§ 3. Avanzi.

Con questo nome vogliamo indicare quell'insieme di pietre incise, adoperate specialmente dai seguaci di Basilide, note anche ai Padri, e disperse ora per i musei di Europa. Esse sono note col nome di Abraxas, perchè quasi tutte portano questo nome. Le figure simboliche, le parole strane, le allitterazioni ben combinate, mostrano che tali pietre servivano da talismano. Le iscrizioni sono sempre scritte in greco, e in genere sono uniformi. Vi si legge: Ιαω, Σαβαωθ, Αδωναι, Ανυβις, Ισις, Μιθρας. Talvolta su queste pietre sono incise le vocali greche αεηιουω, ora da sinistra a destra, ora viceversa; consonanti senza significato; sillabe incomprensibili; parole indecifrabili, derivanti dal greco, dal copto, dall'ebraico, dal siriaco; lunghi termini che si possono leggere cominciando indifferentemente da destra o da sinistra, come Αβλαυαθαυαλβα; frasi vuote di senso. Talvolta rappresentano figure nude, in atti osceni, personaggi simbolici, p. es. una testa di gallo, con le braccia e il busto umani, le gambe formate da due serpenti, uno scudo nella mano, una frusta nell'altra; oppure una donna discinta, con una stella sul capo, una frusta nella sinistra, la destra accennante alla propria bocca, seduta su un fiore di loto, simbolo frequentissimo della fecondità. Queste pietre sono d'inestimabile valore per scandagliare la psicologia gnostica: questi talismani enigmatici rivelano anch'essi lo stato di esaltazione che sottostà alla speculazione della gnosi, quello stato di ebbro smarrimento spirituale, nel quale ogni parola assume valore di rito, ogni strana e paradossale invocazione, parvenza di infallibile comunicazione col divino. Di più, quella promiscuità di deità invocate, quello strano accoppiamento di parole variamente originate, dimostra la stretta parentela della gnosi basilidiana con i sistemi solari ed astronomici, il giudaismo e la religione egiziana. Le teste raggianti d'uomo, di gallo, di leone, di serpente, la frusta, Mitra, fan pensare ai culti solari; Sirio, i sette pianeti, la luna crescente, lo Zodiaco, rivelano elementi astrologici; lo scarabeo, Iside, Anubi sono di derivazione egiziana; le parole Iao, Sabaoth, Gabriel, Adonai mostrano la dipendenza dal giudaismo. L'elemento cristiano è quello che traspare di meno in queste manifestazioni di una religiosità morbosa: il cristianesimo quasi si smarriva in questo oceano di varietà sacre, fuse in un vasto e ardente sogno di sincretismo.

Per dare però un'idea più precisa di questi Abraxas, ne descriverò qualcuno, quali sono riprodotti nel Matter. Uno di essi (T. I. E.) rappresenta da una parte un Pandemone a quattro ali, con i rami mistici e una specie di chiave o emblema di mistero, leggermente indicati. La capigliatura è bizzarra: si compone di un lieve fogliame, di due corni, simbolo di Ammone (il sole), e di sette raggi di luce, raffiguranti i sette pianeti. Il cancro della mano destra ricorda un'altra costellazione. Il serpente che si morde la coda, posto come piedistallo e che racchiude in sè ordinariamente il nome di Iao o qualche simbolo siderale, è questa volta vuoto. La sola immagine del serpente era molto chiara per l'intelligenza dello gnostico. Dall'altra parte è inciso un Harpocrate, simbolo del pellegrinaggio dello spirito, assiso sul calice di un loto, col dito sulla bocca e una duplice frusta nella mano. Il valore simbolico di questa pietra è notevolissimo (è nell'edizione di Gronovius e del Gemmae antiquae di Leonardo Agostini). Harpocrate è il sole nel suo stato d'indebolimento, in inverno: vale a dire l'anima sul finire della sua carriera terrestre, sul punto di rinnovarsi ex integro. Il loto, sul quale è assisa la divinità, è contemporaneamente simbolo del Nilo e della vita, inesauribile nelle sue gioie, come la fonte del venerando fiume.

Un altro rappresenta una donna, nuda fino alla cintola, che sembra implorare insistentemente un segnalato favore da un giovane, col capo raggiante, il quale l'ascolta con evidente attenzione. Il simbolismo ne è chiaro: l'individuo è il Cristo, o l'Horus-sole, a cui l'anima, dolorosamente reduce dalle sofferenze del mondo, chiede d'essere ricondotta nel pleroma, da cui si è allontanata. La donna è appunto l'anima redenta: e la sua parziale nudità, simboleggia il parziale distacco dalla terra (T.I.F.).

Un altro rappresenta Harpocrate sorgente dal loto, con la testa raggiante, circondata dalla luna e da due altre stelle. Il rovescio, offre inciso il serpente che si morde la coda: nel cerchio che ne risulta, son parole in greco: Sabaoth, Michael, Adonai ecc.; intorno, altre parole di cui si coglie questo significato: ille (Ialdabaoth) rebellavit (sed) tu pater es nobis Abrasach (ti sei manifestato cioè mediante il Logos unito all'uomo Gesù).

In un altro infine si scorge Harpocrate che indica alle labbra, donde è uscita la rivelazione: e tiene in mano una corona: la corona del trionfo per i pneumatici, che l'hanno saggiamente inteso.

Un altro abraxas appartenente alla collezione Denon (Matter, T. II, C. 1), rappresenta su un lato Anubi, custode dei due orizzonti, inferiore e superiore, guida delle anime nelle regioni ultraterrene, a testa di cane (custode) con il caduceo (guida), con la palma. Sull'altro, un individuo nudo, in cui è espressa l'anima del defunto: con un coltello nella destra, emblema del sacrificio, una fiamma, simbolo di purificazione; con il segno sulla testa della scienza dei misteri, alla quale è dovuto il destino felice del defunto: destino espresso da un serpente (la vita che l'Ophis-Cristo ha comunicato ai pneumatici), da una testa di sparviero, dal leone, dallo scarabeo. In un altro, Anubis pesa le azioni dell'anima, raffigurata in un uccello. In un altro infine, è scritto il nome di Giuda (per alcuni gnostici, unico discepolo che abbia capito il maestro e abbia aiutato il verificarsi della sua opera) ed è rappresentato un uomo a testa di cane, accanto al quale sono incise delle lettere greche, che Matter interpreta come iniziali di questa frase: «Gesù Cristo, il Signore, Dio, logos, è stato per noi la vita e la palma della vittoria».

Tutti questi Abraxas (è inutile esemplificare più oltre) rispondono così a un concetto fondamentale. Vogliono, sotto simboli noti di religioni diverse, indicare la evoluzione dell'anima che ascende, attraverso la contemplazione della verità misteriosa, al suo completo rinnovamento.

Il Matter riproduce 102 abraxas della più varia origine: ma tutti concepiti secondo un'idea uniforme. Essi sono di grande aiuto per la verifica delle dottrine gnostiche, descritte nei Padri.

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