Mcclxxxviiij anni.

In questo anno, Guido conte di Conti Guidi, esendo podesstà della città d'Arezo, e regevasi per li Ghibellini, e in Firenze era podesstade messer Ugolino Rosso di Parma, i Fiorentini ke reggea in Parte guelfa, con Lucchesi, Pistolesi, Pratesi e Saminiatesi, e altra gente assai di loro amistade, andaro ad osste sopra la città d'Arezzo, a dí xv di magio, con xvm. pedoni e ijm. chavalieri; e passaro Monte al Pruno, e fuorono a Bibiena nel piano di Certomondo, loco decto Canpaldino. Usciro fuori gli Aretini per difendere lo guassto, e quivi fecero battalgla, lo die di sancto Barnaba, xj di giungno; e gli Aretini, popolo e chavalieri, da' Fiorentini fuorono sconfitti e morti assai, e presi ne fuoro viiijc.. Nella parte di Fiorentini fuorono morti ij nobili chavalieri, ciò fue messer Guilglelmo Bernardi, balio di messer Amerigo di Nerbona, ch'era capitano generale dell'oste di Fiorentini; e 'l decto messer Amerigo fue nel volto fedito, e messer Bindo Baschiera de la Tosa fue morto. Dalla parte delli Aretini fuorono morti molti nobilissimi e gentili valenti huomini, e quasi il fiore di tutta la milglore gente di Toscana d'arme; ciò fue messer Guilglelmino delli Ubertini vescovo d'Arezzo, e messer Guilglelmino Pazzo di Pazzi di Valdarno, Neri Piccolino e Federigo di messer Farinata e Lapo di messer Marito, tutti e tre delli Uberti, e Ciante de' Fifanti, Loccio da Toscanella e Guiderello d'Allexandro, il conte Buatto da Montedolglo e 'l conte Bonconte da Montefeltro, Francessco da Sinigalgla e Lancialotto Pulglese, messer Uffredi Uffredi di Siena e Armaleo da Montenero, Dante delli Abati e Corbizzo da Pelago, con altri assai gentili huomini, i quali per c. anni inanzi in Toscana non s'arebono a uno tenpo trovati. Elli erano viijc. chavalieri e xijm. pedoni, e fecero xij paladini tra lloro, e piú galglardamente conbattero che giamai facesse' paladini in Francia: xxvc. e piú fuoro li morti. E Guido conte Novello, esendo in s'uno poggio con uno drappello di ccc. chavalieri, tantosto che lla battalgla fosse coninciata, dovea fedire sopra i Fiorentini: elli sicome vile e codardo tantosto si partio e andò sua via. Incontanente i Fiorentini disfecero Bibiena e tutte le castella dintorno e cavalcaro inverso Arezzo, e puosero il canpo al Vescovado vecchio, ed asediaro la terra e conbatterla co molti difici, gittandovi asini e pietre. E' Pistoiesi vi battero la moneta, e ben si sarebbe auta la terra, se non fosse che si partiro dall'asedio; e lij die vi stette l'osste. Ed allora era in Toscanella papa Niccolao d'Asscholi: sentio la novella per contrario, credendo ch'e' Fiorentini fossero sconfitti; chiuse le mani al cielo, con allegra faccia dicendo al Collegio di cardinali: - Dingnum e giusstum est. - E però faciendo manofessto che lli Aretini, inanzi a questa sconfitta, del mese di marzo, per forza presero il borgo di Fighini, e gonbattero l'Ancisa, e arsero le porte, e poi vennero infino a San Donato in Collina, ardendo e guastando il contado di Fiorentini, e quando fuoro al decto San Donato talglarono uno ramo dell'olmo della chiesa, avengna che caro costasse loro. Sconfitti, morti e presi gli Aretini, frate Guittone, chavaliere dell'Ordine di Bengodenti, al Comune di Firenze iscrisse una lettera, la quale disse in questo modo....

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