SCENA VI.

BATTISTINO dal fondo. Detti.

Gold. — Giusto te. Vieni qui subito a stendere una dichiarazione al cittadino Flins des Oliviers come quella che si è fatta al Diderot; io la firmerò. (a Chénier, mentre Battistino, deposto mazza e cappello sulle seggiole in fondo, si mette al tavolino) Il mio segretario, un buon comico, Battistino Stuck.

Chén. (sottovoce). — E tu, quando i comici sono sospetti e i tedeschi passano il Reno, te lo pigli in casa?

Gold. (forte). — Ma egli non è tedesco; il mio Stuck è fiorentino... Non è vero?

Batt. — Fiorentinissimo; Stuck, Stucco, molto Stucco, tutto Stucco, e, invece del Reno, passerei volentieri le Alpi.

Chén. — Fiorentino? Ma certo di padre tedesco.

Batt. — Al contrario. Mio padre è fiorentino ed io sono nato in tedescheria... ma per un semplice effetto del caso...... ci passava mio padre!

Chén. (ridendo). — E vostra madre?

Batt. — Oh! mia madre, non lo nego, quando sono nato io, era presente. (alzandosi) Ecco la dichiarazione tale e quale si è fatta a Monsù Diderot. (legge): «Il sottoscritto Carlo Goldoni dichiara che non c'è parola nella Commedia «La Giovane albergatrice» del cittadino Flins che sia sua».

Chén. — Scusate: Claudio Carbon Flins des Oliviers, se vi piace.

Batt. — Moltissimo. Io adoro i nomi lunghi... (si dimenticano più presto!) — Ecco fatto, signor avvocato.

Gold. — Ed ecco firmato, cittadino amico.

Chén. (osservando la dichiarazione). — Dichiara che non c'è una parola nella commedia di Flins che sia sua... (guarda [225] Battista che finge di essere distratto) — A chi si riferisce quel sua?

Batt. — A Goldoni. Goldoni dichiara che nel lavoro di Flins non c'è una parola che sia sua, dunque di Goldoni.

Chén. (sorridendo come chi subodora una malizia). — Ma non c'è pericolo che quel sua si riferisca invece a Flins?

Batt. — E allora, invece di sua, metteremo di lui.

Chén. — Dichiara che nella commedia di Flins non c'è parola che sia di lui... (guarda Stuck).

Batt. — Se non è lupo, è can bigio.

Chén. — E allora bisogna dire che voi altri non avete un'idea chiara della proprietà.

Batt. — Domando scusa; per chi ruba si ha: plagiario, ladro, furfante, malandrino, predone, pirata e truffatore. Ma, tornando al sua, ho bell'e capito quel che bisognerebbe: che questo benedetto sua si potesse declinare col nome cui si riferisce, come nel latino, e allora, per evitare ogni confusione, metterei l'avvocato al nominativo e Flins al genitivo od al dativo.

Chén. — Ma bravo: conosce il latino come te!

Batt. (inchinandosi). — E per questo siamo entrambi all'ablativo.

Gold. — Vedi? Lui ha una risposta a tutto!

Chén. (sottovoce). — Ma un cosifatto segretario ti costerà chissà quanto...

Gold. — Adesso te lo faccio vedere..... Titino, qua una stretta di mano!

Batt. — Troppo onore, mio illustre maestro! (gli bacia la mano).

Chén. (c. s.). — Non gli dài altro?

Gold. — Nulla.

Chén. — Sono ben lieto che questo incidente m'abbia fatto conoscere un amico così devoto. (Battistino è andato a prendergli il cappello e la mazza) Cittadino, mi fate l'onore di una stretta di mano?

Batt. — Voi mi confondete...

Chén. (gli stringe la destra). — Se tutti i cuori fossero come il vostro, il mio Goldoni vedrebbe assai più presto il frutto della nostra rivoluzione! Addio, e a rivederci presto. (esce dal fondo)

[226] Gold. — Ma se tutti avessero il cuore e la testa di voi due, non farebbe bisogno di fare nessuna rivoluzione! — Ebbene, dimmi, dimmi, che cosa hai fatto dei denari del libraio?

Batt. — Il libraio ha chiuso bottega. (gli restituisce il libro)

Gold. — O povero me! Neanche un fiore avrò da offrire a mia moglie! Mi stringe il cuore! Dopo tanti anni, è questo il primo che non posso fare nulla! Se almeno Nicoletta non si ricordasse che giorno è oggi! E la giornata era cominciata così bene..... Dammi il mio dizionarietto veneziano, ho bisogno di distrarmi... Vado nella mia camera... (guardando nel quaderno manoscritto che gli ha dato Battistino, e che stava sopra uno stipo in fondo) Destrigà, de sbrisson, descoconà... Se sapevo, avrei superato la vergogna... descogionà... Avrei domandato qualche cosa a Chénier... descomodà... Con un pretesto... descondon... (s'avvia alla sua camera) Così non avrei questa disdetta... desdita.... O povera Nicoletta! dopo tanti anni... neanche un fiore! (esce dalla destra)

Batt. — Per questa volta ho detto una bugia a te ed a tua moglie; ma verrà presto pur troppo il tempo di vendere libri e tabacchiere! Ma vien gente... Oh! ecco quella tromba di Balletti!

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