Nel cominciare del Medio Evo, adunque, la famiglia dava in Italia preferenza agli agnati, e, pel continuo indebolirsi dello Stato, era costretta a cercare in sé stessa forza maggiore. Le irruzioni barbariche portarono una diversa costituzione della famiglia, che non poté gran fatto alterare la nostra, fino a quando i Longobardi non fermarono stabilmente il loro dominio su di noi. Allora cominciò una grande alterazione della società italiana, costretta dalla violenza a prendere forma piú o meno barbarica. Importa quindi studiare la famiglia longobarda, per vedere come e sino a qual punto essa poté alterare la nostra.
La società longobarda, al pari d'ogni altra società barbarica, aveva a suo fondamento la forza; essa era nella guerra strettamente unita sotto un capo, e nella pace si scioglieva in gruppi, per mancanza di forza nel potere centrale, e per eccesso d'indipendenza nei varî suoi capi. Infatti, appena che i regni barbarici cominciarono a costituirsi con qualche stabilità in Occidente, li troviamo subito divisi in Marche, Ducati, in gruppi diversi, piú tardi ancora in feudi. E se guardiamo i barbari nel loro stato primitivo, innanzi che vengano fra di noi, troviamo che sono sparsi per la campagna; manca la città vera e propria, manca il vero concetto dello Stato, che apparisce piuttosto come una confederazione di gruppi secondarî. L'unità sociale barbarica è nei villaggi, o anche nelle tribú, che sono associazioni derivate forse in origine da una stessa famiglia. Lo Stato prende ovunque forme famigliari; la forza sociale germanica apparisce piú visibile nei gruppi minori, e quindi nella famiglia. Non deve perciò maravigliarci il trovarla piú fortemente costituita che fra i Latini, i quali l'avevano, già per molti secoli, alterata, decomposta sotto l'azione crescente del potere politico.
In origine, la famiglia barbarica fu anch'essa, come era stata quella di Roma, un'associazione consacrata dalla religione. Una Dea presiedeva al focolare domestico, luogo sacro; il padre era sacerdote e protettore della famiglia. A Roma, il potere era nelle mani d'un solo, che stringeva il freno con ferrea autorità; in Germania, invece, era in mano di tutti i forti, di tutti i membri atti alle armi. A Roma la famiglia era una monarchia assoluta, ed il piú vecchio era sempre il piú autorevole; in Germania era quasi una repubblica di forti, e l'uomo incapace di portare le armi perdeva la sorgente principale della sua autorità. Il consiglio di famiglia aiutava il padre romano e ne temperava il duro dispotismo; in Germania il consiglio comandava e concentrava in sé stesso una gran parte del potere della famiglia. Il padre romano poteva spezzare a suo arbitrio ogni vincolo, mettere il figlio fuori della famiglia, venderlo, ucciderlo; il figlio germanico, invece, quando era atto alle armi e combatteva insieme col padre, poteva separarsi, volendo, dalla famiglia, per andare a far parte anche d'un'altra tribú. In Germania la forza, la proprietà comune e i vincoli naturali del sangue costituivano la famiglia; in Roma era il concetto stesso della famiglia quello che dominava su tutto, e la rendeva autorevole e sacra. In Roma l'individuo scompariva nello Stato, il figlio nel padre; nei popoli germanici, invece, la libertà individuale era assai maggiore, e se lo Stato ci apparisce come una confederazione, la famiglia sembra un'associazione di membri piú indipendenti, solidali fra di loro. La vendetta, la colpa, la proprietà erano comuni a tutti; se un membro della famiglia era offeso, toccava ai parenti vendicarlo e fargli giustizia riparatrice. Alle vendite, alle donazioni, come alle vendette, dovevano tutti consentire, perché la proprietà era di tutta la famiglia, e doveva restare in essa: di qui la inutilità del testamento, che i barbari non conoscevano. La proprietà era sacra, costituiva la famiglia, conferiva diritti e doveri sociali, restava principalmente nelle mani dei maschi.
In questa famiglia ed in questa società, che aveva a fondamento la forza, la donna, incapace di portare le armi, restava naturalmente, come tutti i deboli, affidata alla difesa dei parenti armati, e quindi sotto la loro perpetua protezione (manus, Munt), sotto il mundio. Questa tutela, costituita in conseguenza della debolezza e fragilità del sesso, non poteva cessare come a Roma, dove era stata, invece, costituita nel solo interesse della famiglia. Ma la donna germanica, sebbene oppressa, sebbene potesse essere venduta, espropriata e fatta schiava, trovavasi sotto un potere che, diviso fra molti, era piú debole e meno dispotico del romano. Nel consiglio di famiglia, da cui essa dipendeva, sedevano infatti il padre, i figli, i parenti del padre, della madre, del marito e della moglie. La donna trovava quindi assai facilmente un protettore. Incapace di fatto, per la sua debolezza, non era poi ugualmente incapace in diritto. Poteva presentarsi ai tribunali, o scegliere chi ve la rappresentasse; possedere; succedere, sebbene in parte minore dei maschi. Essa era religiosamente rispettata dall'uomo che ne seguiva i consigli; ma era un rispetto dovuto al sesso piú debole, mentre che a Roma era invece un rispetto dovuto alla madre, alla sposa, carattere sacro, che fu il fondamento della famiglia, della grandezza romana.
Il diritto longobardo, essenzialmente germanico, ebbe in Italia una lunghissima durata: anche nel secolo xiv si trovano tracce molto visibili della sua esistenza. Ma esso perdette ben presto la nativa e selvaggia sua originalità, piegandosi sotto l'azione piú forte del romano. Basti notare, dice il Gans nella sua Storia del diritto di successione, il fatto che, dopo la redazione storica di questo diritto, ne fu compilata un'altra, che è sistematica, per convincersi come il carattere piú disordinato, ma pure piú naturale, spontaneo e vigoroso del diritto germanico, dovette restare alterato, quasi cristallizzato in una forma, che è piú propria del romano. Pure questa forma appunto contribuí non poco alla sua diffusione fra di noi.