E come questi testimoni segnalano in Premia il mutamento delle cose avvenuto per la presenza di Ferrer, così si può constatare uguale fenomeno seguendo Ferrer passo a passo. Nella sera del 29 luglio egli si allontanò dalla stazione ferroviaria essendosi sospesa la circolazione dei treni e si diresse in piazza Antonio Lopez. Sino al 29 dicevasi ch’egli si fosse rifugiato in case e in luoghi sconosciuti dove si dice essere stato nascosto sino al giorno del suo arresto.
L’agente di P. S. signor Angelo Fernandez Bermeyo, incaricato di seguire Ferrer, attesta nella sua deposizione che il lunedì 29 luglio, alle ore sei, Ferrer trovavasi in piazza Antonio Lopez; quando il plotone dei soldati di cavalleria sciolse gli aggruppamenti, Ferrer se ne andò con un gruppo di rivoltosi, che si spinse fino alla porta della Pace e si fermò di fronte ad Atarazanas: ivi Ferrer si mise a concionare in mezzo a un gruppo, indi continuò ad avanzare verso la Rambla, dove, durante le cariche eseguite dalla forza, l’agente perdette di vista Ferrer: lo scorse però, poco dopo, nella stessa Rambla. Ferrer si diresse all’Hôtel Internacional, il cui proprietario depose ch’egli dopo aver cenato, disse che non sapeva se sarebbe andato a dormire.
Il teste Francesco Domenech, barbiere di Masnou, si associa alla deposizione precedente; egli aggiunge di avere incontrato Ferrer alle 9,30, la sera stessa del 29 luglio in un caffè situato sotto l’Hôtel Internacional. Ferrer invitò il deponente, che accettò: di lì entrambi andarono alla redazione del Progreso per vedere – come disse Ferrer – che cosa combinavano i compagni. Quindi si recarono al caffè Aribau dove incontrarono Calderan, Ponte, Tubau, e il signor Litran colla sua signora. Ferrer parlò con quest’ultimo, senza che il teste potesse intendere di che cosa trattassero.
Il teste Domenech attesta che Ferrer, uscendo dalla redazione del Progreso, disse che non aveva trovato chi cercava; aggiunse che nè Iglesias, nè altri avevano voluto firmare un documento, che doveva rimettere al Governo; documento con cui si chiedeva la revoca dell’imbarco per Melilla «altrimenti sarebbe scoppiata la rivoluzione e i firmatari si sarebbero messi alla testa della popolazione». Iglesias disse a Ferrer di riprendere il lavoro: gli chiese su quali forze contasse per quello che si proponeva: entrambi pensarono poi di restituirsi alle loro case. Ma in via Principessa vennero fermati da due individui, uno dei quali chiamato Moreno, a cui Ferrer disse che al Progreso trovarono i rappresentanti della «Solidarietà» che cercavano di intendersi coi radicali, i quali sinora si erano rifiutati di tener mano a Ferrer. Questi incaricò Moreno di andare a vedere se si accordavano: Moreno gli rispose che essi già si erano compromessi, e soggiunse: «Ce n’è abbastanza perchè facciamo con loro quello che si fa in Russia coi traditori».