VI LO SVILUPPO DELL'APOLOGIA

Solo per comodità di trattazione conviene ad ogni storico del cristianesimo di conglobare insieme, sotto un'unica categoria, gli scrittori del secondo e del terzo secolo cristiano che hanno vigorosamente sostenuto la liceità sociale e politica e la consistenza dottrinale della rivelazione cristiana. In realtà, nel fascio di questi scrittori cosí metodologicamente messi insieme, corrono fra l'uno e l'altro le piú profonde divergenze e la piú vasta difformità di indirizzi.

Si passa da esaltatori del merito culturale della filosofia precristiana, considerata come prologo provvidenziale dell'insegnamento del Cristo, quali un Giustino e un Teofilo antiocheno, al deprezzamento piú brutale e piú violento della «filosofia» profana al confronto con l'esperienza cristiana, giudicata come l'unica vera «filosofia». Deprezzamento che noi troviamo ad esempio in Taziano e in Ermia

D'altro canto però si deve pure riconoscere che, nonostante queste sostanziali e riconoscibili differenze, nonostante la eterogeneità sostanziale dei singoli atteggiamenti, tutta questa letteratura apologetica ha assolto un comune còmpito di tutela pubblica e intellettuale del progrediente proselitismo cristiano.

L'importanza veramente cospicua di questa letteratura apologetica è tutta nello sforzo visibile che la coscienza cristiana compie per salire dallo stato di organizzazione cultuale in vista di una suprema e definitiva rivelazione di Dio, a stato di collettività cultuale che la propria fede e la propria speranza raccomanda ad una visione organica del mondo e dei suoi destini.

Le comunità credenti non sono piú raggruppamenti di esaltati che aspettano l'apparizione del Cristo trionfante, scendente sulle nubi per la instaurazione del suo Regno glorioso, ma, pur vivendo piú o meno nella condizione diremmo quasi estatica ed allucinata di chi spia negli eventi i segni premonitori della trasfigurazione del mondo, avvertono istintivamente il bisogno di trascrivere le proprie esperienze in termini di una sistematica concezione dell'universo e della storia.

Indicazioni minute della letteratura critico-storica esistente sugli apologisti cristiani del secondo e terzo secolo le si potranno trovare nella già citata Geschichte der Altkirchlichen Literatur, Zwelter Abschnitt: «Die kirchliche Literatur des 2. Jahrhunderts seit etwa 120», Erster Teil: – «Die apologetische Literatur» –, pagg. 171 e ss., del Bardenhewer.

Per una valutazione complessiva del pensiero teologico degli apologisti e del loro contributo alla formazione sistematica della teologia cristiana del secondo secolo, rimangono sempre fondamentali le pagine di Adolfo von Harnack, nel suo Lehrbuch der Dogmengeschichte, I B. pp. 455-507.

Per la teologia del principale fra gli apologisti, il filosofo Giustino, ci è sembrata degna di particolare segnalazione la monografia di Erwin R. Goedenough: The Theology of Justin Martyr (Jena, Frommann, 1923).

Per la consultazione delle opere degli apologisti utile e pratico prontuario è quello di Edgar J. Goodspeed: Index Apologeticus sive Clavis Justini Martyris Operum Aliorumque Apologetarum Pristinorum, (Leipzig, Hinrichs, 1912). Al medesimo Goodspeed dobbiamo la migliore edizione manuale dei piú antichi apologisti greci: Die ältesten Apologeten. (Goettingen, 1914).

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