Lotario Duca di Sassonia succede nell'Imperio di Occidente per la morte d'Errico; ed unione di tutte queste nostre province nella persona di Ruggiero Gran Conte di Sicilia, per la morte di Guglielmo Duca di Puglia.
Le discordie, che nell'anno 1125 accaddero in Germania per la morie di Errico IV, turbarono in gran parte lo stato delle cose d'Italia: per non aver lasciato questo Principe di se prole maschile, sursero tra i Principi della Germania grandi dissensioni per eleggere il successore: due sopra tutti gli altri aspiravano all'Imperio, e con maggior contenzione di animo; Corrado nipote d'Errico, e Lotario Duca di Sassonia. I Principi dell'Imperio ragunati per togliere i disordini, che ne potevan nascere, furono risoluti di compromettere quest'elezione nell'arbitrio dell'Arcivescovo di Magonza, dichiarando che colui, il quale egli avesse stimato degno dell'Imperio romano, senza dubbio avrebbero tutti eletto. L'Arcivescovo che portava odio implacabile non pur ad Errico, ma a tutti della sua razza; senza molto deliberare ne escluse tosto Corrado, e proponendo Lotario come Capitano in guerra esercitatissimo, pio e prudente, lo prepose a tutti, giudicandolo il più degno ed idoneo, che all'imperiale seggio potesse innalzarsi: fu approvata l'elezione, e Lotario per Imperadore salutato. In cotal guisa per l'industria e destrezza di questo Prelato passò l'Imperio da' Tedeschi, che per tanti anni l'aveano tenuto, a' Sassoni nella persona di Lotario, che alcuni III, altri con più verità chiamarono II.
Corrado impaziente della repulsa, nè potendo soffrire, che altri che egli fosse stato surrogato in luogo di suo zio, avendo tirati al suo partito alcuni Principi della Germania, si fece da questi coronare per Re di Germania. Così cominciarono le discordie tra questi Principi, le quali a lungo andare cagionarono molti disordini e confusioni nell'Imperio; ma Lotario come eletto dalla maggior parte, e ciò che più importava, confermato da' Pontefici romani, fu riconosciuto per Imperadore per tutto Occidente.
Ma ecco che mentre Onorio reggeva la Sede Appostolica, e Lotario l'Imperio, mentre per la morte accaduta di Giordano, reggeva Capua Roberto suo figliuolo, e mentre Sergio ultimo Duca governava il Ducato di Napoli, accadde in Salerno in quest'anno 1127 la morte di Guglielmo Duca di Puglia, il quale dopo la morte di Ruggiero suo padre, avea retto queste province per lo spazio di sedici anni.
La morte di questo Principe cagionò alla fine, che interamente tutte queste nostre province s'unissero in una persona in forma di Regno, e che s'introducesse per conseguenza nuova politia, e più stabile e perfetta forma di governo. Poichè non avendo questo Principe lasciato di se figliuoli, s'estinse in lui e nel suo ramo la progenie di Roberto Guiscardo. Non vi era altri, che avesse potuto succedere a' suoi Stati, che il Conte di Sicilia Ruggiero suo zio cugino, come quegli, che era figliuolo ed erede di Ruggiero, fratello del Guiscardo. Nè poteva ricercarsi allora altro Principe di forze più potente, di consanguinità cotanto stretto, espertissimo delle armi, accorto e prudente, quanto il Gran Conte di Sicilia, il quale portandogli la fortuna un retaggio sì grande, ne abbracciò avidamente l'occasione. In fatti, perchè non fosse impedito da altri, non tardò Ruggiero un momento a prendere il possesso di una tanta eredità. Egli tosto imbarcatosi in Messina sopra una armata venne improvvisamente in Salerno, ove secondo il costume e la solita cerimonia si fece dall'Arcivescovo di Capua consecrar Principe di Salerno. Passò immantenente a Reggio, ove Duca di Puglia e di Calabria fu salutato; e scorrendo per queste province, fu da tutte le città ricevuto ed acclamato per loro Sovrano.
Il Pontefice Onorio subito ch'intese, che Ruggiero con tanta celerità, senza sua saputa e senza richiederne da lui investitura, erasi impossessato, oltre della Puglia e della Calabria, del Principato di Salerno, di Amalfi e di tutti questi Stati, se n'offese grandemente; e temendo che uniti colla Sicilia tanti dominj, la soverchia potenza di Ruggiero finalmente non terminasse in depressione della Chiesa di Roma, cominciò ad alienarsi da lui, ed a pensar modo di trattenere il corso di tanta felicità. Quindi i suoi successori, come si vedrà più innanzi, scorgendo che Ruggiero, ciò che i suoi predecessori Duchi di Puglia non poterono conseguire, avea gloriosamente unita nel suo capo la Corona di Puglia e di Sicilia, ebbero sempre per sospetta la sua potenza, e mutando stile, cominciarono ad essergli avversi, ed a frapporre mille impedimenti al suo ingrandimento. Ma questo Principe col suo valore e prudenza ruppe gli ostacoli, e condusse felicemente a fine i suoi disegni; poichè ancorchè i Principi di Capua fossero ligi a' Duchi di Puglia, amministrandosi però quel Principato con piena libertà e potere da Roberto II, Ruggiero dopo esserne stato investito da Anacleto, nell'anno 1135 ne discacciò Roberto, che fu l'ultimo Principe, ed a se appropriò sì gran Principato. Il Ducato napoletano ch'era l'ultimo rimaso a passar sotto la sua dominazione, e che per tanti secoli s'era mantenuto in libertà contro gli sforzi de' Longobardi e de' Normanni, finalmente nell'anno 1139 lo ridusse egli sotto il suo dominio. Tanto che niente restava in queste nostre province, che a Ruggiero non fosse sottoposto. Ed in cotal maniera, avendo unito nella sua persona tutte queste province, vedutosi in tanta sublimità, sdegnando i titoli di Conte e di Duca, volle prendere il titolo di Re; e poichè avea costituito per capo del Regno di Sicilia Palermo, ivi trasferì la sua regia sede. Ed avendo sotto la sua dominazione tutto il Ducato di Puglia e di Calabria (anche quelle terre ch'erano state lasciate al Principe Boemondo) tutto il Principato di Salerno e di Capua, il Ducato d'Amalfi, l'altro di Napoli e di Gaeta, ed il Principato di Bari, volle perciò ne' pubblici atti intitolarsi: Rex Siciliae, Ducatus Apuliae, et Principatus Capuae. Il qual titolo fu da' suoi successori lungamente serbato: sotto il nome di Re di Puglia, ovvero di Re d'Italia tutte queste nostre province comprendendo.
Ma le famose gesta di Ruggiero I, Re di Puglia e di Sicilia, com'egli colla sua prudenza e valore superasse i molti ostacoli, che i romani Pontefici, e Lotario Imperadore frapposero a questa sua grandezza, come con nuove leggi ed istituti stabilisse meglio questo Reame, e più perfetta forma gli desse, saranno ben ampio soggetto del libro seguente; ricercando intanto l'istituto di quest'opera, prima d'incominciarlo, che in breve diasi un saggio della forma e disposizione nella quale trovò Ruggiero queste nostre province quando ereditolle, non solo per ciò che concerne il numero de' suoi Baroni e la politia ecclesiastica, ma sopra tutto delle leggi e delle lettere che in questa età in quelle fiorivano.