IV.

In Italia l'avventuriere del secolo XVIII ha precedenti storici non pochi. Vanno a finire in lui gli Umanisti del secolo XV, che la rinnovata coltura del Rinascimento avea messi in gran voga, che erano cercati dappertutto come arbitri, dispensatori di fama e di celebrità, e riempivano corti, palazzi, università, finchè l'Umanismo tramontò, e la più parte di essi, resi turpi e insolenti dalla troppo facile fortuna, scomparve nel disprezzo e nell'abbandono. Vanno a finire in lui i politici cortigiani, che nei secoli XVI e XVII si addestrano ai segreti della politica stretta, violenta, proditoria di tutti i piccoli tirannelli italiani, e talvolta, quasi a vendicare l'Italia dell'oppressione straniera, sotto la quale è schiacciata dalla fine del secolo XV in poi, salgono altrove ai primi onori, come l'Alberoni [96] in Spagna, il Mazzarino in Francia, nei quali la porpora cardinalizia mal nasconde lo sdruscito farsetto dell'avventuriere. Vanno a finire in lui gli artisti girovaghi, i grandi comici dell'arte, alcuni dei quali, il Costantini, il Fiorilli, sotto le maschere di Mezzettino e Scaramuccia, hanno vite tali da disgradarne i più bei romanzi d'avventure, ed il più celebre degli avventurieri del secolo XVIII, Giacomo Casanova, è figlio di due comici. Vanno a finire nell'avventuriere del secolo XVIII gli astrologi, gli indovini, i distillatori di profumi o di miscele mortifere o miracolose, per lo più Italiani, dei secoli anteriori; vanno a finire in lui i soldati vagabondi, ed anzi più svanisce ogni vecchio ideale cavalleresco, più si diffondono, come una moda, il razionalismo e la miscredenza, mercè i progressi delle scienze fisiche e le demolizioni della filosofia enciclopedista, e più diviene frequente questo tipo caratteristico dell'avventuriere, enciclopedista esso pure nelle sue mille attività e trasformazioni, uom di moda e di progresso, cavaliere non di virtù e cortesia, ma d'industria, come lo definisce il Goldoni in quei versi d'un suo melodramma:

Eh, figlia mia, di cavalieri erranti

Anche a' dì d'oggi ve ne son, ma questi

Si rendono famosi

Più per l'industria lor, che pel valore.

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La derivazione storica dell'avventuriere del secolo XVIII, per quanto frammentaria, mostra dunque che esso pure è evoluzione e selezione (adoperiamo anche noi le grandi parole scientifiche) di tipi varii, e insieme congeneri per qualche lato, e mostra di più colla sua tenace vitalità che questa interessante famiglia d'animali è destinata a perpetuarsi anche al di là del secolo XVIII, tant'è vero che dopo un'interruzione, cagionata forse da un'età organica di rivoluzioni politiche, nella quale il tipo si confonde e si nobilita nell'esule, nel cospiratore patriotta, nel guerrigliero, nel dilettante diplomatico, questa nostra fine di secolo lo vede ricomparire fresco come una rosa nel politicante e può offrirne esemplari bellissimi, i quali, inalberando la vecchia divisa del Casanova e del Cagliostro: mundus vult decipi (la gente vuol essere canzonata), sbucano come quelli dai sotterranei massonici, o tentano le vie nuove del giornalismo irresponsabile, della banca senza scrupoli e persino (chi lo crederebbe?) della burocrazia intraprendente, ed hanno dinanzi a loro tanto più facile e spianata la via, in quanto non si tratta più, come per quei poveri diavoli del Casanova e del Cagliostro, d'aver a canzonare il mondo intiero, ma basta saper canzonare quattro imbecilli d'elettori, perchè non ci sia più concupiscenza o ambizione, [98] che non si possa soddisfare, o alla mèta, a cui non si possa arrampicare.

Sempre diverso adunque, eppure perpetuo e trasformantesi e adattantesi ai tempi è il tipo dell'avventuriere, nè l'avventuriere del secolo XVIII sì sottrae a questa legge. Se non che esso si adatta al tempo, perchè mira a sfruttarlo, e per la stessa ragione lo contrasta e gli si ribella, perchè questo suo proposito di sfruttarlo essendo fondamentalmente illegittimo, l'avventuriere deve calpestare tutte le regole e rompere tutti i freni, che nessuna società, per quanto leggera e corretta, ha mai soppressi del tutto.

Ciò posto, ecco i tratti anche più caratteristici dell'avventuriere del secolo XVIII quali possiamo studiarli, in Giacomo Casanova di Seingalt e nel conte di Cagliostro, che sono certamente fra gli avventurieri italiani del secolo XVIII i maggiori di tutti.

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