Erano circa le sette di sera. Seduti sulle loro poltrone accademiche, descrivevano un mezzo circolo dinanzi ad un vasto camino, ove bruciava tristamente un fuoco di carbon fossile, simbolo eterno del soggetto delle loro importanti discussioni. A veder le fisonomie gravi, quantunque appassionate, di tutti i membri di quell’assemblea, era facile indovinare che dovevano pronunziare sulla vita, la fortuna e la sorte dei loro simili. Essi non avevano mandato che dalle loro coscienze, come i soci di un antico e misterioso tribunale, ma rappresentavano interessi ben più vasti che quelli dei re o dei popoli, e parlavano in nome delle passioni e della felicità delle finite generazioni che dovevan succeder loro.
Il nepote del celebre Boulle era assiso davanti una tavola tonda sulla quale si trovava il corpo del delitto, eseguito con una rara intelligenza; io, misero segretario, occupavo un posto a quell’ufficio, per redigere il processo verbale della seduta.
— Signori, disse un vecchio — la prima questione sottomessa alle vostre deliberazioni, si trova chiaramente proposta in questo passaggio d’una lettera alla principessa di Galles, Carolina d’Anspach, della vedova di Monsieur, fratello di Luigi XIV, madre del Reggente:
«La regina di Spagna ha un mezzo sicuro per far dire a suo marito tutto ciò ch’ella vuole. Il re è devoto; crederebbe esser dannato se toccasse altra donna che la sua, e quel buon principe è d’una complessione amorosissima. La regina ottiene così da lui tutto quanto desidera. Essa ha fatto mettere delle rotelle al letto di suo marito. Le ricusa egli qualche cosa? Ella spinge il letto del re lontano dal suo. Le accorda la sua dimanda? I letti si avvicinano, ed essa lo ammette nel suo. Il che forma la più gran felicità del re, il quale è estremamente portato, ecc., ecc.»
— Non andrò più oltre, signori, perchè la virtuosa franchezza della principessa tedesca, potrebbe esser tacciata d’immoralità.
I mariti saggi debbono adottare il letto a rotelle?
Ecco il problema che dobbiamo risolvere.
L’unanimità dei voti non lasciò alcun dubbio. Mi fu ordinato di mettere sul registro delle deliberazioni che, se due sposi si coricavano in due letti separati, e in una medesima camera, i letti non dovevano aver rotelle.
— Ma senza che la presente decisione – fece osservare un membro – possa in nulla pregiudicare ciò che sarà statuito sulla miglior maniera di far coricare gli sposi.
Il presidente mi porse un volume elegantemente rilegato, contenente l’edizione pubblicata nel 1788, delle lettere di Madama Carlotta Elisabetta di Baviera, vedova di Monsignore, fratello unico di Luigi XIV, e mentre trascrivevo il passaggio citato, riprese: — Ma, signori, dovete aver ricevuto a domicilio il bollettino sul quale è inserita la seconda questione.
— Domando la parola! esclamò il più giovine dei gelosi adunati!
Il presidente si sedè, dopo aver fatto un gesto di adesione.
— Signori – disse il giovine marito – siamo noi bene preparati a deliberare sopra un argomento tanto grave quanto quello presentato dall’indiscrezione quasi generale dei letti? Non vi è qui una questione più ampia di una semplice difficoltà di ebanisteria da risolvere? Per parte mia ci vedo un problema che concerne l’intelligenza umana. I misteri della concezione, signori, sono ancora avviluppati di tenebre, che la scienza moderna non ha che debolmente dissipate. Noi non sappiamo fino a qual punto le circostanze esteriori agiscono sugli animali microscopici, la cui scoperta è dovuta alla pazienza infaticabile dei Hill, dei Baker, dei Joblot, dei Eichorn, dei Gleichen, degli Spallanzani, Müller, e sopratutti in ultimo luogo, dal signor Bory di San Vincent. L’imperfezione del letto racchiude una questione musicale della più alta importanza, e, per conto mio, dichiaro che ho scritto in Italia, per ottenere informazioni sicure sulla maniera con cui vi sono generalmente stabiliti i letti. Noi sapremo presto se vi sono molte verghe, viti, rotelle, se le costruzioni ne sono più difettose, e se la aridità del legno, dovuta all’azione del sole, non produce, ab ovo, l’armonia, il cui sentimento innato si trova negli italiani... Per questi motivi, chiedo l’aggiornamento.
— Siamo qui forse per prendere l’interesse della musica? – sclamò un gentiluomo dell’Ovest, alzandosi con veemenza. – Si tratta di costumi, innanzi tutto, e la questione morale predomina su tutti gli altri...
— Nondimeno – disse uno dei membri più influenti del consiglio – il parere del primo opinante non mi pare da sdegnarsi. Nel secolo scorso, signori, uno dei nostri scrittori, il più filosoficamente scherzoso e il più scherzosamente filosofico, Sterne, si lagnava della poca cura con la quale si facevano gli uomini: «O vergogna! – sclamò egli – colui che copia la divina fisonomia dell’uomo, riceve corone e applausi, mentre quello che presenta il capolavoro, il prototipo d’un lavoro mimico, non ha, come la virtù, che la sua opera per ricompensa!» Non bisognerebbe occuparsi del miglioramento delle razze umane prima di occuparsi di quelle dei cavalli? Signori, io sono passato da una piccola città dell’Orleanese, dove tutta la popolazione è composta di gobbi, di gente dal muso arcigno o spiacevole, neri figli della sventura... Ebbene! l’osservazione del primo opinante mi fa ricordare che tutti i letti vi erano in cattivo stato, e che le camere non offrivano agli occhi degli sposi che ributtanti spettacoli. Eh! signori, le nostre menti possono essere in una situazione analoga a quella delle nostre idee, quando invece della musica degli angeli, volteggianti qua e là nel seno dei cieli ove noi perveniamo, le note più stonate, della più importuna, della impazientante, della più esecrabile melodia terrestre, vengono a ferirci le orecchie? Dobbiamo forse i bei genii che hanno onorato l’umanità a dei letti solidamente costruiti; e la popolazione turbolenta cui è dovuta la rivoluzione francese, è forse stata concepita sopra una moltitudine di mobili vacillanti, dai piedi rilegati e poco solidi, mentre gli orientali, le cui razze sono tanto belle, hanno un sistema affatto particolare per coricarsi.... Sono per l’aggiornamento.
E il gentiluomo si sedette.
Un uomo, che apparteneva alla setta dei metodisti, si alzò:
— Perchè cangiar la questione? Non si tratta qui del miglioramento della razza, nè di perfezionar l’opera. Noi non dobbiamo perder di vista gli interessi della gelosia maritale e i principii d’una sana morale. Ignorate forse che il rumore di cui vi lagnate pare più temibile alla sposa incerta del delitto, che la voce rimbombante della tromba del giudizio finale? Dimenticate che tutti i processi per conversazione criminosa, non sono stati vinti dai mariti che mercè questo reclamo conjugale? Vi invito, signori, a consultare i divorzi di milord Abergaveny, del visconte Bolingbrok, quello della fu regina, quello di Elisa Draper, quello di madama Harris, insomma tutti quelli contenuti nei venti volumi pubblicati da... (Il segretario non udì distintamente il nome dell’editore inglese.)
L’aggiornamento fu proporzionato. Il più giovine membro propose di fare una colletta per ricompensare l’autore della miglior dissertazione che fosse diretta alla Società su tale questione, considerata da Sterne come tanto importante; ma alla fine della seduta, non si trovarono che diciotto scellini nel cappello del presidente.
Questa deliberazione della Società, che si è recentemente formata a Londra, pel miglioramento dei costumi e del matrimonio, e che lord Byron ha perseguitato con le sue beffe, ci è stata trasmessa dall’onorevole W. Hawkins esquire, cugino germano del celebre capitano Clutterbuck.
Quest’estratto può servire a risolvere le difficoltà che s’incontrano nella teoria del letto relativamente alla sua costruzione.
Ma l’autore di quel libro trova che l’associazione inglese ha dato troppa importanza a questa questione pregiudiciale. Esistono forse altrettante buone ragioni per esser Rossinisti quanto per esser Solidisti in fatto di letto, e l’autore confessa che è al disotto o al disopra di lui il troncar questa difficoltà. Egli pensa con Lorenzo Sterne, che è vergognoso per la civilizzazione europea di avere sì poche osservazioni fisiologiche sulla callipedia, ed egli rinunzia a dare i risultati delle sue meditazioni a questo proposito, perchè sarebbero difficili a formulare in linguaggio scrupoloso, e sarebbero poco compresi o male interpretati. Questo sdegno lascerà una eterna lacuna in quella parte del suo libro; ma egli avrà la dolce soddisfazione di legare un quarto lavoro al secolo seguente, che arricchisce così di tutto ciò che non fa, magnificenza negativa il cui esempio sarà seguito da tutti coloro che dicono di aver molte idee.
La teoria del letto ci farà risolvere questioni più importanti che quante offerte ai nostri vicini dalle rotelline e dal mormorio della conversazione criminosa.
Noi non riconosciamo che tre maniere di organizzare un letto (nel senso generale dato a questa parola) fra le nazioni civilizzate e principalmente per le classi privilegiate, cui questo libro è diretto.
Queste tre maniere sono
1.a I due letti gemelli,
2.a Due camere separate,
3.a Un solo ed unico letto.
Prima di dedicarci all’esame di questi tre modi di coabitazione, che necessariamente debbono esercitare influenze ben diverse sulla felicità delle mogli e dei mariti, dobbiamo gettare una rapida occhiata sull’azione del letto, e sulla parte che rappresenta nella economia politica della vita umana.
Il principio più incontestabile in questa maniera è che il letto è stato inventato per dormire.
Sarebbe facile di provare che l’uso di coricarsi assieme, non si è stabilito che assai tardi fra gli sposi, in rapporto all’antichità del matrimonio. Con quali sillogismi l’uomo è arrivato a porre in moda una pratica tanto fatale alla felicità, alla salute, al piacere, all’amor proprio stesso? Ecco ciò che sarebbe curioso ricercare.
Se sapeste che uno dei vostri rivali ha trovato il mezzo di esporvi, alla vista di quella che vi è cara, in una situazione in cui siete sovranamente ridicolo, per esempio, mentre avete la bocca storta come quella d’una maschera di teatro, o mentre le vostre labbra eloquenti, simili al becco d’ottone d’una fontana avara, distillano a goccia a goccia un’acqua pura, lo pugnalereste forse. Questo rivale è il sonno. Esiste egli al mondo un uomo che sappia com’è e ciò ch’egli fa quando dorme?
Cadaveri viventi, siamo la preda d’una potenza incognita che s’impadronisce nostro malgrado di noi, e si manifesta con gli effetti i più bizzarri; gli uni hanno il sonno spiritoso, gli altri un sonno stupido.
Vi sono persone che riposano a bocca aperta nella maniera più sciocca.
Ve ne sono altre che russano in modo da far tremare il soffitto.
La maggior parte somigliano a quei diavolini scolpiti da Michelangelo, che mostrano la lingua e si fanno beffe dei passanti.
Non conosco che una sola persona al mondo, la quale dorma nobilmente: è l’Agamennone che Guerrin ha mostrato steso sul letto al momento in cui Clitennestra, spinta da Egisto, si appressa per assassinarlo. Perciò ho sempre avuto l’ambizione di tenermi sul mio guanciale come si tiene il re dei re, non appena avrò la terribile paura d’esser veduto durante il mio sonno, da altri occhi che da quelli della Provvidenza, – Al tempo stesso, dal giorno in cui ho veduto la mia vecchia nutrice soffiare i piselli, per servirmi dell’espressione popolare consacrata, ho subito aggiunto nella litania particolare che dico a sant’Onorato, mio patrono, una preghiera perchè mi garantisca da questa deplorevole eloquenza.
Che un uomo si svegli al mattino, mostrando una faccia inebetita, grottescamente incorniciata in una papalina che casca sulla tempia sinistra, come un berretto di fatica da militare, ciò è certamente assai buffa cosa, e sarebbe difficile riconoscere in lui quello sposo glorioso, celebrato dalle strofe di Rousseau; ma finalmente vi è un bagliore di vita attraverso la stupidaggine di quella faccia mezzo morta.
E se volete raccogliere ammirabili circostanze, viaggiate, o artisti, per la posta, e ad ogni piccolo villaggio in cui il corriere sveglia un commesso, esaminate quelle teste dipartimentali! Ma foste pure cento volte più burlesco di quei volti burocratici, almeno avrete la bocca chiusa, gli occhi aperti, e una qualunque espressione nella fisonomia. Sapete voi come siete un’ora avanti del vostro svegliarvi? Sapete come eravate durante la prima ora del vostro sonno, quando nè uomo, nè animale, cadevate sotto l’impero dei sogni che vengono per la porta di corno? Questo è un segreto fra vostra moglie e Dio!
Era dunque per tenersi incessantemente avvisati della imbecillità del sonno che i Romani ornavano il capezzale dei loro letti, con una testa d’asino? Noi lascieremo dilucidare questo punto dai signori membri componenti l’Accademia delle iscrizioni!
Certamente, il primo che pensò, per ispirazione del diavolo, di non lasciar sua moglie durante il sonno, doveva saper dormire a perfezione. Ora, voi non dimenticherete di contare nel numero delle scienze che occorre conoscere, prima di ammogliarsi, l’arte di dormire con eleganza. Perciò noi poniamo qui come un’appendice all’articolo XXV del Catechismo conjugale, i due aforismi seguenti:
«Un marito deve avere il sonno leggiero come quello di un cane onde non lasciarsi veder mai addormentato.»
«Un uomo deve abituarsi fino dalla sua infanzia a dormire a testa nuda.»
————
Alcuni poeti vorranno vedere nel pudore, nei pretesi misteri dell’amore, una causa della riunione degli sposi in un medesimo letto; ma è riconosciuto che se l’uomo ha primitivamente cercato l’ombra delle caverne, il tetto siliceo degli antri per proteggere i suoi piaceri, egli è perchè l’amore lo abbandona senza difesa a’ suoi nemici. No, non è più naturale mettere due teste sopra un guanciale, di quel che sia ragionevole avvolgersi il collo di mussolina. Ma la civilizzazione è venuta; essa ha rinchiuso un milione d’uomini in quattro leghe quadrate. Essa li ha ammassati nelle strade, nelle case, negli appartamenti, nelle camere e nei gabinetti di otto piedi quadrati; ancora un po’ ed essa tenterà di farli rientrare gli uni negli altri, come i tubi d’un cannocchiale.
Di qui e da ben altre cause, come la economia, la paura, la gelosia malintesa, è venuta la coabitazione degli sposi; e questo costume ha creato la periodicità e la simultaneità dell’alzarsi e del coricarsi.
Ed ecco dunque la cosa la più capricciosa del mondo, ed ecco dunque il sentimento il più eminentemente mobile, che non ha prezzo se non per le sue ispirazioni solleticanti, che non trae il suo fascino se non dalla foga repentina dei desiderii, la quale non piace se non per la verità delle sue espansioni, ecco l’amore, insomma, sottoposto ad una regola monastica ed alla geometria dell’ufficio delle longitudini.
Padre, odierei il fanciullino che puntuale come un orologio avesse, sera e mattina, una esplosione di sensibilità, venendo a darmi un buon giorno o una buona sera d’obbligo. È così che si soffoca tutto ciò che vi è di generoso e d’istantaneo negli umani sentimenti. Giudicate da ciò dell’amore a ora fissa!
Non spetta che all’autore di tutte le cose far sorgere e tramontare il sole sera e mattina, in mezzo a un apparato sempre splendido, sempre nuovo, e nessuno quaggiù, non ne spiaccia all’iperbole di Gian Battista Rousseau, non può rappresentare la parte del sole.
Resulta da queste osservazioni preliminari:
Che non è naturale trovarsi in due sotto il baldacchino di un letto;
Che un uomo è quasi sempre ridicolo quando dorme;
Che finalmente la coabitazione costante presenta pel marito pericoli inevitabili.
Tenteremo dunque di conciliare i nostri usi con le leggi della natura, e di combinar la natura e gli usi in maniera da far trovare ad uno sposo un utile ausiliario e mezzi di difesa nel legno-mogano del suo letto.