IX.

Ma nè la comicità nè la umanità de' caratteri avrebbero bastato, io credo, a serbar sulla scena tante fra le commedie goldoniane (del Molière non se ne recitano più che due o tre) se non era il dialogo efficace, rapido, gaio, court, vif et précis secondo lo giudicarono in Francia sin da oltre un secolo. Non parlo, s'intende, delle commedie in dialetto; delle quali poche oggi rimangono sul teatro e troppe meno di quelle che lo meriterebbero. Lasciate pur che il Baretti si sfoghi a chiamarlo barbaro; indaghi o ricordi egli a che ne fosse il dialogo comico italiano quando il Goldoni incominciò a scrivere e quali ei potesse averne buoni modelli sott'occhio. Le [236] commedie di Jacopo Nelli senese chi le conosceva? Pochi in Toscana, fuor di Toscana pochissimi; il Goldoni no, ma il Baretti neanche. La Mandragora, lo so: ma eran passati due secoli, mutate certe forme del dire, certi atteggiamenti alla nuova e più varia commedia non convenivano; ne' ghiacciati serbatoi di riboboli, custoditi da altri cinquecentisti, il Goldoni non frugò e fece bene: e sgonfiate da sè le vesciche del Cicognini sui cui volumi aveva palpitato da ragazzo, aspettò di fabbricarsi più tardi, e sempre da sè, lo strumento eccellente che gli servì così bene ogni volta che ne usò libero, non impastoiato cioè dalla rima o dal metro. Strumento il quale pare egli morendo spezzasse: chè dialogo comico, efficace, rapido, gaio come quello, non se n'è più scritto, ch'io sappia, in Italia. E forse una delle ragioni per le quali, dopo il Goldoni, l'Italia non ebbe e non ha teatro da rivaleggiare col francese è questa: che gl'italiani colti non son punto tra di loro in accordo su ciò che abbia ad essere il dialogo comico. S'è durato mezzo secolo a levare a cielo il dialogo del Nota freddo, artificiato, l'opposto insomma della spontaneità e della disinvoltura, intanto ch'era moda lamentare il Goldoni non avesse scritto un po' meglio; e i lamenti non cessano e alcuno rammaricava ieri che il Goldoni non possedesse la fiorentina spontaneità di Giovan [237] Battista Fagiuoli. A' tempi del Goldoni le citazioni de' libri non letti non dovevano essere in uso; gli avrebbero fornite nuove fonti di comicità; usano bensì oggi, e coloro che del dialogo del Fagiuoli lodano la spontaneità, le commedie di lui non le hanno lette di certo; di ciò non gli accuso: minor fatica il tirare l'alzaia, ma la citazione è un di più.

Spontaneo il dialogo del Fagiuoli sì, quando parlano in vernacolo i popolani: or ecco come parlano gli altri; e poco importa sapere di che si tratti:

“La bontà che per me avete vi fa così favellare; e godo in estremo che Leonora che in vostra casa supposi all'improvviso eternamente defunta, nella mia consolata e lieta sen viva, da mentito funerale sia passata a vero sposalizio e che quelle faci che non ardì di accendere che per finzione la morte, fedele e sincero le abbia accese Imeneo.„

Qui, come ognun vede, non v'è di spontaneo altro che le metafore.

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