III.

E che dire della gran piazza di San Pietro, tutta opera del Bernini? Lo Shelley scriveva: “Più vedo San Pietro e più mi sembra inferiore alla sua fama; ma la piazza è stupenda.„ E il Taine: “Non v'è una piazza eguale, o solamente [392] comparabile a questa, in tutta Italia e in tutta Europa. Nessuna bellezza più solida, più sana di questa: il nostro Louvre, la piazza della Concordia non sono al suo confronto che decorazioni da Opera. Essa monta leggermente, e si abbraccia tutta in un colpo d'occhio. Due superbe colonnate in triplice linea la cingono con la loro curva. Un obelisco nel centro, e ai lati due fontane che agitano i loro pennacchi di schiuma popolano soli la sua immensità.„ Ma l'interno della grande Basilica apparve al Taine come allo Shelley, al Ruskin ed al Symonds, una enorme combinazione di effetti barocchi: grandiosa ma teatrale, possente ma enfatica. “Una grande opera architettonica dev'essere, dice il Taine, una parola sincera, come un grido che esprima immediatamente un sentimento.„ E il Taine ha ragione: ed è anche innegabile che il carattere cristiano di dolore e di sacrifizio è meglio espresso dai chiaroscuri, dalle tenebre mistiche, dai vetri colorati, dalle selve di colonne e di guglie di una cattedrale gotica; che, senza uscir d'Italia, come opere d'arte una e omogenea, Santa Maria del Fiore, San Marco di Venezia, il Duomo di Pisa, il Duomo di Milano, son superiori al San Pietro. Ma guardiamo San Pietro da un altro punto di vista. Non vi cerchiamo nè i terrori, nè le mistiche tenerezze della Chiesa militante e sofferente: [393] cerchiamoci invece lo splendore e la magnificenza della Chiesa trionfante e cattolica; e allora essa ci apparirà, come apparve a Byron e a Chateaubriand, a Browning e a Hawthorne, la vera Cattedrale del mondo. Anch'essa ha una parola sincera, esprimente un sentimento vero: solamente, questa parola, questo grido, non sono un Miserere, o una profetica lamentazione - ma un glorioso Te Deum espresso in pietra ed in marmo, in oro ed in bronzo.

La grande basilica sembra sorridere ai suoi critici, nella sua calma serenità; e dire per tutta risposta: “Guardatemi!„ e ridirlo con una continua, insistente ripetizione: “Guardatemi, guardatemi bene, in silenzio, senza preconcetti e senza prevenzioni, e poi giudicatemi!„

In certe giornate di rito solenne essa ci appare sovrumanamente sublime - per esempio quando la sua immensità è piena e animata dai canti liturgici del Palestrina - o nella notte di Natale, o per Pasqua di Risurrezione. Eccola descritta dal poeta di Christmas-Eve and Easter-Day, appunto nel giorno di Pasqua:

“Che cosa è questa mole che si eleva su colonne di prodigiosa larghezza? È realmente sulla terra, questo stupendo Duomo di Dio? Il metro misuratore dell'Angiolo che, gemma per gemma, numerò i cubiti della Nuova Gerusalemme, lo ha [394] forse misurato, e i figliuoli dell'uomo hanno eseguito ciò ch'egli delineò? - disponendo così in giro i fusti del colonnato, che apre le grandi braccia come invitando l'umanità a cercare un rifugio in questo tempio?... A quest'ora io vedo la intera Basilica piena e vivente come un popoloso alveare. Uomini ai balaustri, nel centro, nelle navate; uomini sugli architravi delle colonne, sulle statue, sulle tombe che chiudono papi e re nel loro grembo di porfido - tutti ansiosamente aspettando il momento della consacrazione dall'altar maggiore: perchè, vedete, il gran momento è vicino in cui al più puro fromento della terra si mescola il cielo: i grandi ceri palpitano, le enormi spire di bronzo sollevano più superbo il baldacchino; i respiri dell'incenso finora compressi, esalano in nuvole; l'organo muggendo e trascinandosi in bassi suoni, trattiene la voce possente come se il dito di Dio lo acchetasse, sfiorandolo; ed ecco, al suono argentino del campanello, il pavimento improvvisamente è coperto dalle facce adoranti della moltitudine prosternata.„

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