SCENA V.

Dalla destra CARLO inosservato. Detti.

Mart. ― Sentite, il signor Faustini ha fatto offrire dieci soldi di più per giornata a me, Cencio, Gennaro ed Ambrogio, e sta attorno al capo-fabbrica per guadagnarselo anche lui. Or bene, se per questi altri dieci soldi, che fanno la bellezza di quattro lirette, vi decidete a sposarmi, io, con gran dispiacere.... per lui... pianto qui su due piedi il cavaliere!

[118] Carlo.― Bravo!

Carl. ― (Tonfa!)

Mart. ― (Ahi! Ahi!) detto con gran dispiacere.

Carlo. ― Già, per me. (a Carlotta) Che fai tu qui?

Carl. ― Io cercava... della limatura per far pulito il rame...

Carlo. ― Va in casa subito. (Carlotta esce dalla destra. ― Suono di campana)

Mart. ― (Pagherei dieci soldi per trovarmi lontano un miglio).

Carlo. ― Martino, Faustini tenta adunque di prendermi tutti i migliori operai, e voi altri che sapete in quali impegni mi trovo, mi piantereste senza dirmi un'acca!

Mart. ― (Ne pagherei venti per trovarmi in cantina).

Carlo. ― Questo prova che avete forse una ragione di farmi del male...

Mart. ― No, per Diesana!

Carlo. ― E allora?

Mart. ― E allora, si capisce... l'amore! Ecco la ragionaccia! Ma la ringrazio d'avermi avvisato, e stia sicuro che finchè non abbia terminato i suoi impegni, non mi muovo, neanche se Carlotta, non so se mi spiego, diventasse più bella della Madonna della Guardia!

Carlo. ― Basta, Martino... Lo sapevo io: uno per uno di voi se ne fa quello che si vuole. Vi ringrazio e saprò ricompensarvi.

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