Litigi, ch'ebbe l'Imperador Errico IV con Papa Gelasio II. Investiture date da questo Pontefice a' nostri Principi normanni; e scisma fra Calisto II e Gregorio VIII.
Intanto dopo la morte di Pascale, il Clero ed il Popolo romano elessero per suo successore Giovanni Gaetano Monaco Cassinense, che Gelasio II chiamossi. Tosto che l'Imperador Errico seppe l'elezione calò in Italia, mandando intanto suoi Legati a Gelasio, con ambasciata, che se egli era disposto ad accordargli ciò che Pascale aveagli prima conceduto intorno alle investiture, egli era per riconoscerlo per Pontefice, in altro caso, avrebbe posto un altro Papa nella Chiesa. Ma repugnando Gelasio, e vedendo che l'Imperadore s'approssimava con potente armata a Roma, uscì da questa città, ed accompagnato da molti Vescovi e Cardinali, dal Prefetto di Roma e da molti Nobili di quella, in Gaeta sua patria ricovrossi: quivi ordinato Prete, essendo ancor Diacono, fu da quei Vescovi e Cardinali che seco avea, e dagli Arcivescovi di Capua, di Benevento, di Salerno e di Napoli, in presenza di molti Principi ed Abati, consecrato Pontefice romano.
I nostri Principi normanni, e sopra gli altri Guglielmo Duca di Puglia, Roberto Principe di Capua, Riccardo dell'Aquila, e moltissimi altri Baroni di queste Province, accorsero tutti a Gaeta offerendogli ogni lor aiuto. Guglielmo, ed il Principe di Capua prestarono i giuramenti di fedeltà come ligi della Sede appostolica ch'erano, ricevendo essi la conferma dell'investiture in quella guisa che i loro predecessori aveanle ricevute dagli altri Pontefici. Ed è da notare che i Principi di Capua in questi tempi prestavan l'omagio al Papa, nell'istesso tempo, ch'erano ligi al Duca di Puglia.
Ma non è qui da tralasciare ancora, che Guglielmo non bastandogli aver avuta l'investitura da Pascale, la volle anche da Gelasio, dal quale non potè ottener altro, che una conferma ristretta sempre al Ducato di Puglia e di Calabria, guardandosi bene di stenderla al Principato di Salerno ed Amalfi, ed a tutti quegli altri Stati, ch'erano già passati sotto la dominazione de' Duchi di Puglia. Così leggiamo nella formola di questa investitura rapportata dall'Abate della Noce, che Gelasio la diede a Guglielmo: Quemadmodum Gregorius Papa tradidit illam Roberto Guiscardo Avo tuo; et sicut Urbanus Papa eam Rogerio Patri tuo prius, et postea tibi tradidit; sic et ego trado tibi eandem Terram cum honore Ducatus per illud idem donum, et consensum. Ma è da notare l'errore occorso in questa formola, e mancare in essa dopo la parola postea il nome di Pascalis; poichè Guglielmo non mai da Urbano ricevè investitura, come quegli che premorì a Ruggiero suo padre, e Guglielmo succedè al padre nel Ponteficato di Pascale, dal quale, e non da Urbano la ricevette, come rapporta Pietro Diacono.
Intanto s'esacerbarono le contese tra il Papa e l'Imperadore: questi tosto che seppe essersi Gelasio partito da Roma, fece elegger Maurizio Arcivescovo di Braga, che si fece chiamare Gregorio VIII. Dall'altra parte Gelasio venuto a Capua scomunicò l'Imperadore, l'Antipapa, e tutti i complici ed operò che Roberto Principe di Capua ragunasse le sue truppe per opporle ad Errico, affinchè introducesse lui in Roma. Roberto, unita una considerabile armata, prende il cammino verso il monastero Cassinense, per quindi passar in Roma insieme col Papa, come aveagli promesso; ma avendo inteso che l'Imperadore non era molto lontano con forze superiori, non volle partirsi da Cassino, ed avendo quivi ricevuti gli Ambasciadori d'Errico, che lo consigliavano a ritirarsi, egli abbandonando l'impresa a Capua tornossene. Quindi Gelasio, dopo varie vicende di fortuna, abbandonato dai Normanni, finalmente non potendo resistere a tante forze, pensò andarsene con alquanti Vescovi e Cardinali in Francia, e giunto nel monastero di Clugnì, stanco finalmente per tante cure moleste e per tanti incomodi sofferti in quel penoso viaggio, quivi infermatosi finì la sua vita il dì 29 di gennaio dell'anno 1119 dopo aver non più che un'anno e cinque giorni con tanti travagli, e patimenti tenuta quella sede.
Tosto i Cardinali, vedendosi privi d'un tanto Pontefice, e che mal potevano opporsi a Gregorio, se immantenente non provvedessero al successore, elessero in quel medesimo monastero Guido Cardinale Arcivescovo di Vienna nato di regal stirpe, come quegli ch'era figliuolo del Conte di Borgogna a' Re di Francia per sangue cotanto vicino, e Calisto II chiamossi, il quale subito portossi in Roma, ove dal Clero, dal Senato e Popolo romano con segni di molta stima fu ricevuto. Il falso Papa Gregorio lasciando Roma si fortificò a Sutrio, castello per sito ben forte, ove co' suoi ritirossi.
Intanto Calisto, per toglier dalle radici questo scisma, pensò non esservi altro rimedio, che il ricorrere agli aiuti de' nostri Principi normanni, venne perciò a Benevento, ove fu visitato dal Duca Guglielmo, da Roberto e da tutti i Baroni di quel contorno, i quali offerendogli le loro truppe, tutti stimarono doversi Sutrio stringere di stretto assedio. In fatti non passò molto che fu questo Castello strettamente assediato, tanto che finalmente bisognò rendersi: Maurizio venne nelle mani di Papa Calisto, il quale lo fece strettamente custodire in una forte Rocca come suo prigioniero. E qui finì questo scisma di travagliare di vantaggio la Chiesa romana, nella quale cominciò a godersi qualche pace.
Ma fu questa pace interrotta dalla morte accaduta in quest'anno 1120 di Roberto Principe di Capua, dal quale Calisto avea ricevuti sì importanti servigi. Non lasciò questo Principe, che un solo figliuolo chiamato Riccardo III, il quale al suo padre nel Principato successe. Ma questo Principe non più che pochi giorni tenne il Principato: poichè appena consecrato secondo il solito costume de' Principi di Capua normanni, che solevan ungersi col sacro olio per mano dell'Arcivescovo, finì tosto i giorni suoi in Capua; nè lasciando di se progenie alcuna, gli succedè Giordano II, suo zio, fratello di Roberto suo padre.
Resse Giordano il Principato di Capua senza disturbo ben sette anni, insino al 1127 nel qual anno morì. Sua moglie fu Gaitelgrima figliuola di Sergio Signor di Sorrento, la quale sin dall'anno 1111 erasi con lui sposata, e gli avea portato in dote Nocera con molti luoghi vicini sottoposti a quella città. Da questa sua moglie gli nacque Roberto II, che gli successe, e fu l'ultimo Principe di Capua della razza di Asclettino; poichè discacciato dal Principato da Ruggiero I, Re di Sicilia, ebbe la disgrazia di vedere dalla sua casa uscire questa grandezza, che i suoi maggiori per lo spazio di tanti anni s'avevano con tanta prudenza e valore mantenuta, come diremo nel Regno di Ruggiero.
Intanto Papa Calisto, sedate alquanto le discordie, attese a comporre in quella miglior forma, che potè lo stato della sua sede; e sopra tutto proccurò di conservar col Duca di Puglia Guglielmo quell'istessa corrispondenza ed amicizia che v'avea tenuto il suo predecessore. Nè Guglielmo mostrò sentimenti diversi, poichè volle da lui, siccome avean fatto i suoi predecessori con Gelasio e Pascale, ricevere l'investitura del Ducato di Puglia e di Calabria, facendosi uomo ligio della Sede Appostolica, e ricevendo con lo stendardo l'investitura; ed arrivato Calisto in Troja, egli lo ricevette in quella città con ogni segno di stima e di riverenza; siccome fece nell'anno 1121 in Salerno, ove venuto, trovandosi ivi ancora il Conte di Sicilia Ruggiero, fu da questi Principi accolto con molto rispetto ed ossequio.
Tenne da poi nell'anno 1123 un Concilio in Laterano per dar rimedio a molti disordini, che nella sua Chiesa erano nati per le gare avute con Errico. Proccurò aver pace col medesimo, e dopo avere con molta prudenza quietate le cose della Sede Appostolica, finalmente nell'anno seguente 1124 finì in Roma i suoi giorni, lasciando di se gran desiderio e molta afflizione; e si vide ben tosto quanto fosse riuscita grave alla Chiesa romana tal perdita, poichè appena morto, divisi i Cardinali in fazioni elessero due Papi, alcuni Lamberto Vescovo d'Ostia, che Onorio II chiamossi, gli altri Teobaldo Cardinale di S. Anastasia, che Celestino II fu appellato. Ma questo scisma, che si temeva non dovesse lungamente perturbar la Chiesa, fu con istupore di tutti ben tosto represso; poichè cedendo il partito di Celestino, come più debole, a quello d'Onorio, i di lui partegiani s'unirono con costui, onde sedati i disordini, Onorio fu da tutti avuto e venerato per vero Pontefice.