II.

Signori, un secolo e settant'anni sono passati dalla prima pubblicazione della Scienza Nuova, e gli uomini politici brancolano ancora tra gli espedienti e la casistica come se fossero ancora ne' Consigli di Giovanni Bottero o nella Corte di Baldassare Castiglione. Che sarà domani? Chi, quale partito vincerà alle urne? Il papa consentirà o no aiuto al Governo? Qual'è l'avvenire dell'Italia in Africa? L'invocazione ufficiale di Dio porta vittoria? Il programma vero, concreto, vittorioso, come dev'esser fatto, da chi, dove, a Palermo o a Roma? E quali i contraccolpi che gli potranno venire da Parigi, da Berlino, da Londra? I repubblicani, i socialisti, gli anarchici, tutte le utopie non si affacciano in nome di una felicità di cui i filosofi indicano la porta, e i sacerdoti custodiscono la chiave? Nessuno risponde: voi restate come le mummie di Ruisch dopo l'ora dell'anno secolare, e il libro degli eventi resta innanzi a voi suggellato come prima. Voi non sapete se gli accorgimenti del più astuto saranno meno fortunati della pietra del primo monello. [356] Che fosse una povera illusione la filosofia della storia? e perciò avviene che chi più la studia si trova meno veggente del primo avvocato che afferra il timone dello Stato?

La leggenda del genio incompreso è finita per sempre; ma potrebbe esser finita la credibilità della filosofia della storia. E questo non è vero: centosettant'anni sono appena l'infanzia di qualunque scienza; e pure il moto della filosofia della storia è stato sì rapido che da essa è già nata la Sociologia. Con questo nuovo nome voi potete - se mai - travestirla, non già negarla; e Comte nascerà dopo Vico, come Vico dopo tutto il moto del rinascimento.

Se il domani vi sfugge, non per questo negherete la logica de' fatti umani. Di molte scienze, sulle quali sono corsi due millenarii, le applicazioni sono tuttora difficili; e se il cervello dello scienziato oscilla innanzi ai profili incerti di molti fatti, quelle scienze sopravvivono alle oscillazioni ed agli errori. Se voi sapeste i coefficienti e gli esponenti certi di molti fatti umani; se la critica storica - nata anch'essa dopo la filosofia della storia - potesse sorprendere vivi certi segreti di gabinetto, certi arcani di Corte e di Curia, certi motori invisibili; voi vedreste il domani come gli astronomi. Ed occorre altresì la qualità della mente osservatrice: innanzi al fatto si vuole [357] occhio d'aquila per vedere prima e dopo: mentre il pedante ripete i luoghi comuni della metafisica e del positivismo e sdottoreggia in astratto, il fatto gli passa innanzi irridendolo. Il grande osservatore è sempre qualcuno che sta fuori della scuola, e sdegna le categorie. Come il vero pensatore non è mai tutto uomo di parte, così l'acuto osservatore non è uomo d'una scuola. Allora si pensa, allora si osserva, allora un fatto che fugge inosservato innanzi a cento si ferma innanzi a lui. Allora nascono quelle previsioni che prima fanno ridere il volgo de' dottorelli e poi fanno ridere del riso.

Questa scienza esiste, e la logica de' fatti umani non è meno inesorabile della logica de' fatti naturali e della logica delle idee. Sono una logica sola. Voi potete negare a Vico tutti i ricorsi, negare che i vescovi siano aruspici, che il diritto feudale sia il diritto quiritario, che Calcante rinasca in Gregorio VII; negare questa e quella parte della sua teoria filologica e metafisica, le sue rivelazioni su Omero, sulle XII tavole, su' re di Roma e sugli eroi di Grecia; voi non negherete la logica de' fatti e Vico resta, come resta la legge di gravitazione, anche se sia sbagliato il calcolo delle masse e delle distanze.

E non parlo a caso, perchè come il calcolo si è già impadronito della logica delle idee, così si [358] farà padrone della logica de' fatti. A questo solo patto il naturalismo si farà scientifico. Vico sdegna il processo geometrico, se è formale ed esteriore come quello di Spinoza - more geometrico - non è reale ed intimo come quello delle cose: l'ordine delle idee dee procedere secondo l'ordine delle cose.

Questa unità dell'ordine è il presupposto di tutte le degnità vichiane. È un presupposto rispetto alla Scienza Nuova ma è un corollario del Rinascimento sino a Bruno. Che sono le Degnità?

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