SCENA V.

ANTONIO dal fondo con mazza e cappello. Detti.

Gold. — E allora, caro Balletti, bisogna che ti contenti di un lettuccio fatto sulle seggiole.

Ant. — Caro zio, è impossibile: non c'è altre materassa che quelle necessarie ai nostri letti. Buon giorno a tutti.

[257] Gold. — Senti, caro Tonino, per pochi giorni...

Ant. — Anche Paolo Bernardi l'avevi ospitato per un giorno e poi è rimasto a tuo carico per mesi e mesi!

Gold. — Spero non mi vorrai rimproverare una buona azione!

Ant. — Voglio risparmiarti il dolore di doverlo licenziare domattina.

Gold. — Domattina? Non potrei invitarlo a desinare con me?

Ant. — La vita è troppo cara!

Gold. — Ed è quando la vita è troppo cara che io devo respingere un infelice?

Ant. — Quando non se n'ha più per sè!

Gold. — Ah!

Ant. — Perdonami se ti do questo dolore... ma per risparmiartelo non sarebbe bastato che io mi fossi privato d'ogni cosa per darla a lui, sull'onor mio! (esce dalla destra)

Nicol. — Povero Antonio!

Gold. — Povero Balletti! Povero Goldoni!

Ball. (commosso). — No, Carlo, non ti crucciare... Benchè vecchio... e idiota... so come farla finita e subito! Sì, vado al Palazzo Reale... al convegno di tutti i disordini, per gridarvi con quanta voce ho in petto che sono stati sei Re di Francia che hanno protetto i comici italiani...

Gli altri (con preghiera). — Balletti!

Ball. (seguitando). — È stato un Re di Francia che ha protetto il primo poeta comico dell'Italia... Viva dunque il Re di Francia!

Gli altri (affollandoglisi attorno). — Per carità!

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