CAPITOLO III. Le fonti.

A chi dà un'occhiata, sia pure superficiale, alla discussione critica che l'Harnack consacra alla letteratura gnostica nel 1° e 2° volume della Geschichte der altchristlichen Litteratur, appare come questa letteratura sia una delle più copiose, delle più varie che si possano immaginare (I, p. 143-231; II, 533-541). Purtroppo delle numerosissime opere che hanno esposto o hanno confutato le dottrine gnostiche, e sopratutto delle prime, moltissime sono andate smarrite.

E se ne capisce il perchè: lo gnosticismo, se ha compromesso al secondo secolo l'esistenza del cristianesimo, non è stato tanto per il numero de' suoi seguaci, quanto per la qualità di questi. Lo gnosticismo, fenomeno essenzialmente aristocratico, non è uscito dalle file delle classi elevate e colte, di cui tuttavia alcuni apologisti han creduto di dover compiere la conquista, per assicurare il trionfo evangelico.

Sicchè le opere gnostiche non sono state molto ricercate nel commercio librario, e se ne è perduta ben presto ogni traccia. Oggi però le ricerche, compiute specialmente in Egitto, han portato alla luce documenti, di cui conoscevamo solo il nome, tradotti dal greco originale in copto verso il quinto secolo.

Per amor di chiarezza, tratteremo successivamente: delle fonti gnostiche, delle fonti anti-gnostiche, delle memorie monumentali; lasciando di parlare dei numerosi scritti cristiani antichi, che tradiscono solo qualche lieve infiltrazione gnostica, e son superflui quindi per il nostro studio.

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