VIII.

E tra figure e profili, il teatro goldoniano ne contiene più che centocinquanta. Spiego una mia parola: profili. In Italia si va generalmente alla lesta nel parlar di caratteri; il ciarlone, per esempio, un carattere, il pedante un altro carattere. Adagio. Il burbero benefico, Sior Todaro brontolon, La donna capricciosa, La putta onorata, [233] Il maldicente, Mirandolina, Il bugiardo, e via dicendo, io li veggo interi in piedi innanzi a me, conosco tutte le loro consuetudini morali e dovunque io li conduca, qualunque sia la condizione nella quale si trovano, indovino ciò che faranno e diranno. Ma il ciarlone, il pedante io non li veggo che da un lato; nè so di loro più di quanto essi stessi mi dicono. Così il ciarlone può essere un eccellente padre di famiglia e può essere un libertino: il pedante un galantuomo specchiatissimo e un furfante di tre cotte. Il loro difetto non è di quelli ne' quali tutta l'indole si foggia o che tutta foggiano l'indole d'un uomo. Il Goldoni li traccia maestrevolmente questi profili, ma essi non basterebbero soli a tener vive nè la sua fama nè le sue commedie.

Ben altra cosa i caratteri; alcuni de' quali rivelano nel Goldoni non soltanto l'osservatore felice ma l'artista paziente. Perchè s'è troppo detto e creduto che le commedie gli fluissero sotto la penna.... Sì, cominciò una volta con lo scrivere “atto primo scena prima„ senza sapere dove andrebbe a finire; ma fu una volta sola.... e fece l'Incognita. Sì, scrisse sedici commedie in un anno, fecondità portentosa: ma tra le sedici ci sono anche Il giuocatore, L'erede fortunata, L'adulatore, Il cavalier di buon gusto. Chi ha in pratica il suo teatro, a quel modo che s'avvede [234] della facilità sua nell'immaginare le favole, le quali nulla hanno mai di artificioso o di stentato, anche s'avvede della cura ch'ei pone nel tratteggiare i caratteri; ed è mirabile l'acutezza con cui egli scorge e tratteggia le gradazioni di una stessa passione, di un vizio medesimo: testimoni i Rusteghi, testimoni gli avari de' quali egli ha raffigurati parecchi e sempre con lineamenti diversi; mirabile l'acutezza con cui egli scuopre e palesa le affinità di due vizi e le sfumature onde sono e separati e congiunti, e i fatali pendii per i quali l'uno degrada nell'altro. Così, per non addurre che pochi fra i moltissimi esempi, l'adulazione diviene abito di menzogna, la maldicenza tocca da un lato lo spirito di contradizione, la calunnia dall'altro, l'avarizia diviene cupidigia e la cupidigia conduce all'usura ed al furto.

Ma io parlo di vizi; quante oneste figure di uomini, quante leggiadre figure di donna! Il Guerzoni scrisse che nessuna delle donne del Goldoni è artistica e tutte quante si posson distinguere in due categorie; le casareccie e le ghiribizzose col capo cioè agli spassi e a' pettegolezzi. Anche lasciando stare la curiosa singolarità de' loro nomi, queste categorie non mi persuadono; in quale collocheremo Mirandolina che fa la ghiribizzosa [235] per divenir casareccia, in quale la Giannina del Curioso accidente che casareccia non è perchè scappa di casa, e ghiribizzosa non può essere perchè è innamorata. E in quale Zelinda? E in quale quella putta onorata, Bettina, che è de' più alti e forti caratteri femminili di tutti i tempi e di tutti i paesi?

Share on Twitter Share on Facebook