V.

E quanto alla Poesia, ricordiamoci sempre, o Signori, che il primo, il vero, l'insuperato Rinascimento, è in Dante. Dopo lui, non c'è progresso. Come hanno potuto alcuni critici recenti affermare che il Sentimento della Natura e il Sentimento umano cominciano nella nostra poesia col Petrarca? Tutte le volte che Dante dipinge scene naturali, dal cielo stellato alle pecorelle, dal turbine a un uccellino, rimane insuperato non solo dal Petrarca, ma da quanti poeti hanno cantato in Italia per cinque secoli. Solo il Leopardi, qualche rara volta, gli si avvicina. Dante rimane il tipo del vero umanista; perchè adora l'antico, ma non abdica mai nè la sua fede, nè la sua epoca, nè la sua personalità. Egli solo nel suo tempo è grande poeta e grande scienziato - dopo lui la poesia e la scienza fanno in Italia un deplorevole divorzio. Nè si ripeta la solita storia delle dissertazioni teologiche. Dante è sommo e unico non per, ma malgrado i suoi Canti teologici.

E il Sentimento umano? Non solo egli lo espresse in modo sovrano prima del Petrarca; ma espresse tutti i sentimenti umani: talmente che anche oggi, dopo tanti secoli, non possiamo in questo paragonargli nessuno, almeno in Italia. Pensate! Manfredi, Casella, Piccarda, Farinata, Pier delle Vigne, Buonconte, Sapia, Francesca, Ulisse, Ugolino, Filippo Argenti, Sordello, Romeo!

.... “Ma le soavi, divine elegie del Petrarca, ma il colorito del Poliziano....„ Benissimo, - ma in Dante c'è ogni cosa: è una sinfonia orchestrale dove c'è l'organo solenne, e il violino appassionato, e le note ardenti della tromba di guerra, e i sospiri del flauto. Quando Dante è elegiaco, è più soave e più patetico di tutti i Petrarca del mondo - quando Dante colorisce, non gli son paragonabili [192] che Tiziano e Velasquez - e nei sinistri crepuscoli; o nelle tragiche tenebre, Rembrandt.

I quattro Classici!!... Ma fra Dante, e il più grande degli altri tre che è l'Ariosto, ci sarebbe posto almeno per altri due o tre poeti. Di Dante può dirsi ciò che il Petrarca cantò della Vergine:

Cui nè primo fu, simil, nè secondo.

Per trovargli un compagno, bisogna uscire d'Italia - e non ne troviamo che uno: Guglielmo Shakespeare.

E come impallidisce anche tutta questa Lirica del Quattrocento, paragonata a certi accenti lirici della Vita Nuova e del Purgatorio, non solo come sentimento e immagini, ma anche come pura forma poetica! Dante resta incomparabilmente primo anche come artefice di versi nel tecnicismo del ritmo, come stilista. Ha certe audaci e felici inversioni, certi effetti di colore e di suono, da fare impallidire i più consumati maestri della parola poetica, da Goethe a Victor Ugo, dal Foscolo a Tennyson, dallo Shelley al Carducci.

Perchè notate, o Signori, che nei poeti del Quattrocento, accanto a versi bellissimi, a strofe perfette, trovate versi deboli o manierati, l'epiteto ozioso e insignificante, la zeppa: un lavoro di mosaico e di tarsia, dove manca la pastosità del cemento, il magistero dell'artista sommo che sa dir tutto, e tutto bene, e sempre bene.

Ah! se insieme ai tanti, ai troppi, commenti filologici, filosofici, teologici, storici, archeologici, che abbiamo della Divina Commedia, ne avessimo uno estetico; si vedrebbe come i caratteri essenziali dell'arte moderna, il naturalismo, la malinconia, la passione, son caratteri essenziali della poesia Dantesca - e come Dante, nonostante la sua scolastica e la sua teologia, è il più moderno di tutti i poeti italiani. E si deplorerebbe che i poeti che gli succedettero, invece di svolgere quel che era in germe nel [193] Divino Poema, si ostinassero nella sistematica riproduzione delle forme grecolatine. In Dante era l'ode, l'eloquenza, la satira politica, sopratutto il dramma. Non vi si badò. Si preferì di copiare Ovidio e Terenzio, il Decamerone e il Petrarca - e si ebbero due secoli di Canzonieri noiosi, di laide Novelle, e di Commedie copiate. E tutta questa roba si chiama anche oggi letteratura classica e se ne infarciscono le Storie letterarie e le Antologie per le scuole: certe storie letterarie, certi Manuali, dove si parla a lungo del Segneri e non è neppur rammentato il Savonarola - dove si parla diffusamente e si danno estratti della Tancia, e non è neppur ricordato Carlo Goldoni; perchè il Savonarola e il Goldoni scrivono in cattiva lingua.... Tanto è vero che da noi, per troppo amor della lingua, si perde spesso il cervello.

Ho detto che anche come artefice di verso, Dante è superiore a tutti i poeti del Rinascimento, non escluso il Petrarca.

Mi basti ripresentare alla vostra memoria e alla vostra ammirazione i versi descriventi la fiamma che parla, il gemito di una testa recisa, le piante animate e sanguinanti, le trasformazioni di uomo in serpente, l'uccello mattutino, le pecorelle che escon dal chiuso, l'anima che si dilegua cantando, i versi sull'ora del tramonto, quelli sull'alba di maggio....

E le note di suprema malinconia, i versi patetici, com'egli solo sa fare?

Deh, quando tu sarai tornato al mondo,

E riposato della lunga via....

Ricorditi di me che son la Pia.

Indi partissi povero e vetusto.

E se il mondo sapesse il cuor ch'egli ebbe

Mendicando sua vita a frusto a frusto

Assai lo loda e più lo loderebbe.

[194]

Ed è lo stesso poeta che ha scritto:

Quand'ebbe detto ciò, con li occhi torti

Riprese il teschio misero co' denti

Che furo all'osso come d'un can forti.

e:

A te sia rea la sete onde ti crepa

. . . . . la lingua e l'acqua marcia

Che il ventre innanzi agli occhi sì t'assiepa.

E i versi passionati, dai primi, incerti, deliziosi sogni d'amore, fino all'ebbrezza, fino al delirio?...

Quanti dolci pensier, quanto desio,

Menò costoro al doloroso passo!

. . . . . . . . . . . . .

Questi, che mai da me non fia diviso,

La bocca mi baciò, tutto tremante....

È un grido umano, che cuopre e soffoca tutti i melodici sospiri per tutte le Laure dei cento Canzonieri italiani.

Se la parte scolastica e scientifica della Divina Commedia ci apparisce un po' come natura morta, tutta la parte umana e poetica è immortalmente giovine e viva: perchè la scienza è progressiva, e perciò ha sempre un valore relativo, - ma la Poesia (la vera Poesia) è assoluta, e perciò inalterabile. Copernico offusca Tolomeo, Cuvier eclissa Buffon, Darwin eclissa Lamarke, - ma Dante non scema d'un raggio l'aureola sfolgorante d'Omero - nè Shakespeare attenua di un grado la gloria sovrana di Eschilo. Nè tutti gli splendori del Rinascimento, dal Petrarca all'Ariosto, nè tutta la grande poesia moderna da Goethe al Leopardi, offusca minimamente la gloria trascendentale della Divina Commedia.

[195]

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