V LA REAZIONE MARCIONITICA

È stato un avere prestato eccessivo credito alle elencazioni dei primi polemisti cristiani contro quelle che dalla maggioranza ortodossa sono considerate come correnti ereticali, aver collocato Marcione nel novero dei maestri gnostici.

Giustino per primo e gli altri eresiologi del secondo e del terzo secolo dopo di lui hanno creduto di poter collocare Marcione nel gruppo dei rappresentanti della speculazione gnostica.

In realtà Marcione ha avuto un suo insegnamento personale che noi non possiamo in nessuna maniera confondere con l'insegnamento di un Basilide o Valentino.

Mentre nella tradizione gnostica predominanti sono i problemi cosmogonici e antropologici, Marcione non ha avuto preoccupazioni assillanti se non di natura etica e squisitamente religiosa.

Il problema del male, è vero, è al centro della gnosi come del marcionismo. Ma il problema del male è un problema generico che è alla base di ogni forte esperienza religiosa. Tertulliano ha visto molto bene questa comunanza nell'interesse portato al problema del male, al cuore stesso di tutta la speculazione religiosa del secondo secolo.

Ma lo stesso problema del male può essere formulato e agitato da punti di vista divergenti.

Marcione ha dato prova di voler prescindere da ogni istanza prettamente metafisica e filosofica, facendo del cristianesimo un'apparizione originalissima nel tempo e quindi nel corso empirico degli eventi storici.

Da questo punto di vista la comunanza nella posizione del medesimo problema del male fra lui e i maestri della gnosi, è una comunanza che può dar luogo ed ha dato luogo di fatto a identificazioni illusorie ed equivoche.

Marcione va collocato assolutamente a sé in una storia della vita cristiana del secondo secolo, come, molti secoli piú tardi, va collocato a sé San Francesco d'Assisi, che solo una illusoria e preconcetta visione dello sviluppo cristiano del secolo XIII potrebbe confondere con i movimenti catari e albigesi del Mezzogiorno della Francia.

Noi abbiamo oggi su Marcione un'opera classica ed è quella di Adolfo von Harnack: Marcion: Das Evangelium vom fremden Gott. «Eine Monographie zur Geschichte der Grundlegung der katholischen Kirche» (Zweite, verbesserte und vermehrte Auflage, Leipzig, Hinrichs, 1924). È probabilmente l'opera nella quale il von Harnack, attraverso una lunga serie di anni di assiduo lavoro, ha dato la migliore dimostrazione delle sue capacità critiche e della sua padronanza dell'antica letteratura cristiana.

L'opera è particolarmente preziosa per il tentativo che vi è fatto di ricostruire le Antitesi e il Testo evangelico e apostolico del maestro pontico.

Non tutte le tesi del von Harnack ci sono apparse accettabili. Sulla tesi, per esempio, di un testo neotestamentario latino di origine marcionitica, che Tertulliano avrebbe avuto sott'occhio nella sua grande opera polemica Adversus Marcionem, noi abbiamo creduto, fin da quando l'opera del von Harnack comparve, di formulare le nostre riserve (vedi il nostro volume Il cristianesimo nell'Africa romana, pag. 102, nota 1).

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