1. Da Cecco d'Ascoli, l'infelicissimo matematico dello Studio bolognese arso dall'Inquisizione in Firenze nel 1327, fino a O. D. Cassini, l'astronomo moderno che fu tanta parte dei progressi della Geografia matematica, prima in Bologna e poi a Parigi, noi possiamo segnalare i passi più decisivi di questa scienza con alcuni dei nomi più illustri di cui si vanta a buon diritto questo Ateneo.
E primi fra tutti menzioneremo Scipione Dal Ferro e Domenico Maria Novara, che dal 1496 al 1500, ebbero in Bologna discepolo ed amico Nicolò Copernico. Per il Novara ciò risulta da docomenti raccolti dal Borsari e pubblicati nel 1894. Il giovane studente polacco, che già aveva fatto i suoi corsi di Astronomia e di Matematica in Cracovia, era iscritto in Giurisprudenza. Onde non le lezioni ufficiali, bensì la casa dei matematici egli frequentava, completando così la sua cultura scientifica in quelle conversazioni familiari che sono il vero e più efficace insegnamento del professore universitario, all'infuori di ogni forma di controllo regolamentare.
2. Scipione Dal Ferro, lettore di matematiche in questa Università dal 1496 al 1526, come rilevasi da una memoria recente del dott. Lod. Frati, fu veramente un uomo di genio, se a lui va attribuita, come risulta accertato dai documenti, la soluzione delle equazioni di 3° grado, e la formula che, raccolta da Annibale della Nave, suo genero ed allievo, indovinata dal Tartaglia, sorpresa dal Cardano, va nella scienza oggidì sotto il nome di «formula Cardanica».
Domenico Maria Novara, ferrarese, professò Astronomia in Bologna dal 1484 fino alla morte, avvenuta nell'Agosto 1504. Fu uno dei più insigni rappresentanti dell'Astronomia nel secolo del Regiomontano e del Toscanelli e, benchè non apertamente, si ingegnò dal canto suo a dissipare le nebbie metafisiche nelle quali il Medio Evo aveva offuscata quella scienza, ricaduta per secoli nelle fantasie astrologiche, che la ingombrarono ancora nelle opere posteriori fino al sommo Keplero. L'astronomia allora si chiamò Astrologia, e Prognosticon si chiamarono gli annuari che lo stesso Novara era incaricato di compilare nel suo osservatorio. Paolo Toscanelli e Pico della Mirandola avevano combattuta l'idea tanto diffusa nel popolo e anche nei dotti, dell'influenza delle stelle nel destino degli uomini, di cui aveva fatto testimonianza anche Dante. Gli astronomi, chiamati astrologi, non sempre potevano opporsi risolutamente a queste credenze così radicate nell'anima del Medio Evo.
3. Ciò non impedì al Novara, come non lo aveva impedito agli altri grandi dell'epoca sua, di portare alla scienza un notevole contributo di scoperte e di nuove determinazioni. Egli determinò l'obliquità dell'eclittica in 23° 29', cioè un minuto primo più del Peurbach e del Regiomontano, e 15" meno di quanto ebbe a determinarla circa 170 anni dopo, in Bologna, il Cassini. Il Novara diede pure una sua teoria sullo spostamento dell'asse terrestre, di cui ci conserva per esteso la notizia il Magini. Da un errore costante scoperto nelle latitudini di Tolomeo egli seppe dedurre uno spostamento del Polo dall'epoca di Tolomeo in poi, di 15', ciò che non fu creduto dal Delambre, mentre – osserva l'Uzielli – il matematico italiano ebbe una grande intuizione.
Quantunque Giov. Werner, il matematico di Norimberga, vissuto in quel tempo (1468-1528), e lo stesso Copernico, ricordino il Novara nelle loro opere a proposito soltanto della determinazione della obliquità dell'eclittica, e non facciano diretta testimonianza delle sue idee cosmografiche, pure queste risultano dall'insieme del suo lavoro scientifico e da quanto ce ne riferiscono altri scrittori, fra i quali – a tacere di Tomaso Campanella – basterà citare il tedesco Lipstorpio, la cui testimonianza è largamente dimostrata dal Borsari.
Onde non a torto il nostro buon Regaldi, invocando con una calda apostrofe Bologna «sede del saper vetusto» nel suo Carme per il IV Centenario della nascita di Copernico, celebrato in questo Ateneo il 19 febbraio 1873, così affermava la parentela intellettuale dell'astronomo polacco coi due matematici dello Studio bolognese:
Qui Novara e Dal Ferro eran sostegno
Al suo pensier che si levò gagliardo
Di sfera in sfera nel sidereo regno.
Seppe levarsi in ciel, seppe il bugiardo
Sistema rovesciar di Tolommeo,
Avvegnacchè non gli reggesse il guardo
La molteplice lente onde poteo
Sperimentando spazïar ne l'etra
La visiva virtù di Galileo.