Costituitosi, nel momento di sciamare lungo le coste del Mediterraneo, di su l'esperienza e la predicazione combinate del Cristo e di San Paolo, il cristianesimo recava in se stesso fin dalle origini un contrasto che doveva in pari tempo costituirne il fermento e la leva. Gesù aveva annunciato l'imminente Regno di Dio e aveva dato come consegna per esservi ammessi il comando pratico di un integrale rovesciamento di valori. La nuova fede era stata paragonata ad un lievito. E lievito implica per definizione i concetti di minoranza e di limitatezza. San Paolo invece aveva bandito ai quattro angoli dell'orizzonte la universalità della salvezza e la conclusione di un ecumenico ciclo di proselitismo come condizioni indispensabili per l'avvento del Regno. La Chiesa nelle visuali di Cristo e di Paolo non aveva altra ragione di essere che quella di costituirsi antefatto dell'età messianica e pegno della reintegrazione universale nella manifestazione della nuova Terra e dei nuovi Cieli di Dio.
Si capisce come la crisi latente che il cristianesimo si portava nel proprio grembo a causa degli stessi principi contrastanti che ne reggevano in un equilibrio instabile l'intima struttura, dovesse scoppiare e dovesse rifrangersi in una serie di crisi speciali, quando la trasformazione politica e morale introdotta da Costantino nell'Impero romano pose la società cristiana di fronte ad alternative e ad opzioni di decisiva importanza. Per questo il quarto secolo è forse uno dei secoli piú drammatici nella storia del cristianesimo.
In questo momento comincia effettivamente la storia della dogmatica ecclesiastica. Le vicende movimentate di questa storia non possono essere convenientemente valutate se non si tiene conto del rapporto inscindibile che lega il substrato carismatico della Chiesa alle formulazioni della fede storica. Lalex orandi è il fondamento della lex credendi. Il primo dogma che abbia appassionato la comunità postcostantiniana è il dogma trinitario. Le polemiche suscitate dalla «eresia» di Ario hanno ritrovato nell'indagine critica moderna una documentazione convenientemente vagliata.
Abbiamo visto nel testo come le dottrine trinitarie vengono formulandosi durante il terzo secolo in una maniera sensibilissimamente diversa a Roma, a Cartagine e ad Alessandria. A Cartagine per opera di Tertulliano, a Roma per opera di Ippolito, la teologia trinitaria ha tutto un contenuto storico-filosofico ed escatologico. La molteplicità delle ipostasi nell'unica sostanza divina è richiesta dalla necessità di presupporre ad ogni successiva economia divina una diversa garanzia trascendente e una appropriata guida soprannaturale. D'altro canto l'infrangibile collegamento fra il mondo umano storico e il mondo divino esige che un'unica sostanza divina presieda allo spiegamento progressivo delle varie fasi provvidenziali della storia.
Ad Alessandria invece l'eredità platonica porta la speculazione di Origene a vedere nel dogma trinitario soprattutto una spiegazione delle origini e della natura dell'universo. Il dogma trinitario pertanto ne assume un carattere cosmogonico. E poiché con la conversione di Costantino e con il trasporto della capitale a Bisanzio Alessandria diviene il punctum dolens della Romània, si comprende come le controversie teologiche alessandrine, che risentono dell'insegnamento della scuola catechetica locale di cui Origene era stato il piú alto rappresentante, divengano il motivo assillante e dominante di tutta la vita ecclesiastica mediterranea.
Per questo gli scritti di Atanasio, il rappresentante indefesso e tenace della ortodossia nicena, hanno un'importanza capitale per la conoscenza di quest'opera decisiva della dogmatica cristiana.
Per incarico della Commissione per i Padri della Chiesa della Accademia Prussiana delle Scienze aveva cominciato nel 1935 una edizione completa delle opere di Atanasio, Hans Georg Opitz, caduto combattendo sul fronte orientale. L'edizione avrebbe dovuto comprendere tre volumi; il primo avrebbe dovuto dare gli scritti dogmatici ed ascetici; il secondo le apologie; il terzo i documenti relativi alla lotta circa l'arianesimo. Di tutta la collezione sono comparsi, fino al 1941, 9 fascicoli con parti del secondo e del terzo volume (Urkunden zur Geschichte des Arianischen Streites; die Apologien): Athanasius Werke, herausgegeben in Auftrage der Kirchenväter – Kommission der preussischen Akademie der Wissenschaften. Berlin und Leipzig, Walter de Gruyter e Co., 1935-1941.
Sul periodo preparatorio del Concilio di Nicea hanno portato nuova luce le indagini di Edoardo Schwartz, Zur Geschtchte des Athanasius nelle «Nachrichten von der königlichen Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen. Philosophisch-historische Klasse», 1904, 1905, 1908, 1911. Vedi anche Hans Georg Opitz, Die Zeitfolge des arianischen Streites... bis zum Jahr 328, nella «Zeitschrift für die Neutestamentliche Wissenschaft» 33, 1934, 131 e ss.
Sullo scisma donatista noi ci limitiamo a rimandare ai due volumi, il IV e il V, della grande Histoire littéraire de l'Afrique chrétienne depuis les origines jusqu'à l'invasion arabe di Paul Monceaux. Il volume IV è precisamente consacrato alle origini del donatismo e il V a Sant'Optato di Milevi e ai primi scrittori donatisti, (Paris, Leroux, 1918-20).
Sul tentativo di restaurazione pagana compiuto da Giuliano detto l'Apostata rimandiamo a due opere entrambe eccellenti, quella di Johannes Geffcken, Julian («Das Erbe der Alten» Dieterich, Leipzig, 1914); e quella di Joseph Bidez, La vie de l'empereur Julien, Paris, 1930.