X LA RIVOLUZIONE COSTANTINIANA

Il quarto secolo è un secolo di importanza capitale nello sviluppo del cristianesimo storico, principalmente a causa della cosiddetta conversione dell'imperatore Costantino che, abbattendo il regime tetrarchico inaugurato da Diocleziano e ricostituendo la unità imperiale e d'altro canto drizzando l'asse della politica romana verso il cristianesimo come nuova religione di Stato, ha impresso a tutta l'andatura della tradizione cristiana un nuovo orientamento, sovraccarico di conseguenze in tutti i campi della spiritualità e della civiltà mediterranee.

Si comprende come il dramma cristiano all'indomani della battaglia ad Saxa Rubra abbia in maniera eccezionalissima affaticato e appassionato gli storici.

Si può dire che ogni generazione di studiosi porta alla indagine su questo campo elementi nuovi e idee originali.

Proprio mentre noi veniamo redigendo questa bibliografia, le ricerche di H. Grégoire hanno in qualche modo rivoluzionato o diciamo meglio hanno tentato di rivoluzionare le indagini critiche sull'argomento.

In una serie dei suoi saggi di cui la sintesi avrebbe dovuto essere affidata ad un volume in inglese su Costantino da pubblicarsi per cura delle Università americane della California e della cui pubblicazione non ci è però giunta notizia, il Grégoire ha fatto caposaldo della sua interpretazione di Costantino la negazione della autenticità della Vita di Costantino stesso che porta il nome di Eusebio di Cesarea.

Secondo il Grégoire questa biografia, finora universalmente e concordemente ritenuta autentica, ritenuta anzi documento fondamentale per la conoscenza del primo imperatore cristiano, sarebbe un falso.

Veramente già molto prima del Grégoire si era discusso, se non sull'autenticità dell'opera eusebiana, sull'autenticità però dei copiosi documenti costantiniani che in questa Vita sono incorporati.

La controversia iniziata già, in termini rimasti famosi a proposito del cosiddetto editto di Milano di Costantino, da Otto Seek, al quale si deve una Geschichte des Untergangs der antiken Welt (Berlin, Siemenroth) rimasta fondamentale, e prolungatasi attraverso i saggi dei nostri Crivellucci, Mancini, Pasquali, ha preso per opera del Grégoire una nuova andatura.

Il Grégoire afferma recisamente che nulla sarebbe piú imprudente che utilizzare per la genuina storia di Costantino la Vita che porta abusivamente il nome di Eusebio.

Non essendoci stato possibile consultare l'annunciato volume inglese, non sapendo anzi se esso sia stato poi pubblicato secondo l'annuncio della «University Press» di Berkeley, noi possiamo indicare come saggio riassuntivo delle ricerche del Grégoire il suo articolo apparso in «Byzantion» («Revue Internationale des Études Byzantines»), nell'annata 1938, fasc. II, col titolo: Eusèbe n'est pas l'auteur de la «Vita Constantini» dans sa forme actuelle et Constantin ne s'est pas «converti» en 312.

Facendosi forte di alcuni contrasti che si possono benissimo riconoscere fra la Storia ecclesiastica e la Vita di Costantino, dando un risalto palesemente esagerato a incongruenze di natura cronologica segnalabili nella Vita, il Grégoire fa di questa Vita un falso da attribuirsi all'epoca teodosiana. Anzi, giunge piú in là e fa della Vita Constantini un parallelo cristiano della pagana Historia Augusta, spingendosi fino a suggerire come suo probabile autore il nome del vescovo ariano di Cesarea, Euzoio, erede della biblioteca eusebiana.

Noi non possiamo qui dilungarci in una discussione della arrischiatissima tesi del Grégoire. Dobbiamo soltanto dichiarare che le sue argomentazioni non sono riuscite a persuaderci e che pertanto noi abbiamo continuato a fare uso della Vita eusebiana, come del resto hanno continuato a fare altri studiosi dell'epoca, riconoscendo nelle argomentazioni del Grégoire una palese e intransigente unilateralità che, sopravvalutando incongruenze cronologiche e materiali, dimentica tutta la documentazione extra-eusebiana che noi possediamo sulla politica dell'imperatore Costantino.

Noi continuiamo pertanto a raffigurarci la storia dell'incipiente quarto secolo in una maniera che non si discosta radicalmente dalla tradizione, da quella tradizione storica che dopo aver trovato una cosí brillante e lucida esposizione nell'opera classica di Albert de Broglie: L'Église et l'Empire Romain in sei volumi (Paris, Didier, 1856), conserva ancora validi i suoi tratti essenziali nelle opere recenti dedicate a Costantino dal Piganiol, e negli studi monografici del Seston, del Palanque, dello Staehelin.

Di capitale importanza è sempre per la conoscenza dell'epoca costantiniana l'opera di J. Maurice, Numismatique constantinienne (Paris, Leroux).

Fra le opere piú recenti dedicate all'imperatore Costantino e alla sua opera politico-religiosa, meritano particolare segnalazione le due seguenti:

E. Schwartz, Kaiser Konstantin und die christliche Kirche (Leipzig, Teubner, 1936); e K. Hönn, Konstantin der Grosse, Leben einer Zeitenwende (Leipzig, Hinrichs, 1940).

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