V.

Subito dopo le prime opere del Bernini, e lui ancor vivente, il barocco trionfò, divenuto un contagioso delirio, nelle lettere, nelle arti e nella vita: nei poemi, nei drammi, negli edifizi, nelle statue, nei quadri, nel lusso, negli spettacoli, nelle mode, nelle questioni d'onore, nel cerimoniale, a Corte, in chiesa, nei conventi, in casa, dappertutto. Chiese e palazzi a piante poligone, come il San Francesco di Paola in Milano, che rappresenta un violoncello; colonne festonate e bistorte, un perpetuo aborrire dalle linee rette, ondulazioni che danno il capogiro, come se i marmi patissero di convulsioni; frontispizi rotti, e sul loro pendìo santi e angeli coricati; figure sedenti sui cornicioni a gambe spenzolate, che è una passione a vederle....

Fu allora che i cantanti si cominciarono a chiamar virtuosi, e Ferdinando di Mantova spese per una bella virtuosa quanto aveva ricavato dal vender Casale! Il macchinismo teatrale era veramente prodigioso nel suo barocchismo. Nel 1648 nel giorno natalizio di Madama Reale in Torino [400] si rappresentò il Vascello della Felicità. - “Allo scuoprirsi della sala regia, con musica strepitosa comparvero in Cielo gli Dei propizi, ciascun dei quali cantava un recitativo, a cui rispondeva il coro: venivan poi gli Elementi, simboleggiati l'acqua in un vascello, in un teatro la terra, nel Mongibello il fuoco, nell'iride l'aria. Ed ecco il palco riempirsi d'acqua a guisa di mare, e un vascello lentamente inoltrarsi portando a prora un ricchissimo trono per la Corte; ai lati di qua e di là gli stemmi delle provincie soggette al duca di Savoia, e in mezzo una tavola per cinquanta persone, che invitate dal dio del mare furon servite di sontuosa cena dai Tritoni portanti le vivande sul dorso di mostri marini.„ (Cantù, Storia di Milano. Vol. III).

Dopo le prediche del P. Orchi un esempio veramente unico, il colmo del barocchismo dell'epoca, ce lo danno i libri sulle questioni d'onore, sul punto d'onore, come dicevano. In uno di quei libri intitolato Conclusioni del duello e della pace, evangelisti della umana reputazione, le cui parole servono ad empire di tanti dogmi di fede d'onore i margini delle cavalleresche scritture, si comincia da sottili definizioni dell'onore e delle sue opere, e se stia nell'onorante o nell'onorato; altrettanto si fa dell'ingiuria, considerata nella qualità, quantità, relazione, azione, passione, tempo, luogo, [401] moto, distinguendo le ingiurie voltate, rivoltate, compensate, raddoppiate, propulsate, ritorte, necessitate, volontarie, volontario-necessitate, e miste. Suprema era la dottrina del carico, cioè dell'obbligo di risentirsi, ributtare, ripulsare, provare, riprovare; ed era aforismo che il carico alcune volte nasce dalla ingiuria, ma non mai l'ingiuria dal carico. Altrettanto si sottilizza nel distinguere e definire l'inimicizia e il risentimento; e qui figurano la vendetta trasversale, il vantaggio, la soperchieria, l'assassinio. Cardine di questa scienza era la mentita, la quale può essere affermativa, negativa, universale, particolare, condizionata, assoluta, privativa, positiva, negante, infinitante, certa, sciocca, singolare; generale per la persona, generale per l'ingiuria, generale per l'una e per l'altra; cadente sulla volontà, sulla affermazione, sulla negazione; valida, invalida, sdegnosa, ingiuriosa, suppositiva, circoscritta, coperta, vana, nulla, scandalosa; vera, data veramente, falsa, data falsamente; ve n'ha di legittime, ve n'ha d'impertinenti o ridicole, o disordinate, o universali di cosa particolare, o particolari di cosa universale.... (V. Cantù - Storia degl'Italiani, Vol. III). E credo vi basterà.

Questo punto d'onore e le leggi del cerimoniale e dell'etichetta intralciavano tutti gli affari di Stato e di municipio. Muore in Napoli una Principessa [402] nel 1658, e le esequie sono impedite da Commissari regi, perchè ha stemmi e insegne da più del suo grado; e bisogna deporre in disparte il cadavere, finchè arrivino le decisioni da Madrid! A una solennità, il vicerè si leva indispettito di chiesa, perchè vede posare due cuscini sotto i piedi dell'Arcivescovo, che avea diritto a un cuscino solo. Ottantadue anni contesero ai tribunali e nei libri Cremona e Pavia, qual delle due dovesse avere il passo su l'altra; finchè il Senato di Milano “dopo gravissima consideratone ed maturità de consilio„ decise.... di non decidere nulla. Contagiosissimo esempio, e fedelissimamente imitato anche da altri Senati!

Vien da ridere a pensare all'effetto che dovean fare su questi schiavi dell'etichetta, del lusso barocco, e del sussiego spagnuolo, le selvaggie abitudini dei principi Moscoviti, quando passavan d'Italia.

In un recente libro di Francesco Pera, intitolato Curiosità Livornesi, si legge una Relazione sugli Ambasciatori Moscoviti in Livorno che è una delle più curiose Curiosità del volume. L'ambasciata si componeva di trentadue persone; ma i veri capi eran due: il gran Principe, bel vecchio di settant'anni, e il Segretario dell'Ambasciata. Fra i componenti il corteggio vi è un Papasso che porta sempre attaccato al collo un [403] gran tabernacolo con le immagini della Madonna e di San Nicolò, da cui volevan le grazie per forza, sino a frustarne l'effigie se non le ottenevano. Mangiavan tanto caviale, anche fuori dei pasti consueti, che di dove passavano lasciavan traccio così acute, da dovere adoprare potenti profumi per dissiparle. Erano avarissimi. Agli schiavi del Bagno che andaron loro incontro per festeggiarli “con pive e strumenti alla Turca„ dettero in tutti quindici crazie; e ad altri musicisti che si trattennero assai suonando e cantando sotto le loro finestre, due paoli. Invitati a pranzo da Sua Eccellenza il Governatore, vedendo che questi mangiava la minestra col cucchiaio, essi non assuefatti a quell'arnese, la prendevano con le mani, poi la mettevan nel cucchiaio, e quindi in bocca. Ecco un saggio di barocchismo.... gastronomico moscovita. Nè, quasi cent'anni dopo, i Reali di Russia erano meno selvatici e primitivi. Pietro il Grande mentre disciplinava eserciti, fondava scuole, dettava codici, organizzava tribunali, edificava città nei deserti, congiungeva mari distanti per mezzo di fiumi artificiali, tracciava strade di migliaia di miglia, e creava uno dei più potenti Imperi del mondo, viveva nel suo palazzo come un maiale in una stalla. Racconta il Macaulay che quando lo Czar era ospitato da altri Sovrani, lasciava sempre [404] sulle tappezzate pareti e nei letti di trine e velluto “non dubbi segni che vi era stato un selvaggio„. La principessa Wilhelmina di Prussia scriveva: “Oggi lo Czar ha voluto prendermi in collo, e mi ha baciata in modo da spellarmi il viso con la sua barba di tre giorni.„ La Czarina lo accompagnava con un corteggio di quattrocento dame in ricchissimi e sudicissimi abiti. Queste dame d'onore facevano il bucato, cucinavano, facevano anche qualche altra cosa.... In una adunanza di gran cerimonia, alla Corte di Berlino, lo Czar alla vista della bella e grassissima duchessa di Magdeburgo, non sa più contenersi, la prende fra le braccia.... ma basta, è cosa troppo.... Samoieda, per insistervi sopra.

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