IV.

1. Ci siamo occupati fin qui dei mezzi forniti dalle scienze ausiliarie in Bologna ai progressi della Geografia, e specialmente di quelli forniti dall'Astronomia nello studio bolognese.

Ma la Geografia si vale anzitutto del lavoro di scoperta, il quale – come già ho osservato – è opera spesso casuale ed incosciente dei viaggiatori, che nell'antichità e nel Medio Evo ci diedero le prime idee più grossolane sulla forma e sull'estensione dell'abitabile. Uno solo fra i viaggiatori dell'antichità ebbe intenti scientifici: Pitea di Marsiglia – e fu vituperato da Polibio e da Strabene. Grandi furono i viaggi terrestri compiuti da Arabi e da Europei del Medio Evo, e meravigliose le navigazioni dei Portoghesi, degli Spagnuoli, degli Olandesi, che aprirono l'età moderna colla scoperta sommaria di tutti gli Oceani e di tutti i Continenti. Ma lo scopo scientifico era estraneo a tutto questo movimento di mercanti, a questa gara di monopolii e di conquiste transoceaniche.

In questo periodo, che chiamerei «eroico» delle grandi scoperte geografiche, emergono specialmente, come ognun sa, gli esploratori italiani: o si avventurino ai più straordinari viaggi nella Tartaria e nell'India come Marco Polo e Nicolo de' Conti, o si lancino ardimentosi alle navigazioni su ignoti mari, come Cristoforo Colombo.

2. Anche in questa forma di lavoro geografico rudimentale, e non sempre incosciente, Bologna ci presenta assai per tempo una schiera eletta di viaggiatori a incominciare da Francesco Pipini, domenicano, il quale, nel 1307, diede una versione latina del libro di Marco Polo, assai diffusa in Europa, compose una miscellanea storica sotto il titolo di Chronicon, e visitò la Siria nel 1317 dando un itinerario del suo viaggio, documento importante per la geografia del secolo XIV.

Il Beato Bartolomeo, pure di Bologna, fu lungamente nell'America Persiana intorno al 1330; un altro bolognese Alessandro Ariosto, fu in Siria, in Egitto, al Sinai, fra il 1475 e il 78, e diede dei suoi viaggi una relazione interessante.

Il conte G. B. Montalbani percorse l'Europa centrale, la Turchia, la Persia, scrisse in latino una grammatica turca e un vocabolario, fu ambasciatore del Padiscià presso l'Imperatore insieme con Gaspare Graziani, passò ai servigi di Vittorio Amedeo, duca di Savoia, ebbe a Venezia un comando nell'isola di Candia ove morì nel 1646. Anche Alberto Caprara, nobile bolognese, fu a Costantinopoli presso Maometto IV, e viaggiò lungamente; ma ci rimase noto in ispecial modo per i suoi studi di Filosofia morale, di cui tenne cattedra in questa Università nel 1667. Discepolo dell'Aldrovandi fu il medico bolognese Baldassarre Pisanelli, che visitò la Barberia per studiare la cura della peste.

3. Sopra tutti emerge la bizzarra figura di Ludovico de Barthema (o Varthema?), uno dei massimi conoscitori dell'Asia nell'Europa del Rinascimento.

Partitosi da Venezia nel 1502, fu in Egitto, in Siria, in Arabia, visitò Medina e la Mecca scortando carovane in veste da musulmano. Ad Aden, scoperto, ed accusato di essere cristiano e spia dei Portoghesi, venne arrestato e condotto davanti al Sultano. E solo per le preghiere della Sultana ebbe salva la vita. Percorse il Yemen, la Persia, fu a Samarcanda, retrocedette nell'India. Non mancò di osservare quanto era più notevole nella società indiana, sotto tutti gli aspetti, anche dal punto di vista economico. Nella sua importante relazione ci fornisce nuovi particolari sulle dottrine indiane, sugli idoli deformi, sui templi colossali, sui riti bramanici, sulle caste, la poliandria, i funerali, il rogo delle vedove, il lusso dei principi, la magnificenza delle corti. Descrive la varietà e abbondanza dei prodotti vegetali, segnalando a Bantan la noce moscata, alle isole Molucche il garofano, la cànfora a Bòrneo, la cultura dei bachi da seta a Giava.

Ebbe dai Portoghesi incarichi di fiducia e, per il valore dimostrato all'assalto di Panane, fu insignito sul campo del titolo di cavaliere, servendogli da padrino nell'investitura Tristan da Cunha, uno dei più famosi ammiragli del tempo. In Roma fece stampare nel 1510 la Relazione dei suoi viaggi, dedicandola a Donna Agnesina di Montefeltro, moglie a Don Fabrizio Colonna e madre di Vittoria Colonna.

4. Ma al viaggio empirico di scoperta segue l'esplorazione scientifica in tutti i suoi diversi aspetti, geologico, morfologico, climatico, biologico e antropico.

Alle preliminari straordinarie escursioni di Marco Polo nelle vaste e ancora sconosciute provincie del Cataio, segue, due secoli dopo, la bella ed elegante scoperta positiva della Cina compiuta da Matteo Ricci, il padre dei sinologi moderni; alla cognizione primitiva e grossolana dei paesi immensi e della prodiga natura del Nuovo Mondo, così varia nelle più diverse sovrapposizioni altimetriche dei climi sulle Ande gigantesche, ecco succedere la prima descrizione scientifica col Fernandez de Oviedo, col P. Acosta, col milanese Benzoni, e, per il Messico, col celebre medico Francesco Hernandez di Toledo, cui forse non era estraneo, secondo le acute indagini dell'on. Cermenati, il vasto disegno metodico di esplorazione naturalistica delle nuove terre concepito dal bolognese Ulisse Aldrovandi, il più grande filosofo sistematico della natura dopo Aristotele e prima di Cuvier.

Se a Pietro Ponponazzi spetta il merito di aver instaurato in Bologna la filosofia nuova, ad Ulisse Aldrovandi, uomo universale, mente architetta, va data la gloria di un vero rinnovamento di tutte le scienze di osservazione, fra le quali la Geografia, che considera gli organismi nella loro distribuzione e coesistenza spaziale, sotto l'azione modificatrice dei climi. A poca distanza di anni, con Marcello Malpighi, appunto qui fa la sua apparizione il fisiologo moderno.

5. Ma la figura del geografo naturalista si annunziava in Italia e, propriamente in Bologna, un secolo e mezzo dopo l'Aldrovandi, con un altro grande intelletto di pari universalità: Luigi Ferdinando Marsili.

Nato nel 1658, il conte Marsili, dopo aver compiuto i suoi studi in Bologna sotto la guida del Malpighi, del Trionfetti, del Montanari, viaggiò ben presto in Turchia e poi in Austria, ove prese parte attivissima alle guerre contro i Turchi; fu costruttore di fortezze, direttore della fonderia di cannoni di Vienna, ingegnere, generale, diplomatico, ultimo esempio, osserva il Balbo, della straordinaria versatilità dell'ingegno italiano dell'Epoca del Rinascimento.

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