VIII.

I delitti stessi sembrano in quell'epoca funesta assumere qualcosa di strano, di raffinato, stavo per dire di barocco... Chi non ricorda la storia di Virginia de Leyva, di Lucrezia Buonvisi, del Monaldeschi? Chi non ripensa con fremiti d'orrore al terribile lusso di supplizi in quel tempo, a quel che patirono i poveri Untori, alle migliaia e migliaia di streghe - cioè di innocenti - torturate e arse vive? e a quei pedanteschi e diabolici libri di Martino del Rio e di Giacomo Sprenger - Le [415] Disquisizioni Magiche - Il Martello delle Streghe, che costarono più vite umane di tutte le guerre napoleoniche? Come nota abbastanza caratteristica, ecco un passo del Diario del Ghezzi, citato dall'Ademollo nel suo libro delle Giustizie a Roma.

“Quando un condannato moriva in carcere, la sentenza si eseguiva sul cadavere: ma ad evitare quanto fosse possibile questo caso, pei condannati in procinto di morte naturale si affrettava il supplizio e si mandavano al patibolo anche moribondi, facendoli portare in una sedia d'appoggio con stanghe, da uomini mascherati, e si tiravano su per la forca con le girelle.„

Che dire degli uomini mascherati in una processione funerea? Nè si creda che fosse una maschera purchessia, tanto da celare il viso. “Un giovane che non voleva acconciarsi a morire, scrive lo stesso Ghezzi, fu trascinato sopra la carretta, perchè si era indebolito; e dietro gli andavano due mascherati, con maschere di traccagnino et abito di pulcinella, con girelle e corde per tirarlo sul patibolo se bisognava.„ Pare però che quella volta non vi fosse bisogno dell'aiuto dei pulcinelli.... Peccato per altro che si fosse in quaresima! Se invece era di carnevale, i pulcinelli dal patibolo potevano andare a far baccano nel Corso senza cambiar di vestiario.

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Cristina di Svezia è un tipo di donna che riassume tutto lo stravagante, l'ingegnoso, il ridicolo, il pomposo, il falso, il barocco e il crudele di quell'epoca: dai suoi primi studii, alla sua conversione e ingresso trionfale in Roma; dal freddo e barbaro assassinio di Monaldeschi, alla sua morte teatrale. Piena d'ingegno, di spirito e di dottrina - un po' gobba e calva - nera come una talpa - superba come Lucifero - intrigante e prepotente, simulatrice e sfacciata - omicida e devota - un vero maschiaccio, come la chiamavano i trasteverini. E che avesse più aria di maschio che di femmina, lo attesta un ammirabile busto di lei, scolpito dal Bernini, e che si vede in Firenze in casa del marchese Piero Azzolino. - E dire che il povero Bernini; moribondo, supplicò che si facesse pregare per lui da S. M. la regina Cristina di Svezia “stimando, diceva, che quella gran signora avesse un linguaggio suo particolare con Dio, da essere sempre intesa„. (V. Baldinucci). Questo è veramente il re dei colmi: il Bernini morente che spera nella intercessione e nei meriti di Cristina di Svezia, e nel volapuk di questa nuova santa col Padre Eterno!...

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