III. Delle amiche di collegio e delle amiche intime.

Luigia di L... figlia d’un ufficiale ucciso a Wagram, era stata oggetto d’una protezione speciale da parte di Napoleone. Ella uscì da Écouen per isposare un commissario ordinatore ricchissimo, il signor barone di V...

Luigia aveva diciott’anni, e il barone quaranta. Ella era di fisionomia ordinariissima, e la di lei carnagione non poteva essere citata per la sua bianchezza. Ma aveva un personale elegante, dei begli occhi, un piccolo piede, una bella mano, il sentimento del gusto, e molto spirito. Il barone logoro dalle fatiche della guerra, e più ancora dagli eccessi d’una focosa gioventù, aveva uno di quei volti sui quali la Repubblica, il Direttorio, il Consolato e l’Impero pareva avessero lasciato le loro idee.

Egli divenne tanto innamorato di sua moglie, che chiese e ottenne dall’imperatore un posto a Parigi, onde poter vegliare sul suo tesoro. Fu geloso come il conte Almaviva, molto più per vanità che per amore. La giovane orfanella avendo sposato suo marito per necessità, s’era lusingata di aver qualche impero sopra un uomo molto più anziano di lei; e si aspettava cura e riguardi. Ma la sua delicatezza fu urtata fino dai primi giorni dal loro matrimonio, da tutte le abitudini ed idee di un uomo i cui costumi si risentivano dalla licenza repubblicana. Era un predestinato.

Non so esattamente quanto tempo il barone fece durar la sua luna di miele, nè quando la guerra si dichiarò nel suo domicilio; credo però che fosse nel 1816, ed in mezzo ad un ballo brillantissimo, dato dal signor D... munizioniere generale, ove il commissario ordinatore, divenuto intendente militare, ammirò la bella signora B... moglie di un banchiere, e la guardò molto più amorosamente di quel che un uomo ammogliato avrebbe dovuto permettersi.

Verso le due del mattino, accadde che il banchiere annojato di aspettare, era partito, lasciando sua moglie al ballo.

— Ma ti ricondurremo noi, disse la baronessa alla signora B... — Signor V... offrite la vostra mano a Emilia!

Ed ecco l’intendente seduto nella sua carrozza presso una donna che, durante tutta la sera, aveva raccolto, e sdegnato mille omaggi, e dalla quale aveva sperato, ma invano un solo sguardo. Essa era là, brillante di giovinezza e di beltà, che lasciava veder le più bianche spalle e i più seducenti contorni. La sua fisionomia commossa ancora dai piaceri della serata, pareva rivaleggiasse col raso della sua veste, i suoi occhi col fuoco dei suoi diamanti, e la sua pelle con la bianchezza di alcuni gelsomini che, intrecciati nella sua capigliatura, facevano spiccar l’ebano delle sue treccie e le spirali del ricci capricciosi della sua pettinatura. La sua voce penetrante commuoveva le fibre più insensibili del cuore. Insomma risvegliava tanto potentemente l’amore, che Roberto d’Arbrissel avrebbe forse dovuto soccombere.

Il barone osservò sua moglie, la quale, stanca, dormiva in un angolo della carrozza. Egli paragonò suo malgrado, la toletta di Luisa a quella d’Emilia. Ora, in queste sorta d’occasioni, la presenza della propria moglie aguzza singolarmente i desiderii implacabili d’un amore proibito. Perciò gli sguardi del barone, posati alternativamente sopra sua moglie e sopra la di lei amica, erano facili ad interpretarsi, e la signora B... li interpretò.

— Com’è stanca questa povera Luisa! diss’ella. Il mondo non le confà. Essa è di gusti semplici. A Écouen leggeva sempre.

— E voi, che facevate?

— Io, signore? oh! io non pensavo che a recitar la commedia. Era la mia passione.

— Ma perchè visitate tanto raramente la signora di V...? Noi abbiamo una campagna a Saint-Prix, dove avremmo potuto recitare assieme, sopra un teatrino, che vi ho fatto costruire.

— Se non ho veduto spesso la signora di V... di chi è la colpa? rispose dessa. Siete tanto geloso, che non le permettete di andar dalle sue amiche, nè di riceverle.

— Io geloso? sclamò il signor di V... Dopo quattr’anni di matrimonio e dopo aver avuto tre figli!

— Silenzio! disse Emilia, dando un colpo col ventaglio sulle spalle del barone — Luisa non dorme.

La carrozza si fermò, e l’intendente offrì la mano alla bella amica di sua moglie per ajutarla a discenderne.

— Spero, disse la signora B..., che non impedirete a Luisa di venire al ballo, che do in questa settimana.

Il barone s’inchinò rispettosamente.

Quel ballo fu il trionfo della signora B... e la perdita del marito di Luisa, perchè egli divenne perdutamente innamorato di Emilia, alla quale avrebbe sagrificato cento mogli legittime.

Alcuni mesi dopo quella serata, in cui il marito barone concepì la speranza di riuscire a conquistare l’amica di sua moglie, egli si trovò una mattina dalla signora B... quando la cameriera venne ad annunziare la baronessa di V...

— Ah! sclamò Emilia. — Se Luisa vi vedesse a quest’ora da me, sarebbe capace di compromettermi. Entrate in questo gabinetto e non fate il menomo rumore.

Il marito preso come in una trappola, si nascose nel gabinetto.

— Buon giorno, mia cara! si dissero le due donne abbracciandosi.

— Perchè vieni tanto di buon mattino? dimandò Emilia.

— Oh! non lo indovini? Vengo per avere una spiegazione con te.

— Bah! Un duello?

— Precisamente, mia cara. Io non ti somiglio. Amo mio marito e ne sono gelosa. Tu sei bella, seducente, ed hai il diritto d’esser civetta; tu puoi benissimo farti beffe del signor B..., a cui la tua virtù pare prema pochissimo, ma siccome non ti mancheranno amanti nel mondo, ti prego di lasciarmi mio marito. Egli è sempre da te, e non ci verrebbe certo, se tu non ce lo attirassi.

— Guarda! Hai un grazioso giubbettino!

— Ti pare? È la mia cameriera che me l’ha montato.

— Ebbene... manderò Anastasia a prendere una lezione da Flora.

— Dunque, mia cara, conto sulla tua amicizia, per non procurarmi dispiaceri domestici.

— Ma, mia povera figliuola, non so dove tu abbia pescato che io possa amar tuo marito. Egli è grosso e grasso, come un deputato del centro. E piccolo e brutto. Ah! È vero che è generoso, ma ecco tutto quanto ha in suo favore; ed è una qualità che potrebbe piacere tutto al più ad una ragazza dell’Opéra. Quindi tu comprendi, mia cara, che se dovessi prendere un amante, come ti piace di supporre, non sceglierei mai un vecchio come il tuo barone. Se gli ho dato qualche speranza, se l’ho accolto, era certo per divertirmi e sbarazzartene, avendo creduto scorgere che tu avessi un debole pel giovine de Rostanges...

— Io? sclamò Luisa — Dio me ne preservi, mia cara. È lo sciocco più insopportabile del mondo. No; ti assicuro che amo mio marito! Tu hai un bel ridere; è così. Io so bene che mi copro di ridicolo. Ma giudicami: Egli ha fatto la mia fortuna, non è avaro, e mi tien luogo di tutto poichè la sciagura ha voluto che rimanessi orfana. Ora, se anco non lo amassi, debbo tenere a conservarmi la sua stima. Ho forse una famiglia, per rifugiarmivi un giorno?

— Andiamo, angiolo mio, non parliamo più di questo – disse Emilia interrompendo la sua amica. È un argomento nojoso a morte.

Dopo altri insignificanti propositi, la baronessa partì:

— Ebbene, signore? gridò la signora B... aprendo la porta del gabinetto ove il barone era quasi assiderato dal freddo, perchè la scena era accaduta d’inverno. Ebbene! non avete vergogna di non adorare una donnina sì interessante? Signore, non mi parlate d’amore. Voi potreste per un certo tempo idolatrarmi come dite, ma non mi amereste mai tanto, quanto amate Luisa. Sento che non bilancerei mai nel vostro cuore l’interesse che inspirano una donna virtuosa, dei figliuoletti ed una famiglia... Un giorno sarei abbandonata a tutta la severità delle vostre riflessioni. Voi direste di me freddamente: «Ho avuto quella donna!» Frase che intendo pronunziare dagli uomini con la più insultante indifferenza. Voi vedete, signore, che ragiono freddamente, ed io non vi amo, perchè voi stesso non potreste amarmi.

— E che occorre fare per convincervi del mio amore? sclamò il barone contemplando la giovin donna. Giammai ella gli era parsa tanto incantevole quanto in questo momento in cui la sua voce provocante gli prodigava parole, la cui durezza pareva smentita dalla grazia dei suoi gesti, dalla sua aria e dalla sua attitudine civettuola.

— Oh! Quando vedrò Luisa avere un amante, riprese la signora B... quando saprò che non le ho tolto nulla, e che essa non avrà a rimpianger nulla perdendo la vostra affezione; quando sarò ben sicura che non l’amate più, acquistando una prova certa della vostra indifferenza per essa... oh! allora... potrò ascoltarvi! Queste parole debbono parervi odiose – continuò con suono profondo di voce. – Lo sono infatti, ma non crediate che siano pronunziate da me. Io seguo il rigoroso matematico, che trae tutte le conseguenze da una prima proposizione. Siete ammogliato, e vi permettete di amare? Sarei pazza dando qualche speranza ad un uomo che non può essere eternamente mio.

— Demonio! sclamò il marito. Sì, voi siete un demonio e non una donna.

— Ma voi siete veramente grazioso! disse la signora afferrando il cordone del campanello.

— Oh! no, Emilia! rispos’egli con voce più calma. Non suonate; fermatevi, perdonatemi... Vi sagrificherò tutto!

— Ma io non vi prometto niente! fece ella vivamente e ridendo.

— Dio! come mi fate soffrire! gridò lui.

— Eh! non avete voi nella vostra vita causato più di una disgrazia? Ricordatevi di tutte le lagrime che da voi e per voi, sono state fatte sgorgare. Oh! la vostra passione non m’inspira la menoma pietà. Se volete che non ne rida, fatemela dividere...

— Addio, signora. Vi è della clemenza nei vostri rigori. Apprezzo la lezione che mi date. Sì, ho degli errori da espiare...

— Ebbene, andate a pentirvene – gli diss’ella con un sorriso schernitore. Facendo la felicità di Luisa, compirete la più severa di tutte le penitenze.

Si lasciarono. Il barone era troppo innamorato, perchè le durezze della signora B... non raggiungessero lo scopo ch’ella s’era proposto, cioè la disunione dei due sposi.

In capo ad alcuni mesi, il barone di V... e sua moglie vivevano nel medesimo palazzo, ma separati. Si compiangeva generalmente la baronessa, la quale rendeva sempre, nel mondo, giustizia a suo marito, e la cui rassegnazione parve meravigliosa. La donna più austera della società non trovò nulla a ridire sull’amicizia che univa Luisa al giovane de Rostanges, e tutto fu addebitato alla pazzia del signor di V...

Quando quest’ultimo ebbe fatto alla signora B... tutti i sagrifici che possa fare un uomo, la sua perfida amante partì per le acque del Mont-Doré, per la Svizzera, per l’Italia, sotto pretesto di ristabilir la sua salute.

L’intendente morì d’una epatite, oppresso dalle più commoventi cure, che gli prodigò la sua sposa. E, dal pentimento che dimostrò d’averla trascurata, parve non avesse sospettato mai la partecipazione di sua moglie al piano, che l’aveva ridotto tanto male.

Quest’aneddoto, che abbiam scelto fra mille, è il tipo dei servigi che due donne si possono rendere.

Dopo queste parole: «Fammi il piacere di trarmi d’intorno mio marito» fino alla concezione del dramma, il cui scioglimento fu una epatite, tutte le perfidie femminine si rassomigliano. S’incontrano certamente degli incidenti, che ombreggiano più o meno lo specimen che ne diamo, ma è sempre presso a poco lo stesso procedere. Perciò un marito deve diffidare di tutte le amiche di sua moglie. Le astuzie sottili di queste menzognere creature mancano raramente di effetto, perchè sono secondate da due nemici da’ quali l’uomo è sempre accompagnato l’amor proprio e il desiderio.

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