III. Di un solo e medesimo letto.

In una notte del mese di dicembre, il gran Federigo, avendo contemplato il cielo, da cui tutte le stelle distillavano quella luce viva e pura che annunzia un gran freddo, esclamò: «Ecco un tempo che darà parecchi soldati alla Prussia!»

Il re esprimeva con quella sola frase, l’inconveniente principale, che presenta la coabitazione costante degli sposi. Padroni, Napoleone e Federigo di stimar più o meno una donna, secondo il numero de’ suoi figliuoli; ma un marito di talento deve, secondo le massime della Meditazione XIII; non considerare la fabbricazione d’un ragazzo, che come un mezzo di difesa; e tocca a lui, a sapere se è necessario prodigarlo.

Questa osservazione conduce a sistemi, ai quali la Musa fisiologica deve rifiutarsi. Essa ha già consentito ad entrar nelle camere nuziali quando sono disabitate; ma, vergine e austera, arrossisce all’aspetto dei giuochi dell’amore.

Poichè è a questo punto del libro, che la Musa stima opportuno di porre le sue bianche mani a’ suoi occhi per non vedere più nulla, come una giovinetta, attraverso gli interstizi lasciati fra’ le sue dita affilate, profitterà di questo accesso di pudore, per fare una ramanzina ai nostri costumi.

In Inghilterra, la camera nuziale è un luogo sacro. I due sposi soli hanno il privilegio di entrarvi, ed anco, più d’una lady, si dice, rifà da sè il suo letto. Di tutte le manìe d’oltre mare, perchè la sola che abbiamo sdegnato è appunto precisamente e semplicemente quella, la cui grazia e il mistero avrebbero dovuto piacere a tutte le anime tenere del continente? Le donne delicate condannano l’impudicizia con la quale s’introducono in Francia gli estranei, nel santuario del matrimonio. Per noi che abbiamo energicamente anatemizzato le donne che vanno a porre in mostra con enfasi la loro gravidanza, la nostra opinione non è dubbia. Se vogliamo che il celibato rispetti il matrimonio, bisogna anco che le persone ammogliate o maritate abbiano dei riguardi per la infiammabilità degli scapoli.

Dormir tutte le notti con la propria moglie, può parere, bisogna confessarlo, l’atto più insolente della fatuità.

Molti mariti, si dimanderanno in qual modo un uomo, che ha la pretensione di perfezionare il matrimonio, osa di prescrivere a uno sposo un regime, che sarebbe la perdita d’un amante.

Nondimeno, tale è la decisione del dottore in arti e scienze coniugali.

Ed anzi, a meno di prender la risoluzione di non coricarsi mai in casa propria, questo partito è il solo che resta ad un marito, poichè noi abbiamo dimostrato i pericoli dei due precedenti sistemi. Dobbiamo dunque tentare di provar che questa ultima maniera di coricarsi offre maggiori vantaggi e meno inconvenienti dei due primi, relativamente alla crise nella quale si trova una coppia di sposi.

Le nostre osservazioni sui letti gemelli hanno dovuto insegnare ai mariti che essi sono in qualche modo obbligati d’esser sempre montati al grado di calore, che regge l’armoniosa organizzazione delle loro mogli: ora, ci pare che questa perfetta uguaglianza di sensazioni, deve stabilirsi assai naturalmente sotto la bianca egida, che li cuopre del suo lino protettore; è già un immenso vantaggio.

Infatti, nulla è più facile che verificare ad ogni ora, il grado d’amore e di espansione al quale una donna giunge, quando il medesimo guanciale riceve le teste di due sposi.

L’uomo (noi parliamo qui della specie) cammina con una nota sempre fatta che accusa nettamente e senza errori, la somma di sensualità di cui è portatore. Questo misterioso ginometro, è tracciato nel cavo della mano. La mano è effettivamente quello dei nostri organi che traduce più immediatamente le nostre affezioni sensuali. La chirologia è un quinto lavoro, che lego ai miei successori, perchè io mi contenterò di non farne scorger qui che gli elementi utili al mio soggetto.

La mano è lo strumento essenziale del tatto, ora il tatto è il senso che sostituisce meno imperfettamente tutti gli altri, pel cui mezzo egli non è mai supplito. La mano avendo da sola eseguito tutto ciò che l’uomo ha concepito fin qui, essa è in qualche modo l’azione stessa. La somma intiera della nostra forza passa per lei, ed è a notarsi che gli uomini di potente intelligenza hanno quasi tutti avuto belle mani, la perfezione delle quali è il carattere distintivo d’un alto destino. Gesù Cristo ha fatto tutti i suoi miracoli con l’imposizione delle mani. La mano trasuda la vita, e dappertutto ov’ella si posa, lascia traccie d’un magico potere; perciò ella è a metà in tutti i piaceri dell’amore. Ella rivela al medico tutti i misteri della nostra organizzazione. Ella esala, più che un’altra parte del corpo, i fluidi nervosi, ovvero la sostanza incognita che, a difetto d’altro termine, bisogna chiamar volontà. L’occhio può dipingere lo stato dell’anima nostra; ma la mano tradisce in pari tempo i segreti del corpo e quelli del pensiero. Noi acquisteremo la facoltà d’imporre silenzio ai nostri occhi, alle nostre labbra, alle nostre sopracciglia, e alla fronte; ma la mano non dissimula, e nulla nei nostri lineamenti potrebbe paragonarsi a lei, per la ricchezza dell’espressione. Il freddo e il caldo, di cui è passibile, hanno delle sì impercettibili gradazioni, che fuggono ai sensi delle genti irriflessive. Ma un uomo le sa distinguere per poco che si sia dedicato alla anatomia dei sentimenti e delle cose della vita umana. Perciò la mano, ha mille maniere d’essere secca, umida, cocente, gelata, dolce, arida, untuosa. Palpita, si lubrifica, s’indurisce e si ammollisce. Insomma, offre un fenomeno inesplicabile, che si è tentati di chiamare l’incarnazione del pensiero. Ella fa la disperazione del pittore e dello scultore, quando vogliono esprimere il mutabile dedalo de’ suoi misteriosi lineamenti. Stender la mano a un uomo, è salvarlo. Ella serve di pegno a tutti i nostri sentimenti. In tutti i tempi le fattucchiere hanno voluto leggere vostri futuri destini nelle linee, che non hanno nulla di fantastico, e che corrispondono ai principii della vita e del carattere.

Accusando un uomo di mancar di tatto, una donna lo condanna senza appello. Si suol dire, infine: La mano della giustizia, è la mano di Dio; poi «un colpo di mano» quando si vuol esprimere una impresa ardita.

Imparare a conoscere i sentimenti dalle variazioni atmosferiche della mano, che, quasi sempre una donna abbandona senza diffidenza, è uno studio meno ingrato e più sicuro, che quello della fisonomia.

Perciò voi potrete, acquistando questa scienza, armarvi d’un gran potere; e avrete un filo che vi guiderà nel labirinto dei cuori più impenetrabili.

Ecco la vostra coabitazione assolta da non pochi errori, e arricchita d’assai tesori.

Ora, credete voi in buona fede, che siate obbligato di essere un Ercole, perchè dormite tutte le sere con vostra moglie? Sciocchezza! Nella situazione in cui si trova, un marito scaltro possiede ben più risorse, per trarsi d’impiccio, che la signora di Maintenon non ne aveva, quando era obbligata a sostituire un piatto con la narrazione d’una storia.

Buffon e qualche fisiologo, pretendono che i nostri organi sono molto più affaticati dal desiderio che dai più vivi godimenti. Infatti, il desiderio non costituisce forse una specie di possesso intuitivo? Non è all’azione visibile, ciò che gli accidenti della vita intellettuale di cui godiamo durante il sonno, sono agli avvenimenti della nostra vita materiale? Questa energica prensione delle cose, non reclama forse un movimento interno più potente, che non quello del fatto esterno? Se le nostre geste non sono la manifestazione di atti compiuti già dal nostro pensiero, giudicate quanti desideri spesso ripetuti debbono consumare i fluidi vitali –? Ma le passioni, che non sono se non masse di desideri, non solcano esse coi loro fulmini, le faccie degli ambiziosi, dei giuocatori, e non logoran esse i corpi con una meravigliosa prontezza?

Allora queste osservazioni debbono contenere i germi d’un misterioso sistema, protetto ugualmente da Platone e da Epicuro; noi l’abbandoniamo alle vostre meditazioni, coperto del velo delle statue egiziane.

Ma il più grande errore che possono commetter gli uomini, è quello di credere che l’amore non risiede che nei momenti fuggitivi, i quali, secondo la magnifica espressione di Bossuet, somigliano nella nostra vita, a chiodi conficcati in una muraglia; essi appajono numerosi all’occhio; ma riuniti, entreranno nel cavo della mano.

L’amore scorre quasi sempre in conversazione. Non vi è che una sola cosa d’inesauribile in un amante; è la bontà, la grazia e la delicatezza. Sentir tutto, indovinar tutto, prevenir tutto; far rimproveri senza affliggere la tenerezza; disarmare un presente da ogni orgoglio; raddoppiare il valore di un atto, con forme ingegnose; porre l’adulazione nelle azioni e non nelle parole; farsi udire anzichè afferrare vivamente; toccare senza colpire; porre la carezza negli sguardi e fino nel suono della voce; non imbarazzar mai; divertire senza offendere il gusto; sempre solleticare il cuore; parlare all’anima...

Ecco ciò che le donne dimandano; esse abbandoneranno i benefizi di tutte le notti di Messalina, per vivere con un essere che prodigherà quelle carezze d’anima, di cui sono tanto ghiotte, e che non costano nulla agli uomini, tranne un po’ d’attenzione.

Queste linee racchiudono la più gran parte dei segreti del letto nuziale. Vi sono forse dei burloni, che prenderanno questa lunga definizione della cortesia, per quella dell’amore; mentre non è, veramente, che la raccomandazione di trattar vostra moglie come trattereste il ministro da cui dipende il posto che voi agognate.

Sento migliaja di voci gridare, che questo lavoro perora più spesso la causa delle donne, che quella dei mariti;

Che la maggior parte delle donne sono indegne di queste cure delicate e che ne abuserebbero;

Che vi sono donne portate al libertinaggio, le quali non si rassegnerebbero molto, a ciò che esse chiamano canzonature;

Che esse sono tutta vanità e non pensano che ad adornarsi;

Che hanno cocciutaggini veramente inesplicabili;

Che stizzirebbero qualche volta, per una attenzione;

Che sono sciocche, non comprendono nulla, non valgono nulla ecc., ecc.

In risposta a tutti questi clamori, iscriveremo qui questa frase, la quale, messa fra due linee bianche, avrà forse l’aria d’un pensiero, per servirci d’una espressione di Beaumarchais.

LXIV.

«La donna è pel suo marito, ciò che suo marito l’ha fatta.»

Avere un interprete fedele che traduca con profonda verità i sentimenti d’una donna, renderlo lo spione di essa stessa, tenersi all’altezza della sua temperatura in amore, non lasciarla potere ascoltare il suo sonno, evitare tutti i controsensi che perdono tanti matrimoni, sono le ragioni che debbono far trionfare il letto nuziale, sui due altri modi d’organizzar la giacitura nuziale.

Siccome non esistono benefizi senza aggravi, voi siete tenuto a saper dormire con eleganza a conservar un po’ di dignità sotto il fazzoletto che avvolge il capo, ad esser gentile, ad avere il sonno leggiero, a non tossir troppo e ad imitare gli autori moderni, che fanno più prefazioni che libri.

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