CAPITOLO II.

Carlo si rende tributario il Regno di Tunisi; e per la cessione di Maria figliuola del Principe d'Antiochia diviene Re di Gerusalemme.

Luigi Re di Francia, fratello di Carlo, essendo passato nella fine dell'anno 1270 in Affrica contra Infedeli, e tenendo assediato Tunisi, oppresso il suo esercito da peste, stava in pericolo d'esser rotto da' Mori e d'esser fatto prigioniero co' suoi figliuoli, ch'erano con lui. Carlo, avuta tal nuova, fu costretto dal debito del sangue e dall'obbligo, che avea a quel buon Re, che l'avea aiutato ad acquistare due Regni, di ponersi sopra l'armata, che avea apparecchiata per passare in Grecia, ed andar subito a Tunisi; dove trovò l'esercito franzese cotanto estenuato, che parve miracolo di Dio, che i Mori non l'avessero assaltato e dissipato; e trovò il Re che all'estremo di sua vita, stava nel punto di render l'anima a Dio, come la rese. Quanto fosse il suo arrivo caro a' figliuoli del Re ed a tutto l'esercito, non è da dimandare, perchè a quel tempo medesimo venne un numero infinito d'Arabi, con disegno non tanto di soccorrere il Re di Tunisi, quanto di saccheggiare le ricchezze del Re di Francia, e del Re di Navarra e di tanti altri Principi, ch'erano seco venuti a quella impresa, ma poichè videro l'esercito Cristiano accresciuto d'un tal soccorso, se ne tornarono a' loro paesi; ed il Re di Tunisi, ch'aspettava d'ora in ora, che gli Arabi in quel modo lo liberassero dall'assedio, uscito da tal speranza, mandò Ambasciadori al Re Carlo per la pace: Carlo temendo, che la peste non s'incrudelisse ancora co' suoi, come avea consumato l'esercito di Re Luigi; e vedendo ancora Filippo suo nipote, nuovo Re di Francia, desideroso d'andare a coronarsi, entrò con gli Ambasciadori del Re di Tunisi nella pratica della pace, la quale fra brevi dì si conchiuse con questi patti: che si pagasse al nuovo Re di Francia una gran quantità d'oro per la spesa, ch'avea fatta nel passaggio: che si liberassero tutti i prigioni Cristiani, ch'erano nel Regno di Tunisi: che potessero i Cristiani liberamente praticare con mercatanzie in Affrica: che si potessero ivi edificare Chiese e Monasterj e predicarsi il sacro Evangelio di Cristo senza impedimento: e che 'l Re di Tunisi e suoi successori restassero tributari al Re Carlo ed a' discendenti di lui, di ventimila doble d'oro. Tributo che da' Re di Tunisi altrevolte s'era pagato a' Re di Sicilia, come al Re Ruggiero e Guglielmo normanni. Tutini da' regj archivi trascrive una carta, ove sta notato quanto importasse l'anno questo tributo, il di cui tenore è tale: Tributum Tunesi debitum Regi Siciliae, anno quolibet est Bisantinorum triginta quatuor millia, tercentum triginta tribus, quorum Bisantinorum quodlibet valet tarenos auri duos, et dimidium; et sic reductis ipsis Bisantiis ad tarenum aureum, sunt tarenum, triginta tria millia, triginta tribus, quibus tarenis reductis in uncias auri, sunt unciae duo millia, octuaginta, triginta tribus. Collecta igitur Bisantinorum dictorum summa per tribus annis, pro quibus tributum ipsum debetur dicto Regi, ascendit ad Bisantinorum centum millia. Summa dictorum tarenorum, pro eisdem tribus annis, unciarum octo millia trecenta tribus unum .

I. Carlo per la cessione di Maria figliuola del Principe d'Antiochia diviene Re di Gerusalemme.

Venuto l'anno 1275 Papa Gregorio senza aver fatto nulla di quanto avea designato, venne a morte, ed in suo luogo fu eletto Pietro di Tarantasia Borgognone Frate Predicatore, che fu chiamato Innocenzio V. Carlo udita l'elezione d'un Papa franzese riassunse con molta alterigia la dignità sua Senatoria, ed avendo in suo luogo sustituito Giacomo Cantelmo, che altre volte ivi era stato suo Vicario, governava Roma a sua voglia, ottenendo per se e per gli amici quello che volea; ma tosto le sue speranze si dispersero, poichè avendo Innocenzio appena pochi mesi retto il Pontificato, finì i giorni suoi. Ed i Cardinali ingelositi della potenza di Carlo, tosto elessero un Papa Italiano, che fu Ottobono del Fiesco genovese nipote d'Innocenzio IV, che Adriano V nomossi. Costui, in quel poco tempo che visse da poi, mostrò gran volontà d'abbassare la potenza di Carlo, che teneva oppressa Italia e Roma, ed avea perciò chiamato l'Imperador Rodolfo. Ma l'esser tosto Adriano mancato, e rifatto Pietro Cardinal Spagnuolo per suo successore, che Giovanni XXII, secondo il Platina, e secondo altri XXI fu nomato, la potenza di Carlo non mancò punto; poichè Giovanni ancor che di santi costumi, ora affatto inabile al governo di tanta macchina; e Carlo, come Senator di Roma governava ed amministrava ogni cosa appartenente al Papato. Per la qual cosa durante il suo Pontificato, e sei mesi dopo la morte di Giovanni che vacò la Sede Appostolica, insino all'elezione di Papa Niccolò III era riputato maggiore, ed il più temuto Re di que' tempi: poichè oltre i due Regni, e le Signorie di Provenza e d'Angiò che possedeva in Francia, avea tributario il Regno di Tunisi; e Tutini aggiunge, che s'era impadronito anche dell'isola di Corfù; e come tributari avea ancora i Fiorentini, ed a divozione tutte le città Guelfe d'Italia. Disponeva ancora del giovane Re di Francia suo nipote; ma quello, che più lo rendea formidabile, era la quantità di gente di guerra ch'egli nudriva in varie, e diverse parti sotto la disciplina d'espertissimi Capitani. Era ancor potente per forze marittime, le quali erano poco meno di quelle di terra, tenendo nei nostri porti varie armate di mare, numerose di vascelli, sotto il comando d'Errico di Mari genovese suo Grand'Ammiraglio; ed al di lui imperio ubbidiva l'uno e l'altro mare superiore ed inferiore; onde a questi tempi non potevano certamente i Vinegiani vantarsi del dominio del Mare Adriatico, poichè Carlo era più potente in mare ch'essi non erano; alle di cui forze marittime fidandosi, avea egli intrapreso di scacciar l'Imperador Paleologo dalla Sede di Costantinopoli, e fare altre imprese in Oriente.

Per quello Maria figliuola del Principe d'Antiochia, cui Ugo suo zio Re di Cipri le contrastava il titolo e le ragioni del Regno di Gerusalemme, venne in Roma e ricorse al Papa ed al Re Carlo, perchè volessero aiutarla; ma poichè vide il Papa poco disposto, fu indotta finalmente da Carlo a ceder a lui queste sue ragioni: onde innanzi al Collegio de' Cardinali assegnò e rinunziò al medesimo tutte le ragioni, che avea nel Regno di Gerusalemme, ed il Principato d'Antiochia, con tutte le solennità, che si richiedevano a cosa di tanta importanza: onde Papa Giovanni che favoriva il Re, avendo per vere le ragioni di Maria, in quest'anno 1277 coronò Carlo Re di Gerusalemme, e da questo tempo cominciarono gli anni del suo Regno di Gerusalemme.

Carlo avuta tal cessione mandò subito Ruggiero Sanseverino a pigliare il possesso di tutte le terre che Maria possedeva, e ad apparecchiare di ricovrar l'altre: ed in un medesimo tempo ordinò un apparato grandissimo di guerra di infinite galee ed altri legni, con numerose genti, per l'impresa non meno di Costantinopoli che di Gerusalemme.

Le ragioni di Maria sopra il Reame di Gerusalemme venivano a lei per la sua madre Melisina quarto genita, che fu di Isabella sorella di Balduino IV Re di Gerusalemme. Lasciò Isabella, dal suo primo marito Corrado di Monferrato, come nel XVI libro fu narrato, quattro femmine: la primogenita Maria fu madre di Jole seconda moglie dell'Imperador Federico, al quale il titolo e le ragioni di Gerusalemme furono date in dote: perciò Federico, Corrado suo figliuolo e Corradino si valsero del titolo di Re di Gerusalemme. Per la morte di Corradino ultimo del sangue Svevo senza successori, essendo estinte queste ragioni in quella linea, pretendeva Maria come figliuola di Melisina che s'appartenessero a lei.

La secondogenita d'Isabella fu Alisia. Costei si casò con Ugo Re di Cipro. Pretese questi per le ragioni di sua moglie, estinta la linea della primogenita nella persona di Corradino, di poter egli intitolarsi Re di Gerusalemme, siccome fece; ma per parte di Maria d'Antiochia, si diceva che anche queste ragioni d'Alisia fossero estinte, poichè il Re Almerico di Cipro, altro marito della Regina Isabella, al qual successe il Re Ugo suo figliuolo, procreato con la sua prima moglie e marito dell'Alisia, le avea cedute a Giovanni di Brenna marito di Maria primogenita, siccome scrive il P. Lusignano nella Cronaca de' Re di Cipri.

La terzogenita d'Isabella fu Sibilla. Costei maritata con Livone Re d'Armenia morì senz'eredi; onde restavano solamente le ragioni di Melisina quartogenita madre di Maria, che fece la cessione a Carlo.

Ma questa cessione avea delle gravi difficoltà; poichè veramente non potea dirsi, che le ragioni della secondogenita Alisia fossero estinte per la cessione fatta da Almerico a Giovanni di Brenna; poichè quella cessione non potea pregiudicare a' suoi successori, i quali vengono a succedere in quelle per altra cagione, cioè per le ragioni d'Alisia, alla quale, come figliuola di Isabella, non già d'Almerico s'appartenevano, nè questi cedè altro, che quelle ragioni, che allora le appartenevano, come marito d'Isabella, non già le future, che per altra cagione poteano spettare ad Alisia e suoi descendenti; per la qual cosa saviamente avvertì il P. Lusignano, che questa cessione di Maria fatta a Carlo fu di quelle ragioni, ch'ella non avea, ma che spettavano ad Alisia sua zia moglie del Re Ugo. Ed in effetto, quando Federico II Imperadore fu scomunicato e tornò in Puglia, lasciando la Soria, la vedova Regina di Cipri andò in Soria, ricorrendo agli Ospitalieri e Templari, perchè la mettessero nel possesso del Regno di Gerusalemme, stante che Federico era tornato in Puglia, ed era stato scomunicato: di che gli Ospitalieri e Templari non vollero far nulla, rispondendoli, che volevano aspettar un anno a vedere, se anderebbe in Soria Corrado figliuolo di Federico e di Violante sua moglie, figliuola della sorella maggiore da parte di madre di questa Regina di Cipri: il qual Corrado era più propinquo alla Corona e successione del Regno, siccome narra il Bossio. Quindi avvenne, che Carlo avvertito da poi della poca sussistenza di queste ragioni di Maria, si convenne con Errico II di tal nome Re di Cipri, che, come scrive P. Lusignano, gliele contrastava. E sebbene Errico rinovasse da poi la contenzione col Re Carlo II d'Angiò per le ragioni dell'ava; nulladimanco così il suddetto Carlo, come tutti gli altri Re Angioini suoi successori, continuarono ad intitolarsi sempre Re di Gerusalemme, come si vede da' loro diplomi e privilegi. Ed il Re Roberto colla Regina Sancia sua moglie, essendo ne' loro tempi dal Soldano angustiati più che mai i Cristiani, che ministravano al Santo Sepolcro, convenne col Soldano, che non si dasse impedimento alcuno a' Cristiani, che ivi erano, con promettergli perciò grosso tributo, somministrando ancora a quelli tutto il bisognevole, perchè non mancassero d'assistere a quel santo luogo. Parimente la Regina Sancia a sue spese fece edificare nel Monte Sion un convento a' Frati Minori di S. Francesco, e n'ottenne anche Bolla da Papa Clemente VI rapportata dal Wadingo; il qual Autore narra ancora, che la Regina Giovanna I ottenne anche dal Soldano permissione di poter costruire un altro convento a' Frati suddetti di S. Francesco nella Valle di Giosafat somministrando ella le spese, e quanto bisognava per mantenimento di detti Frati. Donde alcuni fondano il patronato, che tengono i Re di Napoli nel S. Sepolcro, ed in detti luoghi serviti da' Frati Minori di S. Francesco, soccorsi e fondati con tante spese da' loro predecessori, avvalorato anche dalla Bolla di Papa Clemente.

Ma altri ponderando, che il fonte, onde deriva il titolo di Re di Gerusalemme a' Re di Napoli, sia alquanto torbido, volendosi tirare da questa cessione di Maria, per ischermirsi ancora più validamente dalle pretensioni de' Re d'Inghilterra, de' Marchesi di Monferrato (donde tirano le loro ragioni i presenti Duchi di Savoja) e della Signoria di Vinegia, i quali per la successione de' Re di Cipro tutti pretendono questo titolo; scrissero, che a' Re austriaci giustamente s'appartenga per le ragioni di Maria primogenita di Isabella sorella di Balduino IV Re di Gerusalemme, le quali non s'estinsero nella persona di Corradino; poichè gli Scrittori oltramontani ed Italiani tutti concordano, che quando fu mozzo il capo a quell'infelice Principe, investì egli col guanto, e coll'anello di tutti i suoi Regni e ragioni il Re Pietro d'Aragona, al quale s'apparteneva la successione di tutti i Regni e Stati di Corradino, com'erede della famiglia di Svevia a cagione di Costanza figliuola del Re Manfredi; ed al Re Pietro essendo per legittima successione succeduto il Re Federico d'Aragona, ed a costui, i Re austriaci di Spagna suoi successori, meritamente questi se ne sono intitolati Re con maggior giustizia e ragione, che tutti gli altri Competitori.

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