II.

Sugli esordi dell'Età moderna noi assistiamo ad un avvenimento, il più grandioso della storia, ad un fatto mondiale che, nelle sue forme complesse, appartiene indubbiamente e prima di tutto alla Geografia, poichè nessuno, io credo, vorrà mettere in dubbio che la scoperta dell'America sia un fatto geografico.

A questo improvviso raddoppiarsi del mondo fisico, è seguito necessariamente un altro fatto, d'indole economica e sociale; la sostituzione dell'Oceano Atlantico, come centro polare della nuova attività umana, all'antico e piccolo Mediterraneo.

Ma quest'ultimo è pur sempre la culla della civiltà occidentale, il centro da cui s'irradiò il pensiero, il teatro della lotta e della fusione finale di elementi storici opposti, come la grande idea del Monoteismo ebraico e il Politeismo estetico di Grecia e di Roma; qui lo spirito semitico affermò la «Religione universale», qui lo spirito greco suggellò il concetto del «Cosmopolitismo» nella cultura, e il mondo civile sentì in Roma la prima coscienza dell'unità legale.

Se grande è il Mediterraneo nella storia della civiltà, non v'ha dubbio che assai ristretti sono i suoi limiti in relazione al mondo geografico come oggi lo conosciamo. La sua estensione è di 3 milioni di kq., compreso il Mar Nero, che ne forma il prolungamento a levante, mentre invece l'intero Pianeta, che noi abitiamo, si stende per un'area di 510 milioni di kq., cioè più di 170 volte tanto.

Le dimensioni geografiche non sono, com'è noto, un elemento positivo di vita sociale, ma all'opposto: sono ben sovente una condizione negativa, ove manchino altre condizioni di configurazione e di clima, più adatte alle relazioni commerciali fra i popoli e allo sviluppo del vivere civile. A modo di esempio, l'importanza storica della Grecia e della Russia chi non la vede apparire quasi in ragione inversa delle rispettive estensioni superficiali? Lo stesso possiamo dire del Mediterraneo in paragone dell'Atlantico, e di questo in rapporto all'Oceano Pacifico, il più vasto e il più antisociale degli Oceani praticabili.

La Geografia studia appunto queste condizioni di clima e di configurazione delle terre e dei mari in rapporto alle forme biologiche, vegetali ed animali, che ne sono lo effetto e la manifestazione evidente. Dopo aver riconosciuto nelle rispondenze fisiche fra le diverse parti del mondo, il principio di una grande economia tellurica, imprende l'esame delle relazioni complesse fra la Terra e l'Uomo, considera le forme del suolo, localizzando i fenomeni, fissando il valore storico e sociale dei fattori geografici, onde si determina e si esplica in vario modo l'attività umana. Se la volontà individuale può, fino ad un certo punto, ritenersi libera, almeno sensibilmente, non v'ha dubbio che vincolato a leggi fisse è il movimento generale della storia, e che i singoli popoli subiscono – anche nelle più alte esplicazioni del loro spirito – l'azione manifesta dei fattori geografici.

Fin dove arrivi questa «determinazione di ambiente» nei diversi casi, quando le forme geografiche offrano una più sicura efficacia nello sviluppo delle forme sociali, quali rapporti – talora lontani – leghino per fili invisibili il fenomeno storico al fenomeno geografico.... ecco il compito supremo, l'assunto più difficile ed elevato di questo grande sistema di filosofia naturale, che è la Geografia.

Ma dove meglio si affermano questi rapporti tra la configurazione geografica e lo sviluppo storico, dove i più interessanti problemi di «Geografia antropica» si affacciano alla mente dello studioso, gli è appunto nel bacino del Mediterraneo, intorno a quest'isola vostra, o Siciliani, fulcro alle maree pendolari del doppio bacino, indipendenti da quelle dell'Oceano, centro storico e punto di forza fra le varie stirpi Euro-asiatiche ed Euro-africane.

Nel Mediterraneo si accentua più che altrove questo magistero potente di reciproca azione fra la Terra e l'Uomo; nel piccolo Mediterraneo i Semiti, i Camiti e gli Arii, anche i Turani, si urtano, si mescolano e si fondono in una razza e in una civiltà. E questa civiltà, nata e rinvigorita nella lotta, divenuta adulta in Europa, la vediamo giganteggiare nella conquista delle terre Transoceaniche e, compiuto il giro del globo, battere alle porte del Mondo Cinese.

Sul Mediterraneo l'Uomo afferma il suo primo possesso politico, con Roma; su di esso egli stende la sua padronanza geografica ed economica, nel Medio Evo, con la Italia repubblicana e marinara innanzi all'Epoca del Rinascimento.

Nè l'intero possesso scientifico del Mediterraneo, storicamente e geograficamente italiano dopo la conquista di Roma e le prime mirabili figurazioni che ne fecero i nostri marinai e cartografi medioevali, può dirsi estraneo alla opera dell'Italia moderna, che dopo di aver dato al mondo l'insigne precursore e fondatore degli studi talassografici attuali, ha preso nella illustrazione del suo vecchio mare una parte, se non esclusiva, certo onorevole, con l'iniziativa, quasi isolata, di alcuni volenterosi, e coi lavori dell'Istituto Idrografico della R. Marina, fondato in Genova da poco meno di un quarto di secolo.

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