Il Principato beneventano passa interamente sotto la dominazione de' Normanni, e la città di Benevento alla Chiesa romana.
Il discacciamento del Principe Gisulfo da Salerno e da Amalfi, diede a Gregorio VII molto da temere per l'ingrandimento, che in conseguenza vedeva ne' Principi normanni; ma sopra tutto desiderando di riporre Gisulfo, cui tanto amava, nella sede donde ne era stato discacciato, perchè in questa maniera potesse bilanciar le forze di questi Principi, aspettava opportunità di farlo. Fu ancora più volte istigato di metter su un altro partito contro Roberto, e di proteggere i suoi nepoti discacciati; ma non tardò guari che l'istesso Roberto insieme con Riccardo gli aprirono una ben larga strada alle contenzioni e brighe. Non erano questi Principi soddisfatti d'aver cacciato Gisulfo da Salerno, ma vedendo che questi avea sotto Gregorio trovato nella Campagna romana ricovero, pensarono inseguirlo fin dove era, e con tal occasione invadere la Campagna; laonde spinsero incontanente verso quella volta le loro truppe, ed occuparono parte della Marca d'Ancona. Ma da che in Roma ebbesi la novella, ch'egli e Riccardo s'avanzavano nelle terre della Chiesa, Gregorio che sopra tutti i Pontefici non era per sofferire un simil affronto, e che non aspettava altro che questo per dichiararsi loro inimico, ragunato in Roma un Concilio con pubblica cerimonia e solennità scomunicò questi due Principi, e' loro aderenti. Ma scorgendo ch'essi non molto curavansi di questi fulmini, adoperò nell'istesso tempo un mezzo più efficace: egli inviò contra di essi una buona armata, che fece loro tosto voltar cammino. Il Duca ed il Principe per non perder occasione di proccurarsi in altri luoghi altre conquiste, vennero nell'istesso tempo a portar l'assedio alla città di Benevento ed a Napoli. Il Duca strinse Benevento, ed il Principe Napoli.
La città di Benevento insino a questi tempi era stata governata da Landolfo VI. Questo Principe ancorchè avesse generati molti figliuoli, nulladimanco fu al Mondo padre infelice, poichè pianse la loro morte esso vivente. Pandolfo ch'egli avea al Principato associato, fu nell'anno 1074 ucciso da' Normanni presso Montesarchio: onde sopravvivendo a quest'unico figliuolo ch'eragli rimaso, tenne il Principato sino all'anno 1077, ma essendo già d'età grave e cadente, dopo aver regnato in Benevento 39 anni finì i giorni suoi in quest'anno 1077, nè lasciando di se altra prole, mancò in lui la successione de' Principi di Benevento. Ecco il periodo di questo Principato; e vedi intanto l'instabile condizione delle cose mondane. Questo Principato che sopra tutti gli altri stese i suoi confini, e che in tempo d'Arechi abbracciava quasi tutto ciò, che al presente è Regno di Napoli, ora s'estingue affatto, il quale infortunio non ebbero gli altri Principati di Capua e di Salerno; poichè sebbene in questi mancassero i Principi longobardi, non però s'estinsero i Principati, ma passati sotto i Normanni, si mantennero lungamente, e Ruggiero ancorchè riducesse queste province in forma di Regno, non perciò l'estinse, assumendo fra gli altri titoli anche quelli di Principe di Capua e di Salerno, e ne onorò anche i suoi figliuoli. Ma quello di Benevento mancò all'intutto; poichè ricaduta la città in potere del romano Pontefice, l'altre terre e città del Principato passarono sotto la dominazione de' Normanni, che all'altre province da essi conquistate l'aggiunsero: e quindi è che ne' loro titoli non abbiano nemmeno ritenuto quello di Principe di Benevento, come affatto estinto.
Per la morte adunque accaduta di Landolfo VI ultimo Principe di Benevento senza prole, mancando la successione di quel Principe; tosto Gregorio pretese doversi la città restituire alla Chiesa romana. All'incontro Roberto, che molte terre di quel Principato avea occupate, pretese ridurre anche Benevento sotto la sua dominazione, come avea fatto di quelle terre le quali riconoscevano per loro capo Benevento. Perciò dando il pensiero a Riccardo Principe di Capua dell'assedio di Napoli, egli a quello di Benevento fu tutto rivolto. Ma queste due città, quella di Benevento per l'opera e vigilanza di Gregorio, l'altra di Napoli per lo valore de' suoi cittadini, difendendosi valorosamente, portarono in lungo gli assedj.
Intanto ammalossi Riccardo, il quale avendosi proccurata la grazia di Gregorio, assoluto da costui delle censure, poco da poi ne morì. Giordano suo figliuolo, che gli successe, nudrendo diversi sentimenti da suo padre, levò tosto l'assedio da Napoli, e staccatosi dalla lega che suo padre avea fatta con Guiscardo, s'unì col Papa. Roberto ancora avendo lasciato alquante truppe all'assedio di Benevento, erasi ritirato in Calabria; onde Giordano per l'assenza sua, unitosi col Papa, portò tanto innanzi la cosa, che ricevuta da' Beneventani grossa somma di denaro, fece togliere immantenente l'assedio da quella città, mandando a terra tutti gli ordegni e macchine, che il Duca Roberto avea apparecchiate per ridurre quella città nelle sue mani.
Tanto bastò, che Roberto fortemente sdegnato dei portamenti di Giordano, tornasse tosto dalla Calabria in Puglia, ove ridotte Ascoli, Monte Vico ed Ariano, andò contro il Principe sopra il fiume Sarno per presentargli battaglia; e sarebbero fra di loro venuti alle mani, se l'Abate Desiderio non si fosse frapposto per la pace, il quale seppe con tanta efficacia e destrezza placare l'animo sdegnato di Roberto, che lo piegò a farla, rimanendo questi Principi come prima nella stessa amicizia. Proccurò ancora Desiderio, che Roberto si rappacificasse con Papa Gregorio, e seppe così ben portarsi che andato in Roma proccurò che fosse dal Papa assoluto dalla scomunica, siccome ottenne, ed ebbe la gloria di por pace tra questi Principi nell'istesso tempo che le gare e discordie loro s'eran esacerbate in maniera, che si temeva non dovessero prorompere in più crudeli guerre.
Così i Normanni pacificati col Papa ottennero da lui l'assoluzione delle censure, ed all'incontro Roberto ridotte le terre di Monticulo, Carbonara, Pietrapalumbo, Monteverde, Genziano e Spinazzola, sotto il suo dominio, più non curò di rinovare l'assedio alla città di Benevento; ma lasciatala così libera a Gregorio come la pretendeva, dall'ora cominciò questa città a reggersi per la Chiesa romana, la quale introducendovi nuova politia, per Rettori, che per lo più erano Cardinali, si governò in appresso.
Ecco come la città di Benevento passò in dominio della Chiesa romana, prima che queste province fossero ridotte ed unite in forma di Regno; e per questa ragione nell'investiture, che diedero da poi i Papi del Regno di Napoli, si riserbavano la città di Benevento, come quella che non era ivi compresa, ma fuori di quello, ed alla Chiesa romana sottoposta; quindi è che i Beneventani siano reputati come forastieri, e non naturali del Regno.
E vedi intanto come queste nostre province ch'erano a tanti Principi sottoposte si uniscono pian piano insieme nella persona di Roberto, le quali finalmente sotto Ruggiero Conte di Sicilia s'unirono in forma di Reame. Ora niente restava a Roberto di conquistare che il picciolo Ducato di Napoli. Questo Ducato, ancorchè riconoscesse gl'Imperadori d'Oriente per Sovrani, scorgendosi dalle scritture anche di quest'ultimi tempi, che si ponevano i nomi di quegl'Imperadori, come si osserva in quella portata dal Summonte, la quale si legge fatta sotto il nome d'Alessio Comneno; nulladimanco mantenevasi in forma d'una picciola Repubblica retta da' suoi Duchi e Consoli, i quali per la declinazione de' Greci in queste parti, aveano quasi che scossa ogni dipendenza e subordinazione, che prima aveano cogl'Imperadori d'Oriente. Tutto il rimanente era passato già sotto la dominazione de' Normanni: sotto Roberto Guiscardo la Puglia, la Calabria, il Principato di Bari, di Salerno, Amalfi, Sorrento, e le terre del Ducato di Benevento. Sotto Riccardo il Principato di Capua, ed il Ducato di Gaeta; la qual città ancorchè avesse i suoi particolari Duchi, era però subordinata al Principe di Capua.