Il trasporto della capitale ad Oriente, con la trasformazione di Bisanzio in Costantinopoli, è evento di cui non si potrebbe esagerare la importanza nella trasformazione della civiltà romano-mediterranea.
Il cristianesimo di Stato, operando ad Occidente e ad Oriente, cominciò a spiegare da quel momento un'azione che non si potrebbe dire conforme alla tradizione dei primi secoli. La vecchia Roma, orbata del suo primato politico, assumeva la propagazione e la conservazione dei valori cristiani come còmpito predominante, che non poteva non esercitare le sue ripercussioni in tutti i tessuti della vita giuridica e politica dell'Occidente. Trapiantando in pieno su territori dove il cristianesimo aveva rappresentato fino allora una forza di corrosione e di insurrezione antiromana, la sua giurisdizione imperiale, l'Oriente bizantino venne dal canto suo gradatamente realizzando il suo programma di fare dell'organizzazione ecclesiastica uno strumento di disciplina politica collettiva. Di qui il dissenso profondo e secolare fra Bisanzio e Roma. Non si potrebbe dire che questo dissidio non abbia pesato sinistramente sulla valutazione storica dell'Impero bizantino. Oggi le vecchie denigrazioni sono sorpassate da una valutazione piú oggettiva e piú misurata di quello che è stato l'apporto dell'Impero d'Oriente alla conservazione delle tradizioni romane nel Mediterraneo orientale. Da quasi un secolo a questa parte le copiosissime ricerche della storia di Bisanzio son venute gradatamente prendendo l'andatura di una vera e propria riabilitazione.
Esiste una letteratura critica abbondantissima sulla letteratura, sull'arte, sulla storia politica ed economica dell'Impero d'Oriente. Ci limitiamo qui, secondo il nostro intento, a segnalare le opere di piú proficua ed appropriata consultazione.
Innanzitutto segnaliamo l'opera classica sulla letteratura bizantina di K. Krumbacher, Geschichte der byzantinischen Literatur von Justinian bis zum Ende des Ostromischen Reiches (547-1453) nel «Handbuch der klassischen Altertumswissenschaft» fondato da Iwan von Müller (München, C. H. Beck'sche Verlagsbuchhandlung, 1920).
Opera classica parimenti sulla storia dell'Impero bizantino è quella del Vasiliev, Histoire de l'Empire byzantin, nella traduzione francese dal russo curata da V. Brodin (Paris, 1932).
Chi ha contribuito di piú fra noi alla divulgazione della storia bizantina nella sua rivalutazione è Charles Diehl di cui segnaliamo i seguenti volumi: Études sur l'administration byzantine dans l'Exarchat de Ravenne (Parigi, 1889); Byzance: grandeur et décadence (Parigi, 1919); Histoire de l'Empire byzantin (Parigi, 1920); Figures byzantines (Parigi, 1920-1921).
Vivace rievocazione sommaria quella di Nicola Turchi, La Civiltà bizantina (Torino, Bocca, 1915).