III.

1. Ho detto come per opera quasi esclusiva dei viaggiatori italiani mercanti e missionarii, ci siano pervenute le prime notizie positive dell'Estremo Oriente e si siano stabiliti i primi rapporti commerciali fra la Cina e l'Europa. Ma quel mondo lontano era stato veduto nel suo apparato esteriore: le città, i fiumi, l'agricoltura, i prodotti vegetali, fra cui principalissimo il riso, le industrie più caratteristiche, come quelle della seta e delle porcellane. Mentre nel Nord la cultura del frumento e del miglio era divenuta comune dopo il continuato contatto cogli Europei, il riso e il thè, insieme coll'ulivo e coll'arancio, formavano i prodotti tipici della Cina Meridionale, il cui clima (causa le ben note anomalie termiche dei nostri mari) è affatto simile a quello dell'Europa, benchè trovisi tutta a S. del 35° parallelo e corrisponda in gran parte alle latitudini del deserto Saharico.

E non solo i primi esploratori europei dalla Cina, ma benanco quelli del secondo periodo, incontrarono tale varietà di piante utili e di materie prime per le industrie tessili della Cina meridionale da giustificare pienamente il singolare isolamento commerciale di quell'immenso paese, che ben poteva bastare a sè stesso per molti secoli. La varietà degli alberi da frutta, degli aranci e dei cedri, originari di quella terra, l'albero della vernice, della cera bianca, del sevo, del sapone, l'abbondanza delle piante industriali, e anche dei prodotti minerali, furono sempre la meraviglia degli Europei.

2. Nè minore fu la meraviglia, per quanto ho già accennato più sopra, di tutto ciò che riguarda la popolazione dell'Impero e la grandezza delle città e delle opere pubbliche.

Già fin dall'epoca romana quel paese contava non solo città simili a Roma, ad Antiochia, a Tessalonica; ma presentava uno sviluppo così avanzato di forme democratiche, pure all'ombra dell'assolutismo patriarcale, da farci rimanere umiliati pensando che invece la concezione dello Stato in quel tempo fra noi, nelle intelligenze più elevate, non era possibile se non collocando alla sua base la schiavitù.

E mentre l'Europa medievale si andava barbaramente lacerando nelle feroci guerre di religione, e le stragi organizzate e i sacrifizi umani a migliaia, davano fra noi l'orrido spettacolo del fanatismo cieco e crudele, la Cina offriva al mondo l'esempio della tolleranza civile, e un imperatore della dinastia dei Tang proclamava la coesitenza pacifica delle tre regioni nello Stato, e poteva vantarsi di non aver segnato nei suoi vasti domini, per molti anni, neppur una sentenza di morte.

La Cina infatti, come già ho avvertito, era giunta assai per tempo al «periodo positivo» della sua Storia. Il suo principale fondatore non fu un uomo soprannaturale come Mosè, nè un gran guerriero come Alessandro, nè una mente politica come Augusto, ma un semplice educatore, senza miracoli, senza strepido di armi, senza apparato di forza materiale. La sua letteratura, formata in massima parte di opere di storia e di morale, non conosce l'epopea. Non un poema come l'«Iliade», ove però il culto della forza e della violenza sembra incominciare assai bene a formare l'appannaggio educativo dei popoli occidentali. Vi hanno bensì poeti lirici che fiorirono nel periodo aureo della storia cinese, rispondente, per noi, all'alto Medio Evo, epoca di massima depressione per la cultura occidentale, quando più fitte pesavano sull'Europa le tenebre della barbarie feudale e le Crociate non ancora fornivano la materia dell'Epopea moderna e cristiana.

Questo mondo veniva rivelato nelle sue fattezze intime, vale a dire nella sua anima, da un altro italiano – sotto questo aspetto più grande di Marco Polo – da Matteo Ricci.

3. Matteo Ricci è adunque il secondo scopritore della Cina. Egli, il primo dei sinologi, impadronitosi della lingua e del complicato sistema ideografico dei Cinesi, potè figgere lo sguardo in quelle profondità, potè salire la muraglia ideale che divide l'Europa dall'Asia estrema, e contemplare l'ampia distesa dei due orizzonti storici nelle più alte regioni dello spirito.

Come geografo fu egli il primo a fissare le posizioni geografiche e a disegnar mappe di quei lontani paesi con metodo scientifico.

Egli calcolò le distanze e determinò con esattezza le latitudini delle città lungo la strada che per il passo di Mei-ling, attraverso l'intricata rete dei Monti Meridionali, conduce da Canton al lago Pojang, uno dei laghi regolatori del massimo fiume cinese, e alla città di Nanchino, la capitale immensa, con la gran Torre di porcellana, devastata più tardi nella gran rivolta dei Taiping. Egli ha verso la Geografia il merito nuovo di aver dato alla conoscenza scientifica della Cina il suo assetto definitivo. A lui la gloria della identificazione del Cataio dimostrata col metodo più rigoroso: la determinazione delle posizioni geografiche in ordine alle latitudini e il calcolo delle distanze lineari fra le città lungo l'itinerario già indicato, presso una linea meridiana compresa fra Canton e Pechino, le due massime città estreme dell'Impero, nella direzione da Sud a Nord. Egli potè riconoscere che Pechino giace a una latitudine non superiore ai 40°, cioè – malgrado gli inverni rigidi come a Pietrogrado – un centinaio di km. più a Sud di Napoli! Il clima temperato dell'Europa trovandosi nello Estremo Oriente, come noi sappiamo, a latitudini invertite a mezzodì del 40° parallelo, ne viene che si spiega come – prima del Ricci – si ponesse il Cataio in corrispondenza alle latitudini settentrionali d'Europa, e se ne facesse un paese distinto dalla Cina.

E forse a questo antico errore, che sdoppiava la Cina in due sezioni distinte, può aver contribuito nel Medio Evo la divisione politica di essa in due Imperi, del Nord e del Sud, prima che Li-Hang, nel 618 dell'Era nostra, li riunisse in uno solo, dando principio alla gloriosa dinastia dei Tang.

Anche nell'Antichità la Cina non era forse tutta una cosa con la «Serica» a cui si accedeva dall'interno, per via di terra, nei tempi dell'Impero Bizantino, cioè per la così detta «Via della Seta», che i mercanti occidentali percorrevano attraverso l'Asia, valicando il Pamir e incontrandosi coi Seri nella valle del Tarim?

Si tratta adunque di un nuovo periodo della «Storia della conoscenza geografica dell'Estremo Oriente» largamente delineato da Ferdinando Richthofen nel primo volume della capitale opera sulla Cina, che colloca terzo il grande viaggiatore e geografo tedesco, accanto a Marco Polo e a Matteo Ricci.

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