Conquiste di Roberto sopra il Principato di Salerno ed Amalfi.
Roberto dopo aver domata la Sicilia entrò tosto in pensiero d'unire sotto la sua dominazione l'altre province, che rimanevano in queste nostre parti; e per un'opportuna occasione che diremo, gli venne fatto di conquistare il Principato di Salerno sopra Gisulfo suo cognato.
Gli Amalfitani, che, come si disse, caduti sotto la dominazione del Principe di Salerno Guaimaro, aveano sperimentato pur troppo aspro il di lui governo, per sottrarsi dal giogo invasero la città, e presso il lido del mare insieme con gli altri congiurati crudelmente l'uccisero; ma repressi da Guido suo fratello, dopo il quinto giorno sedati i tumulti, riebbe la città, ed a Gisulfo suo nipote figliuolo di Guaimaro fu restituita. Ma con tutto ciò Gisulfo assai più aspramente che il padre trattava gli Amalfitani, i quali pensarono di ricorrere al Duca Roberto perchè interponendosi con suo cognato, impetrasse da lui qualche umanità e clemenza per loro. Il Duca mosso da questi ricorsi, inviò Ambasciadori a Gisulfo pregandolo di rilasciare tanto rigore, con cui trattava gli Amalfitani: ma il Principe riguardando questa preghiera qual importuna rimostranza, ricevette di mal garbo coloro, che glie la vennero a fare; e cercando occasione di querela, pretese, che la Costa dopo Salerno infino al Porto del Fico appartenesse a lui; dichiarossi ancora di voler far rientrare nel suo dominio Areco e Santa Eufemia, di cui il Duca erasi impadronito. Roberto alla prima proccurò di guadagnare suo cognato per le vie delle dolcezze, ed accomodar amichevolmente le cose; ma Gisulfo rifiutò ogni trattato, fidato forse al soccorso che sperava da Riccardo Principe di Capua, il qual era entrato a parte ne' suoi interessi, essendo allora in discordia con Roberto Guiscardo. Costui per non aver da combattere con due nemici, trattò secretamente d'aggiustarsi con Riccardo, siccome, fattegli offerte assai vantaggiose, l'indusse a prendere il suo partito contra del Principe di Salerno. Egli ancora firmò un trattato particolare con gli Amalfitani, e gli prese sotto la sua protezione, ed avendo messa la guarnigione dentro la loro città, si dispose a venire, seguito dalle sue truppe, e da quelle del Principe di Capua, a mettere l'assedio alla città di Salerno.
Tutti coloro, che prendevano parte negl'interessi di Gisulfo, l'avvertivano a prevenir la tempesta; e Gregorio VII che l'amava come suo figliuolo, e l'Abate Cassinense Desiderio ch'era suo grand'amico, lo consigliavano ad aver pace con Roberto; ma egli ostinato nè meno volle dar loro risposta. Nè perciò desistette Desiderio, ma sapendo che Roberto avea già assediato Salerno impegnò il Principe Riccardo a venire con esso lui a disporre Gisulfo; ma nè meno poterono conseguire cos'alcuna, anzi non cessava di pubblicare con alterigia mal fondata, che non prezzava punto l'amicizia del Duca, alla quale per sempre rinunziava.
Roberto sdegnato, non guardò più alle maniere dolci, ma strinse l'assedio, e serrò quella città sì da presso che nel fine di cinque mesi, fu ridotta ad una estrema carestia. Quelli che la comandavano veggendo, che non poteva più mantenersi, pensarono alla loro sicurezza. Uno de' principali ch'erano dentro la Piazza era Bacelardo figliuolo d'Umfredo, il quale dopo aver inutilmente aspettato gli ajuti dell'Imperadore di Costantinopoli tornossene in Puglia, e cercava per ogni parte di vendicarsi di suo zio; e per questo motivo egli era entrato in Salerno, affine di soccorrere Gisulfo, ma temendo di sperimentare il rigore del Guiscardo, s'egli cadeva nelle sue mani, fuggissene la notte; ed andò a ricovrarsi in una Piazza vicina, chiamata Sanseverino, che gli aprì le porte. Il Duca scrisse al Conte Ruggiero, che venisse al più presto da Sicilia ad assediar Sanseverino, fin tanto ch'egli fosse venuto a fine della spedizione di Salerno. Ma non si tardò molto ad espugnarlo, poichè le mura della città cominciarono ad aprirsi per tutte le parti, e gli abitanti stessi vennero ad invitar Roberto ad entrare per la più larga breccia, affine di prevenire ancora le disgrazie d'una Piazza presa per assalto. Gisulfo intanto non si rese per questo, ma si difese nella Cittadella; ma assalito più ferocemente dal Guiscardo, alla perfine fu obbligato di mostrare altrettanta sommissione, quanta fierezza avea prima mostrata: egli si rese alla clemenza del vincitore, e dimandogli per ogni grazia quella della sua libertà; fugli conceduta, essendosi prima ritirato in Monte Cassino, da poi si ricovrò sotto la protezione di Papa Gregorio VII, il quale nella Campagna romana gli assegnò alcune terre, ove potesse abitare, non lasciando intanto egli di appellarsi Principe di Salerno, Duca di Puglia e di Calabria, come suo padre Guaimaro, non già di Sicilia, come per isbaglio si legge nello Stemma de' Principi di Salerno del Pellegrino.
Il Duca fece di bel nuovo fortificare Salerno, ma senza dimorarvi molto tempo, marciò tosto contro Bacelardo per togliergli il tempo di fortificarsi in Sanseverino. Egli vi giunse poco dopo suo fratello Ruggiero, che già aveva attaccata la Piazza; onde cintala più strettamente, fu forza rendersi a patti, ciocchè fece che Bacelardo insieme col suo fratello Ermanno pensassero di nuovo di ritirarsi in Costantinopoli: dove questi infelici Principi menarono il resto della lor vita in grande miseria, nella quale dopo molti anni morirono.
Ecco come in quest'anno 1075 secondo l'Anonimo Cassinese, Fr. Tolomeo di Lucca, e Camillo Pellegrino, il Principato di Salerno s'unì al Ducato di Puglia, di Calabria e di Sicilia, in poter de' Normanni, sotto il famoso Duca Roberto, il quale tenendo anche Amalfi, già minacciava l'altre parti, che restavano, di farle passare ancora sotto il suo dominio. Ed ecco come in Salerno s'estinsero i Principi longobardi; ma non però restò in tutto estinta questa Nazione; rimasero ancora, non altramente che nel Principato di Capua, molte famiglie dell'istesso sangue ne' Contadi vicini. Rimasero Guaimaro Conte di Capaccio; Pandolfo Conte di Corneto; Giordano Signor del castello di Corneto del Cilento nipote del Principe Guaimaro; Astolfo figliuolo del Conte Gisulfo; Romualdo figliuolo di Pietro Conte di Atenolfo; Castelmanno figliuolo d'Adelferio Conte; Berengario figliuolo d'Alfano Conte; Giovanni e Landulfo figliuoli d'Ademaro Conte, che fu detto il Rosso; Giovanni figliuolo di Guaimaro Conte; Glorioso figliuolo di Pandolfo Conte; i quali erano ancor viventi negli anni 1110 e 1114. E Sicelgaita figliuola di Glorioso vedova di Marino Cacapece di Napoli ancor vivea nell'anno 1155. Così ancora da' Conti Guaiferio ed Alberto di questo sangue, narra Pellegrino, esser derivata in Salerno la nobile famiglia di Porta, la di cui posterità con ordine certo insino all'anno 1335 si ritrova nell'antiche carte: siccome di molti altri Conti salernitani per sette e otto generazioni insino a quel tempo esservi ne' vetusti monumenti riscontro, attesta questo medesimo Autore. E se oggi per ordine certo sarà quasi che impossibile trovar la serie de' medesimi, non è però, che fosse in questo Principato estinto affatto il sangue longobardo, e forse anche al presente starà nascosto sotto ruvidi panni di gente rusticana e selvaggia. Documento, niente essere la nobiltà del sangue, quando lo splendore e le ricchezze da lei si dipartono.