VIII.

Parvero così straordinarî i racconti delle Memorie del Casanova, che s'incominciò dal dubitare dell'esistenza di lui, poi dell'autenticità delle sue Memorie (che Paolo Lacroix pretese addirittura scritte dallo Stendhal) e ne uscì fuori una questione critica grossissima, ch'io mi guarderò bene dall'esporvi, tanto più che non è chiusa ancora, ma le cui conclusioni più sicure infino ad ora son queste. Non parlo dell'esistenza del Casanova. Troppe testimonianze contemporanee la provano da poterne sul serio dubitare. Ancora è provata l'autenticità delle sue Memorie. Sappiamo però con altrettanta certezza che il testo da noi posseduto non è in tutto il testo vero, quantunque sembri che i ritocchi e le mutilazioni praticatevi dal signor Lafargue non siano state poi così grandi, come sembrarono al nostro bravo Ademollo, che in parecchie occasioni se ne mostrò affannatissimo, o per lo meno non alterarono gran che l'impronta personale d'uno scrittore, che sarebbe molto difficile di contraffare, senza rifondere compiutamente il suo libro. Resta la veridicità dei fatti. Di molti i riscontri sicuri si [110] sono trovati; di altri è forse impossibile trovarli; ma i già trovati son tali da testimoniare in favore del rimanente, e gli errori di memoria o gli abbellimenti di fantasia non tolgono alla realità totale del quadro, quantunque, come scrittore, il Casanova sia nelle sue Memorie artista potente, e veramente creatore, oltre ad essere pensatore e osservatore attento e coltissimo. Altri suoi scritti pure lo dimostrano tale, l'Isocaméron, ad esempio, libro meraviglioso e di cui i romanzi recenti di Giulio Verne parvero un plagio.

L'uomo, lo scrittore sono dunque nel Casanova una realtà. La sua vita pare un romanzo, ma è un romanzo che fu vissuto; l'uomo somiglia a Gil Blas, ma a un Gil Blas in carne ed ossa, e non a un'invenzione d'un qualunque ignoto Le Sage. Questo tristo rappresentatore, questo impudente rivelatore della più segreta storia del secolo XVIII ci ha lasciato dunque documenti di sè e del suo tempo, che vanno bensì accolti con riserva e adoperati con prudenza, ma che pur sono incontrastabilmente documenti d'una parte almeno della vita sociale del Settecento nella Venezia degli ultimi Dogi, nella Roma di papa Lambertini e di papa Rezzonico, nella Napoli del Tanucci, e principalmente nella Francia di Madama di Pompadour, nella Spagna dell'Aranda, nel Portogallo del Pombal, nell'Inghilterra dei tre [111] ultimi Giorgi, nella Russia di Caterina II, nella Prussia di Federigo il Grande, nella Polonia del bel Stanislao dalle chiome corvine. Una parte almeno, ripeto, di tutta questa immensa prospettiva Europea, quella in ispecie che meno salta agli occhi nelle storie, è nelle Memorie del Casanova sorpresa in atto, colta sul vivo, e descritta da grande artista.

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