Come in tutte le altre parti della nostra esposizione storica, cosí anche nel capitolo consacrato alle polemiche teologali del IV secolo, concernenti in particolare il dogma trinitario e il dogma cristologico, noi ci siamo preoccupati soprattutto di individuare e di porre allo scoperto i nessi profondi e sempre presenti fra le controversie religiose e i fattori etnico-sociali operanti nella civiltà cristiana che si viene costituendo nel mondo mediterraneo dopo la conversione di Costantino. Noi abbiamo cosí veduto come la controversia che da trinitaria s'avvia a diventare cristologica risponda al bisogno profondo della tradizione cristiana di mantenere la sfera delle sue credenze in una atmosfera di inviolabile e misterica sacralità.
Tale controversia traversa varie fasi. Nella prima fase, quella dominata dal Concilio di Nicea, il centro delle lotte e degli interessi è Alessandria. Lo si capisce. Alessandria, ultima arrivata si può dire nel quadro dell'unità mediterranea romana dopo Azio, che perciò aveva ricevuto dall'Impero i maggiori benefici, non poteva non insorgere contro un dislocamento di forze politiche e sociali nella compagine statale dell'Impero, come quello apportato dal trasferimento della capitale a Bisanzio. Nella seconda fase, fase caratterizzata dal prevalere degli elementi siriaci ed anatolici nel governo di Costanzo e nella campagna con cui l'Oriente bizantino cerca di assoggettare a sé il recalcitrante Occidente, i centri delle lotte teologiche noi li troviamo precisamente fra la Siria e l'Asia minore.
Sulla scena delle polemiche ecclesiastiche, ad Atanasio, a Marcello di Ancira, ad Eusebio di Nicomedia subentrano scrittori anatolici e anche occidentali. Un gruppo di teologi soprattutto viene ad occupare una posizione di prim'ordine, il gruppo dei cappadoci: Basilio il Grande, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa. Sono essi che in particolare introducono nell'uso teologico dei termini canonizzati ormai di Ousia, di Ipostasi, di Prosopon e di Persona, una chiarezza, mancando la quale l'omoousios niceno aveva cosí insidiosamente aperto il varco al monadismo sabelliano.
La letteratura critica sulle polemiche teologiche nella seconda metà del IV secolo e su quelle cristologiche del V fino al Concilio di Calcedonia nel 451 è vastissima. Chi desideri opere sintetiche capaci di dare una informazione sufficiente sull'apporto dei singoli teologi alla chiarificazione della dogmatica ecclesiastica potrà consultare, per San Basilio, l'opera di J. Schäfer, Basilius des Grossen Beziehungen zum Abendlande, «Ein Beitrag zur Geschichte des IV Jahrhunderts nach Ch.» (Münster i. W., 1909). Per Gregorio di Nazianzo sempre meritevole di consultazione è l'opera di C. Ullmann, Gregorius von Nazianz, der Theologe. «Ein Beitrag zur Kirchen – und Dogmengeschichte des 4. Jahrhunderts», (Gotha, 1867). Su Gregorio di Nissa un eccellente orientamento filosofico-teologico lo dà Franz Diekamp, Die Gotteslehre des heiligen Gregor von Nyssa, (Münster, 1896).
Una figura ecclesiastica dell'Oriente bizantino del IV secolo cadente cui noi non abbiamo potuto dare il risalto che avrebbe meritato, data la nostra preoccupazione di seguire la linea di sviluppo ideale della Cristianità nella civiltà del mondo mediterraneo, è la figura di Giovanni Crisostomo, provatissimo patriarca costantinopolitano agli albori del V secolo. La sua multiforme attività liturgica, parenetica, teologica ne fanno una delle piú grandi figure del mondo ecclesiastico dell'epoca su cui domina la figura di Teodosio. Durante il suo governo ecclesiastico si può vedere benissimo come alle lotte teologiche sottostanno le rivalità giurisdizionali delle grandi sedi metropolitane cui il trasferimento della capitale imperiale a Bisanzio ha tolto un centro di raccolta sovrano come Roma.
Ottime monografie su Giovanni Crisostomo sono quelle di Aimé Puech, Saint Jean Chrysostome (Parigi, 1900); E. Martin, Saint Jean Chrysostome, ses oeuvres et son siècle (Montpellier, 1860).
Una preziosa silloge di studi crisostomiani fu pubblicata a Roma nel 1908, nell'occasione del XV centenario della morte del patriarca, sotto il titolo di Chrysostomica.