III.

E in primo luogo chi sono questi avventurieri? quali sono? hanno caratteri proprii da non poterli confondere con altri, o basta qualche singolarità di vita e di vicende per gratificare di questo titolo un qualunque personaggio, come oggi si direbbe, un po' eccentrico? come si distingue l'avventuriere da quello che si suole chiamare uno strambo, un cervello balzano, un originale? e cotesti avventurieri appartengono in [93] proprio al Settecento, o possono appartenere a qualunque tempo? hanno sempre la stessa indole e la stessa apparenza esteriore, o modificano questa e quella e l'adattano a tempi diversi?

A me pare che non si possa andar oltre, senza cercare di rispondere, se non a tutte, a qualcuna almeno di tali domande. Diciamo quindi subito quali sono i tipi, che nell'Italia del Settecento mostrano carattere d'avventuriere così spiccato e lineamenti e contorni così precisi da non poter cader dubbio che sono ben dessi e non altri. Alcuni dei loro nomi rivengono immediatamente alla memoria di tutti, Giacomo Casanova di Seingalt, Giuseppe Balsamo, o, com'egli si faceva chiamare, il Conte di Cagliostro, ed altri men noti sono il Da Ponte, il Gorani, il Piattoli, il Mazzei, fra i quali nomi però abbiamo già (notate bene) molte varietà della specie e non più soltanto il tipo così schietto, com'è nel Casanova e nel Cagliostro.

Le varietà poi si moltiplicano, se consideriamo che nel Settecento un qualche sprazzo dell'indole di costoro si avverte in moltissimi uomini d'ingegno alle prese colla fortuna, o vagheggiatori di novità, o per un caso, per una vicenda qualunque sbalzati fuori d'improvviso dall'umile e consueto solco, pel quale forse senza quel caso o quella vicenda si sarebbero rassegnati a mettere [94] con tutta regolarità un piede dopo l'altro, durante l'intiera lor vita, senza mai affrettarsi, o prendere una scorciatoia di traverso, o provarsi di rovesciare quelli che erano davanti a loro.

A tale stregua, e fatta una prima distinzione importantissima fra l'avventuriere canaglia, l'avventuriere galantuomo e quello così così, si possono classificare fra gli avventurieri anche il Goldoni, per esempio (il quale del resto s'è titolato da per sè l'Avventuriere Onorato), il Baretti, l'Algarotti, il Galiani, il Gamerra, il Calsabigi, il Lalli, il Coltellini, il Cicognara e tanti altri, che sarebbe lungo ed inutile di nominare, ma che ci forniscono l'opportunità di fare una seconda distinzione fra l'avventuriere letterato e il letterato avventuriere ed enciclopedista alla francese, tipi non nuovissimi neppur essi, perchè nulla è mai nuovo del tutto sotto il sole, ma che il Settecento ha certamente perfezionati o per lo meno foggiati ad immagine e similitudine sua.

V'ha dunque, sì, fra tutte queste gradazioni d'avventurieri, che son venuto ricordando, molti lineamenti comuni e prettamente Settecentisti, e tali lineamenti li troveremmo non negli Italiani soltanto, ma nei numerosi avventurieri d'ogni nazione, che nel Settecento erravano in lungo e in largo per l'Europa coi pochi mezzi di locomozione [95] allora conosciuti e spesso spesso colle proprie gambe, perchè quella specie di continua irrequietezza e di continua ribellione individuale, che essi rappresentano, scorre come un fluido magnetico per tutt'Europa ed eccita ovunque vibrazioni isolate, finchè condensandosi a un tratto determinerà poi lo scoppio finale.

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