1. Non credo di dovermi indugiare lungamente sulla vita e sulle opere di questo illustre bolognese dopo quanto ne scrissero il Peschel in Germania, il Thoulet in Francia, l'ammiraglio Magnaghi e il D'Albertis in Italia; dopo le «Memorie» pubblicate dal Conte Fantuzzi in Bologna, nonché dopo la notizia conosciutissima che ne ha dato Amat di S. Filippo negli studi Biografici e Bibliografici già citati e mentre so che qui in Bologna un mio amico e collega sta preparando una monografia sul grande geografo.
Dirò brevemente dell'importanza che hanno per la Geografia le sue principali opere; le quali io ebbi fra mano la prima volta in Torino, in occasione dell'Esposizione del 1898, ove alla Sezione «Esplorazioni» trovavasi la «Raccolta Marsili» appartenente alla Biblioteca Universitaria di Bologna.
Figuravano in questa raccolta opere militari, geografiche e storiche di alto valore, come quella sull'Impero Ottomano, pubblicata in edizione bilingue, le osservazioni sul Bosforo Tracio, che si completano più tardi con la classica opera sulla Storia fisica del Mare, edita ad Amsterdam nel 1725; e finalmente il colossale lavoro sul Danubio Pannonico, che valse al Marsili gli onori accademici di Parigi e di Londra, e l'amicizia di Newton.
2. Nel suo viaggio in Turchia, e nella stessa drammatica sua prigionia, egli studiò sul luogo i costumi, gli ordinamenti civili, l'organizzazione militare di quell'impero. Estese il suo esame al clima, alla vegetazione, alle comunicazioni commerciali. Diede una determinazione di latitudine di Costantinopoli, che è un miracolo di esattezza, dati i mezzi di osservazione del tempo: 41°9'39", con eccedenza di soli 9'9" sulle misure attuali.
Lasciando da parte i suoi primi lavori geologici sull'Appennino bolognese, le osservazioni originali da lui fatte sullo scambio di correnti marine nel Bosforo, riconosciute nella loro vera causa, che è la diversa salsedine fra i due mari comunicabili, le magnifiche ricerche compiute alcuni anni dopo nel Mediterraneo Occidentale e precisamente nel Golfo del Leone, sulla distribuzione delle salsedini e delle temperature a diverse profondità, nonchè gli ingegnosi diagrammi e i profili coi quali prelude ai metodi moderni nell'esprimere graficamente l'andamento dei fenomeni man mano analizzati, tutto ci rivela nel Marsili il vero fondatore dell'Idrografia marina.
Se dell'Oceanografia come ramo importante della Scienza della Terra, già avevano tracciato alcune linee, pure in mezzo a molti errori, il Botero nel secolo XVI in Itatia, e il Varenio in Olanda nella prima metà del XVII, solo col geografo bolognese si può veramente dire che questa disciplina si sia affermata sulla base dell'esperienza istrumentale, pure a tanta distanza di tempo dal suo celebre restauratore nel secolo ora scorso, l'americano Maury.
3. I sei volumi sul Danubio Pannonico, ricchi di illustrazioni e di disegni dal vero di piante e di animali eseguiti con abilità rara dallo stesso Marsili, formano la prima grande opera di idrografia fluviale in Europa, se si tien conto della molteplicità di aspetti sotto i quali il complesso argomento viene svolto nel modo più esauriente. Tutte le scienze ausiliari della Geografia sono chiamate a raccolta, e ognuna di esse con una competenza particolare quando non pure con un contenuto nuovo, come l'ittiologia fluviale. Nessun altro fra i dotti d'Europa in quel secolo, che fu il secolo aureo della scienza, il secolo di Galileo, di Leibnitz, di Huygens e di Newton, nessun altro all'infuori del Marsili, avrebbe potuto metter mano ad un lavoro così vasto, formato dal concorso di elementi così diversi e di attitudini così disparate, quali appunto si richiederebbero al vero Geografo, se non sorpassassero di troppo le forze di un uomo solo.
E non soltanto come fisico e come naturalista si distingue il Marsili nell'opera sul Danubio, ma anche nei rapporti con quella parte della Geografia che oggi si vuoi chiamare col nome di Antropica. L'importanza delle vie commerciali sieno fluviali, sieno marittime, non sfugge al suo sguardo, che intravede l'opportunità di congiungere all'Adriatico la rete danubiana sulla linea della Sava e della Culpa, come bene rileva il prof. Bruzzo della citata monografia.
4. La Geografia infatti non si arresta alla pura contemplazione del mondo fisico considerato nella distribuzione spaziale dei fenomeni e degli organismi, ma riguarda sopra tutto lo sviluppo della società umana nei suoi rapporti coi climi e con le forme delle superficie terrestre, e da la ragione fondamentale dell'incremento degli Stati, del loro valore economico, e della distribuzione delle città.
Il Marsili seppe assurgere a questo punto di veduta, particolarmente nella sua opera di Geografia politica sulla Turchia, che è una vera miniera di notizie e di osservazioni utili. Egli, basandosi sul principio – di una profondità psicologica incontrastabile – che, per vincere un nemico, bisogna anzitutto studiarlo e vederne l'anima, ci da un quadro nuovo di quell'Impero tuttora così mal conosciuto in Occidente, senza trascurarne gli elementi morali. E il suo lavoro può dirsi fondamentale anche nella Geografia militare.
Nella sua vita travagliata e avventurosa egli trovò sempre – anche nei più duri cimenti – una veramente eroica serenità di spirito, che gli permise di profittare senz'altro dell'occasione più arrischiata come di un nuovo elemento di studio.
Così, dovunque andasse, al culto della Scienza sempre congiunse il pensiero della sua città natìa, il cui nome appunto per la Scienza suona celebre nel mondo; e disegnò di instaurare in Bologna un Istituto scientifico costituendolo colle proprie raccolte di Storia Naturale e con le macchine di Fisica, che con grave dispendio aveva fatte venire dall'Olanda e dall'Inghilterra.