III.

O io m'inganno, o per questi e altri aneddoti ch'ei racconta a diecine, ma non importa io ripeta, spicca l'indole sua; e tale l'indole dell'uomo, tale l'opera dell'artista: e dico artista, sebbene vi sia chi non voglia adoperato questo nome in proposito del Goldoni; ma di ciò più tardi. Egli non sfiorò, fu scritto di lui, se non la superfice della vita: ed è giusto; di qui, le sue commedie stupende ma tenui, alle quali non è da chiedere una troppo acuta analisi dei sentimenti, nè una profonda occhiata dentro alle latebre del cuore umano. Di qui, i suoi personaggi viziosi talora [219] non malvagi mai, e l'indulgenza ond'egli pare mirarli e cuoprirli. Quel Brighella rubicchia (non dico ruba, perchè la parola troppo cruda spiacerebbe al Goldoni) rubicchia spesso: quella Colombina accetta e qualche volta chiede la mancia per portare le ambasciate a Rosaura; il Goldoni ha l'aria guardandoli di susurrare tra sè e sè: debolezze umane e solo Dio senza difetti. Quell'istesso Don Marzio che comincia col calunniare e finisce col far la spia non può dirsi malvagio; è spensieratamente linguacciuto, è, sì, proclive, all'opposto del Goldoni, a vedere il male dappertutto, per viziata consuetudine dello spirito; ma non sparla, non calunnia, non denunzia per desiderio di nuocere; fa il male ma senza proporselo: tanto è vero che dei molti ravvedimenti finali, con cui il Goldoni si sbriga spesso dello scioglimento, il suo è de' meno inverosimili; tanto è vero che quando il Voltaire, il quale scrivendo La Scozzese ricordò indubbiamente la Bottega del Caffè, come avvertiva già il Lessing, se volle sfogare il livore antico contro il giornalista dell'Année littéraire e far sì che non reggesse ad ascoltare tutta intera la commedia in platea, dovè per mutare Don Marzio in Frélon dare agli atti di lui la maligna ponderazione dell'animo reo.

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Sgorga finalmente dalla gioconda natura del Goldoni, la perenne giocondità di cui sono impregnate le sue commedie; anche le più deboli, quelle la cui tela è più e troppo sottile, o nelle quali i caratteri sono appena sbozzati; anche le poche che il pubblico volle, nate appena, sepolte. Anche l'Amante militare, il Poeta fanatico, la stessa Erede fortunata han scene rallegrate da quella spontanea comicità, con la quale altre più felici commedie di lui, cencinquant'anni dopo che furono scritte, vincono la ostentata musoneria di questa fine di secolo.

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