Chi spendeva?

Il consigliere di Barcellona signor Emiliano Eglesias attesta che qualche società, per tener vivo il fuoco della sommossa, spendeva più denari di quanto ne potesse disporre. La cosa è confermata da un testimonio di maggiore importanza per la speciale condizione in cui si trova. È il signor Baldonevo Bonet, coinvolto nella causa che sta per aprirsi contro coloro che appiccarono il fuoco al convento delle Concentine. A carico di questo signor Bonet pare risultino gravi cose, finora non ancora bene determinate, perchè il giudice istruttore procede nelle sue indagini, i risultati delle quali sono tuttora sconosciuti. Il Bonet nella sua istruttoria, pressato dalle domande abilissime di chi l’inquisiva, finì per confessare che l’origine di quanto è avvenuto deve ricercarsi nell’azione della «Solidarietà operaia»: ora siccome questa associazione difettava di mezzi finanziari, Ferrer non tardò a procurarglieli: questa, d’altra parte, è l’opinione generale. La deposizione fu confermata più tardi dello stesso testimone. Egli non sa spiegarsi in altro modo l’azione efficace che ebbe la «Solidarietà operaia» negli avvenimenti che funestarono Barcellona.

Tale opinione contro la «Solidarietà operaia» e contro Ferrer che ne era, com’è noto, il direttore, è mantenuta nella deposizione prestata dal primo tenente della guardia civile, signor Modesto Lara, e nella dichiarazione fatta da un primo tenente di artiglieria in ritiro, signor Alfredo Gargia Margallon. Costui, riferendo il suo incontro e la conversazione avuta col giornalista Pierre, redattore del Progreso, narrò che quest’ultimo, gli disse la rivolta essere stata preparata e condotta dalla «Solidarietà operaia» sotto la direzione di Ferrer, che aveva avocato a sè tutto. Se ciò non bastasse a dimostrare la colpevolezza di Ferrer e la sua partecipazione diretta, si aggiungerebbe la deposizione di Giovanni Puic Ventura, detto Llarch, il quale in due distinti interrogatori affermò essere sua convinzione che Ferrer fu l’autore di tutto.

Il signor Domenico Casas Llibre, alcade, che conversò con Ferrer, afferma nelle sue deposizioni di essersi formato l’opinione che Francisco Ferrer Guardia fu l’elemento direttivo di tutte le violenze commesse. Dello stesso avviso è anche il signor Giuseppe Alvarez Espinosa, supplente del segretario dalla Giunta di Premia, che conversò anch’egli con Ferrer: e quest’ultimo disse esplicitamente che Ferrer fu il vero istigatore e ispiratore dei fatti di luglio.

«Così – dice l’avvocato fiscale – sono quindici testimoni, i quali indicano Ferrer come direttore degli avvenimenti. Gli uni includono nell’accusa le relazioni di lui colla «Solidarietà operaia» e la partecipazione di questa nei fatti per affinità di idee; qualcuno parla degli aiuti finanziari; altri indicano lo stesso imputato con eguale carattere, prendendo come base gli eventi di Premia e gli atti di violenza ivi commessi, che non si erano verificati prima dell’arrivo di Ferrer nella località e del suo colloquio coll’alcade, signor Casas, col tenente alcade signor Mustares e col segretario supplente della Giunta signor Alvarez Espinosa; atti di violenza che precisamente cominciarono dopo la sua partenza. Secondo il signor Giacomo Camos Alsina già citato, cominciarono un’ora dopo che Ferrer erasi allontanato».

Ma c’è ancora una prova più valida. Dice il signor fiscale del tribunale supremo che i fatti di Barcellona e della regione cominciarono con una protesta, che sembrava pacifica, contro la guerra e l’imbarcarsi delle truppe: per altro conviene ricordare i fatti. Nella mattina del 29 luglio è certo che si iniziò una protesta più accentuata e va notato che questa protesta non fu mai spontanea, nè per parte della popolazione in generale, nè per parte della massa operaia in particolare. Se ne ha una chiara prova nel fatto che gli operai non abbandonarono il lavoro sino a che non furono obbligati a sospenderlo per il contegno dei rivoluzionari che irrompevano nelle botteghe e nelle fabbriche; anche il personale delle tramvie, che in altra occasione favorì gli scioperi, non abbandonò il servizio un solo istante finchè gli fu possibile: difese con vero coraggio e qualche volta con pericolo personale le vetture che i facinorosi volevano fermare: infine, sopraffatti, dovettero ritirarsi, tanto più che la forza era insufficiente a tener fronte ai rivoltosi.

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