò l'infinito nello spazio e nel tempo - completò la Terra, scuoprì il Cielo, creò le Scienze naturali, perfezionò le Arti, e morendo ci lasciò un divino dono - la Musica. Il Palestrina e il Tasso sono i due ultimi uomini del Risorgimento - e i due primi dell'Età moderna. Cantarono quando l'Italia agonizzava - e però la loro musica e la loro poesia sono così spesso bagnate di pianto. Come dal Tasso deriva tutta la letteratura lirica e personale, da Palestrina emana tutta la musica emozionante. Lo ha detto divinamente bene il più gran poeta di Francia:

Puissant Palestrina! vieux maître, vieux génie,

Je vous salue ici, père de l'harmonie:

Car ainsi qu'un grand fleuve où boivent les humains,

Toute cette musique a coulé de vos mains!

Car Gluck et Beethoven, rameaux sous qui l'on rêve.

Sont nés de votre souche et faits de votre sève!

Car Mozart, votre fils, a pris sur vos autels

Cette novelle lyre inconnue aux mortels,

Plus tremblante que l'herbe aux souffle des aurores

Née au seizième siècle entre vos doigts sonores!

Car, maître, c'est à vous que tous nos soupirs vont

Sitôt qu'une voix chante, et qu'une âme répond!

Che la nuova arte inaugurata dal Tasso tardasse tanto a dare degni frutti in Europa - che al Tasso tenesser dietro e trionfassero pei primi, gli imitatori ed esageratori dei suoi difetti, e alla Gerusalemme succedesse l'Adone, non è da farne carico a lui, vero e grande poeta - nè è certo colpa del Tasso se si esagerarono anche le sue qualità e al Sentimento subentrò il Sentimentalismo, che ne è la parodia e la negazione. Se si esagerò, specialmente dalle varie scuole romantiche, nella emozione, nell'entusiasmo [254] lirico, non cessa per questo di essere inumana e anche antiestetica la barbara teoria dell'Arte per l'arte. La decantata calma olimpica di alcuni poeti moderni ha dato frutti artificiali ed insipidi; nessuna opera di prim'ordine. Nella stessa opera poetica di Goethe, la parte viva e immortale è quella anteriore all'epoca in cui s'atteggiò a marmoreo Giove dell'arte. Dal Wallenstein a Atalanta, dal primo Faust al Don Giovanni, dal Prometeo alle Contemplations, da Atta Troll agli Idilli del Re, da Aurora Leigh all'Anello e il Libro, dalla Basvilliana ai Sepolcri, dai Canti di Burns ai Canti del Leopardi - tutte le opere che hanno segnato un avvenimento nella storia dell'arte moderna, sono calde di sentimento e di vita - la vita trasfusa loro dall'anima dell'autore!

E poi che cos'è in sostanza questa calma olimpica? Prima di tutto, come argutamente rispose un giorno Vittor Hugo, l'Olimpo è tempestoso e non calmo. - Gli olimpici infatti son passionati, battaglieri, hanno l'arco, la lancia, la clava, il fulmine.... tagliano teste, scuoiano gli audaci competitori con le loro mani immortali, si fanno trascinare dai Leopardi. L'Iliade è un'immensa tempesta, un divino tumulto in venti canti.

Nè vi è, in realtà, artista e poeta vero che nel momento della creazione, nel momento della divina visione interiore, per usare la bella espressione di Wordsworth, resti calmo ed indifferente. Accade allora nell'uomo come una trasformazione psichica; la mente acquista una lucidità, una rapidità di concezione fenomenale; si direbbe che il poeta sta a dettatura di un altro io che lo ispira. Ogni creazione porta un disequilibrio, nel suo misterioso e sacro momento. L'artista gelido farà sempre cose fredde e smorte: la vita nasce dalla vita; la fiamma deriva dal calore. Se non sentite nulla, potrete fare dei versi ben torniti e pittoreschi, della chincaglieria poetica, che sarà di moda per qualche mese, fors'anche per qualche anno, ma che [255] è destinata inevitabilmente e irreparabilmente a perire. Un poeta senza cuore e tutto cervello, è un animale mostruoso - mi ricorda le oche ingrassate artificialmente.... e almeno quelle ci danno i famosi pasticci.

Il predominio del sentimento sui sensi nella poesia di Torquato Tasso, la sua spiritualità, la sua malinconia, le sue mistiche aspirazioni, non si saprebbero spiegare, e ci parrebbero troppo fenomenali, nella terra e nel secolo dell'Ariosto e del Machiavelli, se un gran fatto storico contemporaneo non ce ne desse, almeno in parte, la chiave: dico il Rinascimento Cristiano, e la Riforma Cattolica, confermati poi dal Concilio di Trento. All'occhio spassionato degli stessi Protestanti, come il Macaulay - e degli stessi Razionalisti, come il Proudhon - quel gran movimento religioso ebbe immediate e durevoli conseguenze. Dalle sale del Vaticano all'ultima povera parrocchia dell'Appennino, la Riforma Cattolica fu sentita dovunque. Nella lotta terribile fra Cattolici e Protestanti, che durò tre generazioni, e nella quale fu adoprato ogni genere di armi, materiali e spirituali, ambe le parti posson ricordare grandi ingegni e grandi eroismi, grandi virtù e grandi delitti.

Il Macaulay osserva, nel suo bel saggio sul Ranke, che in cinquanta anni, a datare dal giorno in cui Martino Lutero rinunziò alla Comunione Cattolica, e bruciò la bolla di Leone innanzi alle porte di Vittemberg, il Protestantismo raggiunse il suo più alto ascendente - ma lo perdè presto, e non lo riacquistò mai. Gli è stato recentemente risposto che il Protestantismo, essendo storicamente e sostanzialmente critico e libero esaminatore, è in realtà in continuo progresso evoluzionario, e porta inevitabilmente al razionalismo, cioè alla negazione di ogni soprannaturale. Confessione abbastanza significante! Risposta più ingegnosa e sofistica, che convincente! [256] Quando si oppone il Protestantismo al Cattolicismo, s'intende sempre, e così intese lord Macaulay, parlare di due Comunioni Cristiane, credenti ambedue nella stessa Rivelazione. Altrimenti, si potrebbe dire che certi nostri vecchi italiani erano Luterani cent'anni prima che nascesse Martino Lutero....

L'Italiano, per sua natura, quando non è Cattolico, è indifferente, o razionalista: e perciò la Riforma in Italia non attecchì mai, nè poteva attecchire. Chi nel Rinascimento aveva conservato la sua fede religiosa, desiderava, come il Savonarola, la riforma della morale e della disciplina; ma non già del domma e della dottrina Cattolica - mentre gli irreligiosi, come il Machiavelli, non credevano alla Chiesa, ma senza odiarla. Guardavano alla religione cattolica con occhio di artisti o di politici.

A ogni modo, la Riforma Cattolica, nella seconda metà del secolo XVI, fu di una indiscutibile efficacia - e non vale evocare i Gesuiti e l'Inquisizione per scemarne la portata e i benefizi reali. Paragonate Filippo Neri, e Carlo Borromeo, e Francesco Saverio, ai prelati e cardinali del tempo del Borgia e di Leone X, e vedrete che abisso di differenza! - Il Paganesimo, nelle idee e nella vita, ebbe allora un colpo di grazia - e fu quindi possibile la ispirazione religiosa, il raccoglimento spirituale, e l'entusiasmo lirico del Palestrina e di Torquato Tasso.

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